mercoledì 26 dicembre 2007

lo spirito (acido) del N.


C’era da mettere un cd dei kings of convenience, aspettare che partisse, e sentire la giusta atmosfera, quietamente domestica ed amichevole, chiudere gli occhi e fare finta che non ci fosse nessuno.

Pensare alle renne; cappottini di renna, bistecche di renna, corna di renna. Merda di renna.

E il vecchio bastardo con il pigiama rosso? Una multinazionale delle bibite gassate sostiene di averlo inventato lei, e brevettato. Ho capito perché ha la panza. Tutto l’anno a bere soft-drinks addizionati di anidride carbonica. E come vola la slitta? A reazione, ecco perche’ vola.

Come nell’alta finanza, mi sono stati consegnati dei futures da riscuotersi la prossima settimana.

Certo, capisco, non hai avuto tempo ma ci hai pensato, lo avresti fatto ma a quel negozio era finito, e non sapevi dove andare; ma è stato prenotato, la settimana prossima arriva, ti manderanno un’email e andrai a ritirarlo. O molto più probabilmente, siccome ho la moto e non ho problemi a parcheggiare, ci andrò io. Autoregalo postumo.

Un libro l’ho ricevuto, ma solo perché mi era stato espressamente chiesto cosa desiderassi in regalo. Certo, ha fatto bene, dopo la tragedia delle bretelle viola dell’anno scorso. Si è notato? Ho avuto una crisi isterica. Ho anche detto che quando vado a fare i regali io ci metto il cuore, oltre che il portafoglio, mentre tu non ci metti né l’uno né l’altro.

Era meglio se non lo dicevo. No, non era meglio.

Non me l’aspettavo, invece, di ricevere una cazzata riciclata, eppure è successo, e da un insospettabile. Ho persino qualche dubbio che esista il negozio indicato sull’etichetta della confezione. Domani vado, tanto ho la moto.

Vabene, è passato. Lo sento sempre meno. Sarà che sto invecchiando. O sarà la crisi mondiale delle aspettative.

venerdì 21 dicembre 2007

Niente nebbia in valpadana (ovvero che ci sto a fare in questo non luogo?)


Pioveva. A Palermo, pioveva che se avessi avuto un motoscafo, in aeroporto ci sarei arrivato prima.


Ero pure in ritardo, ieri. Non e’ che la partenza mi entusiasmasse, però se l’azienda ti chiama in sede, un motivo ci dev’essere. Sinceramente, il motivo lo conoscevo (e la conoscenza era causa del mio scarso entusiasmo).


In aeroporto niente da segnalare, anche per il fatto che sono arrivato proprio all’ultimo minuto, e non ho avuto tempo di studiare, come di solito faccio, la interessante fauna aeroportuale.


Mi sono sorpreso quando, alla coincidenza di Roma, non c’era alcuna nuvola in cielo, un tramonto invernale nelle tinte del rosa pallido, infondente un giusto grado di struggimento.


Sull’aereo che ci trasportava da Roma (ah, lo struggente tramonto romano) a Bologna, un assistente di volo ci teneva a fare sapere a tutti i passeggeri che lui appartiene al terzo sesso.


Ondeggiava ancheggiando come se avesse avuto ai piedi vertiginose decolté dal tacco dieci.


Invece indossava i soliti mocassini di servizio, e quando è stato il momento di spingere il carrello con le bibite, si è immerso nel ruolo con una tale affettatezza che mi è venuto di rispondergli, quando mi ha chiesto cosa gradissi da bere, “succo d’arancia, grazie signorina”. Però non l’ho fatto. Magari a lui avrebbe anche fatto piacere, però non mi sembrava il momento adatto per dimostrare al resto della cabina che sono retrogrado e sessista.


In realtà non sono né retrogrado né sessista, almeno credo.


Almeno spero.


A Bologna, ho incontrato una pattuglia di colleghi che erano arrivati da altre destinazioni in orario coincidente. Ho notato che non c’erano decorazioni natalizie, in aeroporto.


L’ho anche detto ad un collega, “non lo sai che a Bologna sono tutti comunisti? Non lo festeggiano il Natale, i comunisti” ha ringhiato lui.


