mercoledì 24 settembre 2008

new trends in self-poisoning



pills-mixed-2-AJHD












Dice lui, che lavora al pronto soccorso, che se potesse li riempirebbe di botte a scopo curativo. Non ha tutti i torti. E  io che ero fermo alle bevute di oro pilla per dimenticarsi di quella che t'aveva detto di no, e poi sulla panchina a smaltire. Dice che le nuove mode sono essenzialmente di due tipi, una etilica ed una farmacologica. Dice lui che quella etilica è abbastanza scontata, e che tutto sommato in un pronto soccorso di un ospedale di provincia ancora si può gestire. Sperando che nel cocktail non ci fossero anche liquidi strani tipo acquaragia, acetone o liquidi ignoti. E' successo? Si, dice lui, e non a scopo suicidario, almeno non volontario. E l'altra tendenza, dico io? Il venerdi notte comincia il bello, e fa una smorfia, si torcono i baffi bianchi. Vanno a casa di uno, fanno una specie di roulette russa e quello che deve pagare pegno va all'armadietto dei farmaci, bendato, prende il primo scatolo che capita sotto mano e butta giù tutto il contenuto.


Così si capisce l'effetto che fanno le pillole per la pressione del nonno, e tutti gli altri poi lo caricano in macchina, si gira per il paese finchè quello impasticcato non si sente male e allora lo portano al pronto soccorso. Ma che ha preso, dice lui che lavora all'ospedale, area di emergenza. E che ne sappiamo, dicono loro, solo che ci annoiavamo e abbiamo fatto la roulette rossa. Russa dice lui, no rossa dicono loro, come croce rossa, che ci divertiamo tutti.
Passatempi di paese, altro che squartare rane.

sabato 20 settembre 2008

efficenza silviatica




Non si riesce ad eleggere il presidente dell'organismo di vigilanza della Rai.

Però oggi sono state elette le due veline che sculetteranno sul desk di striscialanotizia.

Però le pulzelle erano in microgonna.
E mi sorge un dubbio.
Sono buttane-quindi multabili- quelle che portano sculettando e ancheggiando lascive la minigonna in strada, mentre non si può dire buttana a chi porta la minigonna in tv?
Ecco, la televisione SALVA.
Quello che è reato fuori, nella vita reale, si sublima nella finzione catodica.
Le buttane ora lo sanno, c'è un modo per evitare le noiose multe della buoncostume.
Basterà affittare uno studio televisivo, non un appartamento o un marciapiede, e non saranno più colpevoli di adescamento.

lunedì 15 settembre 2008

ben lubrificato














I MIRACOLI DI SANTO SILVIO




Il primo miracolo fu il lodo Alfano, tramite il quale ha stabilito per legge che non può più essere processato o condannato per nessun motivo.


Poi, Santo Silvio andò dall’amico Gheddafi, regalandogli cinque miliardi di euro (ci si comprano cinque alitalie con quei soldi) in cambio della fine degli sbarchi in Sicilia: i fatti di oggi provano che purtroppo il miracolo è leggermente difettoso.


L’Operazione Alitalia: chiamiamola così. L’Alitalia è (o era) una azienda statale, compagnia di bandiera in cui per una serie di meccanismi perversi, i manager che la hanno affondata hanno beccato liquidazioni miliardarie, in cui i fornitori di cocacola o biscottini sono stati capaci di vendere a prezzi fino a cinquanta volte il prezzo di mercato, compagnia di bandiera che nel bene e nel male ha assicurato i collegamenti lungo la nostra tormentata penisola e con il resto del mondo, riuscendo anche a trasportare milioni di turisti a scoprire quel che ancora resta dell’Italia.


Arrivato al potere, Santo Silvio decide di sdebitarsi con i Furbetti della Cordata, e decide di vendere la compagnia statale. Però compie un miracolo: i debiti resteranno allo stato, e verranno succhiati dalle tasche dei contribuenti. Ricordatevela questa parola: contribuenti. Che bisogna stare attenti a pensare che il debito pubblico derivante dal Miracolo Alitalia si riversi sulle spalle di tutti gli italiani: giammai! Verranno inculati solo quelli che le tasse le pagano, cioè i lavoratori dipendenti.


Dicevamo che i debiti li pagherò io e tutti quelli che le tasse le vedono sparire direttamente alla fonte, in busta paga, mentre la Parte Buona di Alitalia viene regalata ai Furbetti della Cordata.


Costoro però vogliono solo il malloppo, e non possono permettersi di pagare stipendi ai dipendenti e così dicono loro: i vostri stipendi sono fuori dal mercato (falso), non vogliamo pagarli, per cui se volete starci, voi che avete causato la crisi dell’azienda, voi sporchi lavoratori, dovete assoggettarvi ad un taglio minimo dello stipendio del venti per cento. Aspetta aspetta, ma non abbiamo detto che l’azienda era gestita male da manager nominati dalla politica? E che c’entrano i lavoratori?


