lunedì 29 ottobre 2007

cosmodromo



 


Guardò per l’ultima volta le nuvole e l’azzurro. Poi la zona da cui, probabilmente, qualcuno nel pubblico l’avrebbe guardato.



“Spero non sia l’ultima volta” aveva detto lei uscendo dal ristorante, quindici giorni prima. Lui aveva distolto lo sguardo, guardando verso il cielo.



 



Il responsabile della missione lo spinse dentro il ventre del missile, dolcemente. Lui si inserì nella poltrona, e mentre regolava la tensione delle cinture di sicurezza, la mano si posò su un rigonfiamento della tuta spaziale. Dentro, in una tasca, un temperamatite di plastica colorata riproduceva Snoopy in posa da barone rosso sul tetto della cuccia. Rivide lo sguardo della bambina, la figlia, che glielo porgeva.



Il suo cuore bionico non cambiò di ritmo, non modificò la frequenza, soltanto venne pompato un maggior quantitativo di sangue al cervello.



Sei anni. Un viaggio di sei anni. Per questo il suo cuore era stato sostituito con un organo biomeccanico, che non si sarebbe rovinato durante un viaggio così lungo, verso uno dei pianeti lontani della galassia.



“Ti lascio il mio cuore” le aveva detto sorridendo, mentre tendeva verso di lei un contenitore ermetico in cui era stato conservato il muscolo espiantato.



Il cosmodromo si riempì di rumore, nuvole di gas e vapore si alzarono dalla base del razzo vettore e poi, con rombo di terremoto, il missile si lanciò verso il cielo, verso il blu, verso il buio dello spazio profondo.



Lei, a casa, non appena vide sullo schermo televisivo l’astronave puntare verso il cielo, prese il contenitore con il cuore di lui e lo gettò dalla finestra.



 



Pochi secondi dopo, un fiore di fuoco sbocciò nel cielo.



La gente nel cosmodromo ammutolì, inorridita.



Il cuore gettato dalla finestra iniziò a sanguinare.



Il temperamatite del barone rosso si fuse, indissolubilmente, insieme all’astronauta.



 



 

mercoledì 24 ottobre 2007

tassonomia



c'è chi lo fa autobiografico,
chi in forma di diario,
ci ci racconta i sogni,
chi le proprie seghe mentali,
altri lo definiscono letterario
o poetico.
Ce ne sono di servizio,
divertenti,
curiosi,
aziendali, ufficiali.
Alcuni dichiarano sottotraccia che
col blog vogliono cuccare.
Chiedo ufficialmente ai miei visitatori come categorizzerebbero il loro blog.
Fantasia autorizzata
Il mio?
E' un fritto misto!

sabato 20 ottobre 2007

la bella gente e gli altri





Ho conosciuto una signora spagnola; è venuta al b&b della med-moglie chiedendo per tre giorni di seguito di potere alloggiare lì. Siccome non c'era posto, passava ogni giorno nella speranza che qualcuno avesse rinunciato alla sua prenotazione e lei potesse finalmente subentrare.
Mi ha detto che è di Barcellona. E complice la sua faccia simpatica da coniglio gigante, coi dentoni e i baffi e i capelli strani tirati un pò su, ci siamo messi a parlare.
Io ho detto che Barcellona mi piace, che ci tornerei, che è una bella città. Lei ha ribattuto che verrà prima o poi a vivere a Palermo, dove ci sono mille monumenti e mille angoli interessanti. E, scoprendo i dentoni coniglieschi ha aggiunto " a barselona ci sono solo quatro palazi". Vero, ha ragione. Devo pulire i miei occhiali, sporchi d'abitudine e di transiti quotidiani e guardarmela meglio, la città. Quella in cui vivo.

Martedì sono andato al Policlinico, mentre aspettavo che l'omino della sbarra mi desse il biglietto d'ingresso al parcheggio, vergato a mano da due anni "apparecchiatura temporaneamente guasta" c'è scritto sulla colonnina che dovrebbe erogare i tagliandi magnetici, mentre aspettavo ho guardato a destra, e mi sono preoccupato.
A destra solitamente staziona il giaciglio cartonato di un essere umano, precario come un burattino, con un cappello a forma di cono rovesciato sempre in testa, in estate ed in inverno. Non ho visto sue tracce, ho pensato che fosse morto e che avessero ripulito tutto. Mi sono lamentato con me stesso, più volte ho pensato di fermarmi e parlarci, giusto per trovare un personaggio nuovo per un racconto: lo so, è un atteggiamento snob, intellettualoide, però ho il coraggio di ammetterlo.
Martedì notte, e non credo a causa della caponata, ho sognato l'intervista al signore che dorme sotto la tettoia del parcheggio al policlinico. Nel sogno mi diceva solo mi chiamo Giuseppe però, sempre nel sogno, io mi allontanavo da lui perchè temevo che la sua bocca puzzasse. Invece nel sogno non puzzava per niente, però gli facevo domande e lui rispondeva, senza che dalle sue fauci uscisse alcun olezzo, mi chiamo Giuseppe. Ancora non me lo sono spiegato, questo sogno.