Mii. Vero? Se c’è un bolognese che mi legge, mi risponda, per piacere.


Siccome sulla monovolume che ci trasportava a Modena hanno tutti preso a parlare di fatti inutili di lavoro, ho indossato le cuffie del lettore mp3 e mi sono sparato a discreto volume  un po’ di Snow Patrol, e di Editors. E guardavo, nel buio dal finestrino, la campagna intorno all’autostrada. Niente nebbia, le tradizioni cambiano. Sono sicuro che se l’avessi chiesto al collega di prima “ti sei accorto che non c’è quasi più nebbia in valpadana?” lui mi avrebbe risposto “non lo sai che in valpadana sono tutti comunisti? Se la mangiano la nebbia, i comunisti”. Infatti non gliel’ho chiesto. Credo che gli avrei dato troppa importanza. E poi se batto il piede al tempo di chasing cars non posso fare domande stupide.


Nella tasca di destra un oggetto di forma rettangolare mi premeva un po’ sul fianco.


Era il libro che avevo finito di leggere durante i voli di prima.


E’ il libro di un autore (so che ad e.l.e.n.a. piace) che mi piace, e che ho già qualchevolta citato, e del quale amichevolmente obbligo alla lettura quei turisti (che sono in grado di leggere l’italiano) che frequentano il bed and breakfast gestito dalla med-moglie.


Il titolo del libro è 1982. Mi che fantasia, e che scarso tempismo, dirà subito qualche intellettuale, non lo poteva chiamare 1985 evitando così di anteporsi a quel famoso capolavoro che si chiama 1984? Non lo chiederò all’autore, intanto perché non lo conosco (potrei scrivergli una email, come lui fece scrivendo una lettera ad un altro scrittore terribilmente più famoso di lui e che-miracolo-gli rispose. Però era il 1982, di solito si rispondeva alle lettere).


Per quel miracoloso fenomeno che fa sì che il lettore si identifichi nelle vicende narrate dallo scrittore, e che gli fa dire, minchia sembrano proprio le cose che sono successe a me, anch’io mi sono identificato. E potrei con un ragionevole grado di sicurezza affermare che una delle stupidaggini che lui combinò nel 1982 l’avevo fatta pure io uguale uguale, nello stesso anno.


Arrivato in albergo, che si trova in un non luogo,distante due chilometri e parecchio freddo e puzza di maiale da Modena, mi sono chiesto cosa ci stessi a fare lì io, lavoratore di una razza in via di estinzione ( di questo ne parlerò un’altra volta).


Non mi sono risposto, mica sono un cliente di Marzullo, io.


 


(nel frattempo ho parlato di 1982 memorie di un giovane vecchio di Roberto Alajmo).


 

venerdì 14 dicembre 2007

50 minuti


 