C’entrano, e sono sicuramente agitatori e comunisti, che ostacolano il salvataggio della compagnia,


Così il fido Fantozzi minaccia: tra ventiquattrore tutti a terra per colpa dei sindacati. Aboliamoli, stì sindacati, e torniamo al Fascio dei Lavoratori; come? Persino Gianfranchino Fini ha abiurato? Fa niente, ci sono altri validi mentòri del periodo.


Quindi, il miracolo di Santo Silvio consiste nell’apparire il salvatore con la collaborazione dei Furbetti della Cordata.


Asino chi ci crede. Tutti asini.


A proposito di asini; tutti così li vuole i nostri figli, nostro Signore delle Emittenze, Santo Silvio da Arcore, tramite la mediazione della sua ministressa Gelmini: riduzione del numero delle ore scolastiche, che a scuola i bambini si annoiano e non hanno tempo di vedere tanta buona televisione da cui venire simpaticamente educati al Cafonismo Nazionale ed al Consumismo di Marca Obbligatorio. Non basta ridurre le ore? Ma sì, ragazzi miei, tagliamo anche un anno delle superiori! Basta con questi noiosi anni di scuola, il Paese ha bisogno di manodopera ignorante e manovrabile, lo studio e la cultura fanno male, anzi malissimo. Perché il più grande pericolo che corre chi ha studiato e riesce ancora a fare funzionare il cervello è che si accorga che il piffero suonato da Santo Silvio da Arcore è taroccato, e a poco a poco si trasformerà in un lubrificato fallo da piantare nel culo del contribuente (per chi non se lo ricordasse, il contribuente è quello che paga le tasse, non quello che le evade: chi le evade manderà i figliuoli alle scuole private, nelle università a  pagamento e otterrà il diritto di far parte della nuova classe dirigente, poveri noi). Tengo a precisare che questo genere di divertimento sessuale non mi divertirebbe per niente.


 


This is the end, beautiful friend


This is the end, my only friend


The end of our elaborate plans


The end of ev'rything that stands


The end


No safety or surprise


The end


I'll never look into your eyes again


(jim Morrison)

lunedì 8 settembre 2008

meglio tardi



antegatto e postgatto



 



questo lo spiego dopo.


























Madrilista



Prima parte della vacanza. Che non me lo immaginavo proprio. Temevo di andare incontro ad una città pomposa, tutta compresa nel suo ruolo di bomboniera monarchica. 



madrid 2



Invece no; dove sorgono edifici di fantasiosa architettura, spesso si legge “qui c’era la chiesa dei santi pinco e pallino” che siccome non se li filava nessuno è stata abbattuta e al suo posto c’è stò palazzone, che tanto se tra qualche decennio ai madrileni non piace più, un po’ di tritolo e lo buttano giù e ci fanno magari uno zoo o una piscina per anziani poveri convalescenti.



madrid 3



M’è piaciuta la metropolitana, le strade pulite, i ristoranti tipici, anche il caldo m’è piaciuto, che era secco e non faceva sudare. Poi, dopo qualche giorno, è caduto un aereo di potenziali bagnanti, e un po’ di dolore l’ho sentito anch’io, che di quell’enorme aeroporto mi ero beato. Tranne il fatto che l’aereo che arriva e parte da Palermo lo imbarcano da una specie di corridoio segreto, di quelli da dove possono passare solo irregolari e fantasmi.



madrid 6



Siamo entrati (e poi ci siamo tornati) in un ristorante asturiano, vicino la Puerta di Toledo, e siccome non capivamo niente della lista dei cibi uno dei camerieri ha capito la difficoltà e si è avvicinato, dicendoci che ci mandava il chico italiano, che poi ci ha spiegato: “qui si mangia in compagnia, dalla stessa padella e dalla stessa pentola, ordinate una cosa per volta, e vedrete che vi riempirete la pancia”. Infatti, con le raciones ci si mangiava in quattro, e poi restava voglia di assaggiare ancora qualcos’altro. Se passate da quelle parti una puntatina alla sidreria “la burbuja que rie” fatevela. E se proprio vi va di essere esotici, ordinate il sidro, che necessita di una mescita acrobatica, che da sola vale la spesa; altrimenti meglio la birra o il vino. Ma si, va tutto bene quando si sta tra gente accogliente. E poi, tra tutti quei Lopez e Fernandez e Rodriguez mi sentivo a casa.



 madrid 5



Trenta giorni di mare



Senza meduse, non se ne sono viste, e allora nuotate amniotiche, che ho ancora i seni paranasali pieni d’acqua salata, e bracciate sott’acqua tra le castagnole e le piccole occhiate. Però qualcuno mancava, ci sono stati dei giorni irreali, come se nulla fosse successo, come se l’equilibrio fosse ancora mantenuto. Il fatto che mi preoccupa e che comincio a conoscere un certo numero di vedovi e vedove miei coetanei, si vede che sto invecchiando.