Il campionato mondiale di ammazza la famiglia ha visto un bel match a Reggio Emilia: Albania-Italia 3-0.
E poi impazza la moviola sui principali eventi degli ultimi anni; i teledipendenti tutti lì, a sorbirsi le ricostruzioni al centesimo di secondo della strega di cogne, dei mostri di erba, del padre orco di gravina di puglia. E se non basta la realtà, un assortimento faraonico di serie tv autoctone e d'importazione serve il delitto efferato in prima serata, e l'illusione che gli autori dei misfatti vengano sempre scoperti dalla scienza, dalla polizia armata di microscopio, polverine e minigonne di pelle.

Giovedì sera sono tornato al cinema dopo mesi. "Trovami un film allegro" ha detto la med-moglie. E così siamo andati a vederci Hairspray. Ho già riferito a qualcuno che la pellicola è un musical buonista, sixty e kennediana, che la vera attrazione non è John Travolta camuffato da Bibendum.
Il bello è che è pieno di rithm'n blues, che non si può stare fermi col piede (stai fermo col piede diceva la med-moglie) e che si sorride. Si sorride. E mi sembra tanto, coi tempi che corrono.

Ho tentato di conoscere persone, persone che non vogliono farsi conoscere. Ci rinunzio.

mercoledì 10 ottobre 2007

er premio nobbel




Ah gli svedesi! Sanno offrire una ospitalità fantastica!


Dalla finestra dell’hotel  mi godo una vista sul Mare del Nord migliore di quella delle cartoline illustrate che riempiono libri e depliant turistici.


Premio Nobel per l’economia.


A me, un tipografo.


Se mia madre e mio padre fossero vivi, non ci crederebbero.


Anche loro avrebbero dovuto affittare lo smoking per la cerimonia, come ho fatto io, che lo smoking non l’avevo mai messo.


Premio Nobel per l’economia.


Quando parlai della mia idea a quel tizio del gabinetto del ministero delle finanze, un bulletto che si faceva fare i biglietti da visita con le insegne del governo per fare colpo sulle ragazze, gli si accese una lampadina negli occhi.


Me ne sono accorto in tempo, e non mi sono fatto fregare.


La tipografia era in via del Leoncino, non lontano da Montecitorio.


Gli ho detto “ a Pallotta, nun è che me voi fregà l’idea. Lo sai che ti se magnano i topi se me freghi.”


Quello era bullo ma non era intelligente. Mi accompagnò dal segretario del ministro.


Quel palazzo era bello quasi quanto questo.


Gli spiegai l’idea: il segretario del ministro mi guardò con la mascella che cadeva mentre parlavo.


“ Mussoletti, lei è un genio. Parliamo subito col ministro”.


E ci parlammo col ministro. Mi fece chiudere la tipografia.


Lo stesso giorno dovetti andare a casa a mettermi la cravatta, l’unica che avevo, che era ancora sporca dell’amatriciana che ci eravamo scofanati al matrimonio de Romoletto.


Premio Nobel per l’economia.


Me lo daranno in una sala piena di professori, me lo darà il Re di Svezia.


Io, Ercole Mussoletti, coniugato con Fanfarilli Mariuccia, senza prole, incontrerò un Re. 


Me sento importante.


In questo preciso istante, un bambino, mille bambini stanno nascendo.


Tra cinque minuti un frammento del cordone ombelicale di questi bambini sarà inviato al laboratorio per la decodifica del DNA.


Tra dieci minuti questi bambini piangeranno di nuovo.


Seguendo il mio metodo, un codice a barre contenente i dati del loro DNA e un codice fiscale verranno impressi a caldo, in maniera indelebile, sul loro braccio destro.


Che mi frega che piangono.


Piangano pure, tanto non li sento.


Premio Nobel per l’economia.


“a Mariuccia sbrigate che ariva er taxxi”.


 


 


 


 

martedì 9 ottobre 2007

lasciate ogni speranza o voi che entrate








Questo blog e' banale. Lo dice presidenta. Me ne ero gia' accorto: se n'e' accorta pure lei.
E siccome non glielo ha sicuramente prescritto il dottore di annoiarsi con la consultazione di un blog banale, presidenta tragga le opportune conclusioni.
Senza rancore, con banale leggiadria, faccia visita a quelli concreti e trendy.

lunedì 8 ottobre 2007

ultimo samurai


non la pista, non morte gloriosa


da samurai.


un camion, di traverso


sulla strada di norifumi.

mercoledì 3 ottobre 2007

margini nuovo

margini nuovo


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


dire che la presentazione di ieri è stato l'evento più affollato di tutta la manifestazione, è ancora dire poco.


dire che a pagina 87 ci trovate Bloggender di Herzog , che a pagina 89 ci trovate Cami di Ipsediggy e a pagina 92 Adottate un NERD di Casalinga precaria può cominciare a rendere l'idea.


Ho financo un fratello scrittore, quasi omonimo, a pagina 110: un appunto, fratello, la prossima volta usa degli pseudonimi migliori, che quelli che hai adottato in quelle righe non mi sono piaciuti.


Dalla fine della settimana, nelle migliori librerie.


Accattativillo.



 


post scriptum


avviso per gli abitanti di Palermo e dintorni:


domenica 7 ottobre, alle ore 19 circa, presso gli spazi del circolo 500 g   (in via Bara all'Olivella 67) il domatore di questo blog presenterà (di nuovo?) il proprio libro "chimiche interiori". Accorrete accorrete, sarà un happening diverso



(dal solito)