Faceva un freddo becco, ma sono uscito in moto lo stesso, grazie al Sindaco. Lui ha deciso , nonostante piova e tiri vento, che bisognano le targhe alterne. Con giubilo e tripudio dei commercianti, proprio durante l’orgia regalatoria prenatalizia. Con grande raggia dei palermitani e delle palermitane, a cui togliere la macchina da sotto il culo suona ad offesa quasi come dirgli che sono cornuti, o le femmine pulle.
Insomma, non pioveva, mi sono detto “oggi me lo tolgo”.
In 50 minuti.
Il pensiero, voglio dire. Il pensiero dei regali. Ho preso alcune decisoni drastiche. Per esempio quella di fare aumentare la media di libri letti per abitante, che vede Palermo veleggiare orgogliosamente verso le ultime posizioni della classifica nazionale.
Forse anche di quella mondiale, non ho controllato.
Per cui, a tutti quelli capaci di intendere e di volere ho regalato un libro. Alcuni li ho scelti io, per qualcun altro mi sono fatto aiutare da F., l’amico libraio, e dalla sua ineffabile collaboratrice Stefania-Loredana. Che una volta non mi ricordavo il suo nome e lei si è offesa tantissimo, da allora ho iniziato a chiamarla col doppio appellativo: non so quale sia quello giusto, ma almeno non me lo scordo. E lei sembra non prendersela troppo. Avrà deciso che, avendo io ormai un’età semigeriatrica, non vale la pena prendersela se un rincoglionito (neanche catalogabile tra gli impossibili potenziali corteggiatori) non ne ricorda il nome.
A mia sorella G. a mio fratello G. a mia madre, a mio cognato S. e a mio cognato E., ed anche persino alla futura probabile cognata C. Potranno anche scambiarseli, dopo averli letti.
Se devo essere sincero, per mio figlio M. e per l’altro mio figlio R. (il motivo per cui ho nominato M. prima di R. è meramente alfabetico, nessuna predilezione, giuro) avevo già operato nel corso dei giorni precedenti, anzi c’è voluto quasi un mese per concretizzare il regalo di M. (M. ha cominciato ad usare il computer, si attacca sul messenger e minimizza la finestra se qualcuno entra nella sua stanza). Ho ricevuto in dono un pc portatile agonizzante, e grazie alla collaborazione di A. mio bravo collega, è ridiventato prestante e performante. Per R. che guida la sua spiderina da poco, e che non conosce le strade della giungla metropolitana, coi punti della Exxx. e un modesto conguaglio in denaro ho arpionato un navigatore satellitare, e questo troverà sotto l’albero (l’albero non lo volevo fare, ma con un abile raggiro mia moglie mi ha costretto a farlo).
Vicinissimo alla libreria dove ho fatto il pieno di volumi, c’è una gioielleria minimalista. Figurarsi che non ha neanche la cassa. O meglio, la cassa c’è ma non si vede. Sarebbe volgave che tra tanto bendiddio si ergesse tronfio il registratore di cassa. Ovvove.
La gioielleria minimalista è arredata in legno d’acero (pezzi rubati all’ikea, credo), con una vera cascata d’acqua in vetrina, e tanto bianco. Mi sono avvicinato al bancone attraversando un ponticello (che copre il ruscelletto che alimenta la cascata), e sono stato quasi subito agganciato da una commessa. Mi ha visto il casco sottobraccio, doveva decidere se ero un rapinatore o un cliente, ha optato per cliente.
“Eh, è venuto in moto, meglio perché oggi cominciano le targhe alternative”. Rapida, un’immagine di automobili con cannoni di pachistano al posto delle marmitte è passata nelle sinapsi tra quei pochi neuroni che ancora funzionano. Ho guardato la commessa, avrà avuto diciotto-diciannove anni, sicuramente assunta in nero per affrontare la marea melmosa dei clienti natalizi, non ho corretto la sua espressione. Mi piacerebbe che davanti al sindaco di centrodestra passeggiassero auto alternative. Mi correggo, con targa alternativa, tipo Rosalia 1, ForzaPalermo, Ciccio69.
Ma ancora queste targhe non si possono avere, chissà, in futuro. Forse la giovane schiava nubiana al servizio della gioielleria possiede capacità divinatorie. Legge il futuro. Sicuramente legge il futuro, che del presente non sarei sicuro.
“vorrei un ciondolo con un gatto”.
“di che misura lo vuole? Small, medium o maxi?”
Ho esitato qualche secondo. Non leggi nella mente dei clienti, ho pensato anche.
“me li fai vedere?”
Ha estratto dal loro sarcofago questi ciondoli, depositandoli con tenerezza, quasi fossero feti appena partoriti, su un tappetino di pile bianco che aveva preparato all’uopo.
Per convincersi che il gatto ciondolo small fosse davvero un gatto ci voleva molta fantasia, tanta suggestione e fiducia nelle capacità visive del prossimo, Un formato da morto di fame.
Il gatto ciondolo medium era poco più grande dello small, anche questo misura povero.
Ho spinto con l’indice quello maxi. Non l’ho fatto per soppesarlo, non c’ho messo neanche un po’ di disprezzo. Ho detto, conoscendo la risposta “più grande non c’è?”.
“no, questo è MAXI!!!” ha ribattuto lei.
Probabilmente, a giudicare dell’arricciatura del labbro superiore, avrebbe voluto dire “testadiminchia, se ce l’avevo te lo facevo vedere, se ne vuoi un più grande vai all’angolo, guarda vicino al cassonetto dell’immondizia e ne acchiappi uno, poi lo porti che te lo confeziono”. Però non l’ha detto.
“ve bene, lo prendo”, non avevo voglia di andare in un altro posto.
“vuole altro? Ci mettiamo anche un campanellino?”.
“un campanellino? Guardi che devo regalarlo ad una donna, non ad una gatta”.
“sa, spesso mettiamo anche dei campanellini assieme all’animaletto”.
Ho immaginato la faccia di mia moglie D. alla scoperta che le avevo regalato un campanellino da mettere al collo ed ho deciso che sono ancora giovane per morire sotto il suo sarcasmo natalizio, che in questo periodo diventa solforico, e ho scartato l’ipotesi campanellino.
“confezione regalo?”.
Ah, mi hai servito l’occasione per vendicarmi su un plaid di pile bianco, ho pensato io.
Probabilmente, a giudicare dall’arricciatura del mio labbro superiore avrei voluto dire “testadiminchia, se me lo dovevo mettere io ti avei detto frocesco e mieloso no cara lo indosso subito, ma siccome sei una ragazzina ignorante non capisci che se un maschio adulto bianco di razza mediterranea entra in una gioielleria a Natale probabilmente è per fare un regalo ad una femmina, che sia moglie o amante, sempre confezione regalo deve essere”. Però non l’ho detto, affabilmente ho sussurrato “naturalmente cara”.
E’ Natale, siamo tutti buoni, forse pure io.
Ora i pacchetti giacciono vibranti e speranzosi sotto l’albero in salone. Vedremo tra qualche giorno l’effetto che fanno (vengo anch’io? No tu no. Ma perché? Perché no).

