giovedì 31 marzo 2005

PERFETTO

 

La luce morbida del tramonto autunnale sfiora la pelle delle poltrone nel salottino.
Oggi ho un solo appuntamento. “Probabile mastoplastica riduttiva” ha segnato sull’agenda uno dei miei collaboratori. Il cognome della paziente mi sembra noto, ma non voglio fare previsioni.
Non incontro mai i pazienti alle visite preliminari, non presto attenzione a tutte le loro storie sui perché, non mi sento per nulla coinvolto dai loro turbamenti emotivi.
Non mi interessa.
Io eseguo soltanto l’intervento. Perfetto.
Entro nella saletta di preparazione all’anestesia, indosso il camice ed effettuo una accurata detersione delle mani.
I diplomi incorniciati mi guardano rassicuranti dalle pareti.
Anni di fatica oscura, a spiare le mani dei mie maestri che si muovono come ragni su corpi da rimodellare, da ringiovanire, da trasformare.
Membro della società internazionale di chirurgia plastica, laurea honoris causa all’Universita di San Paolo, la foto con dedica di miss playboy giugno 2000, un lavoro veramente perfetto, mi complimento con me mentre risciacquo il sapone sterilizzante.
Loro sono lì, un po’ nervosi sulle loro seggiole. Le ho scelte appositamente più basse della mia, un piccolo trucco psicologico, mi dà ancora più carisma.
Uno sguardo fugace allo specchio, perfetto, tutto in ordine, rido interiormente pensando che sono come un buon vino, invecchiando  miglioro.
La riconosco. E riconosco anche il tremebondo batrace che le siede accanto.
Monica Pecorella, le più belle tette del liceo classico “ Pirandello”.
Spiacevole flashback a qualche decennio fa, quante volte mi sono chiuso in bagno concentrandomi sulle puntute turgidità di Monica.
Quante volte avrei voluto toccarla, sentire i suoi seni premere sul mio petto in biblioteca o in palestra.
Si dava a tutti. Meno che a me.
Scaccio il ricordo sgradevole e guardo lui.
Pistolazzi Cesarione, come ti sei ridotto, una merdaccia sei.
Avevi sempre il pallone di cuoio di quella marca tedesca che Babbo Natale non mi portava mai.
Discuto con loro, Monica mi guarda come se cercasse di ricordare qualcosa nei miei lineamenti, ma sarà difficile per lei, non sono più l’Arturo Pirlo della sezione g.
Il rospo si risveglia dal presumibile torpore etilico in cui galleggia il suo cervello semispento per chiedermi quanto costa l’intervento, suscitando un’occhiata fulminante di Monica.
Sorrido rilassato, cito i nomi di presumibili conoscenti (gli stessi che probabilmente l’hanno indirizzata a me) dico che rispettabili istituti di credito hanno stipulato convenzioni con il mio studio per proporre soluzioni di pagamento personalizzate.
Monica mi interrompe.
“professore paghiamo in contanti”.
Guardo dentro la sua bocca a cuore, immagino il velopendulo che vibra per modulare il tono delle parole.
“non parliamo di denaro adesso, signora. Vada a prepararsi. La opero subito”.
Sotto la luce della scialitica le mie mani veloci tagliano, scostano, inseriscono, cuciono, detergono, ridanno forma.
Penso alla relazione del prossimo congresso mondiale, ho già l’approvazione del comitato dei past president, la casistica è ampia, i risultati sono indiscutibili.
Mi allontano un po’ dal lettino operatorio, guardo di profilo il risultato.
Ho deciso, quest’anno, dopo il processo, mi ritiro nella mia baita in Slovacchia, a cacciare orsi e cervi.
Tette spettacolari svettano dal torace di Monica.



Tre tette stupende.



Perfetto.


1 commento:

setteparole ha detto...

Sadismo, vendetta, eccesso di desiderio troppo a lungo mortificato? Tutti e tre?