crostata o frittata?

mercoledì 12 dicembre 2007

martedì 11 dicembre 2007

cessato allarme

avviso ai naviganti padani


 


 


 


 


 


 


 


 


 


(foto di medicineman)


Insomma, il reading del 19 dicembre a Modena NON si fa. Si farà in altra data.


Liberi tutti!

venerdì 7 dicembre 2007

what a wonderful world

laguna dello stagnone 1


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


airone allo stagnone 2


 


 


 


 


 


 


 


barche allo stagnone 1


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


airone allo stagnone 1


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


laguna dello Stagnone, oggi. (foto di medicineman)

lunedì 3 dicembre 2007

la caffettiera del lunedì




Gambe pelosissime. E un monte di venere che sembrava un monolite. Nel sogno (o nell'incubo) venivo invitato ad accoppiarmi con una creatura intermedia (l'anello mancante! l'anello mancante!) tra donna e scimmia. Enorme, una specie di queen kong. Poi mi sono svegliato, e tragicamente era già lunedì. Mi sarei rimesso a sognare ma dovevo andare ad accendere il gas sotto la caffettiera.
Poi, oggi pomeriggio, mentre facevo piccolo cabotaggio in moto (la temperatura di venti gradi invita al motociclismo ozioso), ed ero appena ripartito da un incrocio, piano, che non c'era nessun altro centauro a cui mostrare i muscoli, sono stato superato da un casco che scivolava velocissimo sull'asfalto. Neanche il tempo di sorprendermi che sono stato sorpassato anche da padrone del casco che rotolava sulla corsia preferenziale: un negro che rimbalzava come una palla di gomma. Mi sono fermato, e si è fermato quasi tutto il traffico, due punkabbestia hanno raccattato il motorino del negro e lo hanno appoggiato ad un palo della luce, la tipa nella c1 nera che aveva tentato di attraversare l'incrocio mentre leggeva un sms era rimasta impietrita. Il negro si è ripreso il casco, si è sicuramente vergognato del fatto che tutti lo guardavano, è risalito sul motorino, i tre cani dei punkabbestia hanno abbaiato, e se n'è andato.
Quindi per cena, avendo bisogno di certezze, ho fatto il purè di patate e l'insalata di finocchi e arance.