 



Appuntamenti inevitabili



Con le persone che non si vedono per trecentotrenta giorni, fino all’agosto successivo, con quelli a cui viene voglia di dirlo, che non importa la frequenza e la presenza, siamo amici anche se ci parliamo ormai solo due o tre volte sulla spiaggia o al belvedere.



Con la casa, il giardino, gli alberi che crescono, qualcuno si dovrà tagliare per fare posto a qualcun altro che vegeta più impetuosamente, con la necessaria inevitabile manutenzione; lo scorso week-end ho finalmente riparato un avvolgi tubo cannibalizzandone un altro che si era rotto un paio d’anni fa e che-prudentemente-non avevo ancora buttato.



Con i tramonti, con i pensieri del dopo cena, con la domanda quanto durerà ancora, con le zanzare e gli uccelli notturni, e con la vendemmia, anticipata come sempre, e dimezzata da gazze e colombacci. Ho già in programma l’acquisto di una carabina a piombini per fare in modo che le cento bottiglie previste l’anno prossimo si riempiano davvero, di chardonnay e pinot grigio, torrefatti nella vigna che si calcina a sud, davanti alla casa.



Con le visite al cimitero, dalle quali ritorno sempre con l’urgente necessità di un collante emotivo, dato che a guardarli, i nomi ed i volti mi fanno sentire incolmabile e definitiva la mancanza dell’intera famiglia di mio padre. Ti porterò le rose del mio giardino, anche se so che i fiori non ti piacevano.



 



Musica, musica.



Chissà chi contatta i manager dei gruppi che si presentano all’Ypsigrock, quest’anno erano più di un paio i nomi di rilievo, a suonare nella piazzetta davanti al castello medievale.


art brut



Art Brut, rumorosi, dissacranti, la macchietta rock di Brian Ferry e compagni, e la sera dopo i DeUs, dei quali le radio FM quest’estate hanno mandato una hit in heavy rotation, facendo pensare al popolo italiano intero che loro siano dei sofisticati musicisti pop; siccome che Tangerine me li aveva amichevolmente consigliati, li conoscevo per quelli che sono, cioè dei tosti rocker di un paese dove il rock manco te l’aspetti, infatti vengono dal Belgio. Bravi, cento minuti spesi bene, che neanche loro ci credevano, e continuavano a ringraziare la Sicilia e l’Italia. Li avranno soffocati di mare, vino e sole, così imparano a vivere a Bruxelles.


DeUs



 













Ritorno alla normalità?



Praticamente, come già descritto, domenica 31 siamo tornati in città, lasciandoci dietro la sensazione di trenta giorni passati troppo velocemente, e la mattina presto dell’1 settembre ero in aeroporto, poco dopo scodellato a Firenze per una simpatica riunione tra colleghi di lavoro. Ovviamente non potevo fare a meno di fare quello che mi riesce meglio, cioè spiare il prossimo in aeroporto, o godermi le gesta dei passeggeri latitanti nello schiumoso vuoto emotivo che accompagna i viaggi aerei con risicate coincidenze.



Al ritorno da Firenze, un procione viaggiatore camuffato da magra donna presumibilmente dell’est Europa ha sgranocchiato, pescandole da un sacchetto di cellophane trasparente, un numero impressionante di mele e pesche. Forse si stava preparando al letargo, e quando è passata la hostess per il micro rinfresco che ancora Alitalia (ancora per poco, poveri i miei punti millemiglia che finiranno dissipati nel niente, come un peto di Tremonti) graziosamente somministra, la prociona non ha capito nulla, ha afferrato una bottiglia di cocacola e messo le mani nel cassettino con gli snack, e non c’era verso di farglieli restituire.



Menomale che l’hostess era di buonumore, e se l’è presa a ridere (pure io me la sono presa a ridere, per solidarietà con l’hostess) nonostante che, temo, perderà il posto. La mia vicina di posto plantigrada ha continuato a rosicchiare salatini e biscotti per tutto il viaggio, accompagnando il bolo con ampie sorsate di cocacola, e quando è ripassato il carrello-cestino ha buttato dentro pure quegli snack che non era riuscita a mangiare. Poi, ha ruttato in maniera composta, coprendosi la faccia con un fazzoletto di carta. Ecco il bello di viaggiare, si imparano usanze sempre nuove.



 



Questo lo spiego dopo


eccomi che lo spiego:



Siamo stati adottati, da lei.


gatta pollina


Grande mangiatrice di croccantini e lucertole, dispensatrice di fusa a tonnellate e strusciamenti sulle gambe, e contenitore ambulante di coccole a tempo: scaduto il tempo dissuadeva i coccolatori con precise unghiate, tipo freddy krueger, che ne portiamo ancora tutti i segni sulle mani.



Ma si sa, i gatti di campagna non vanno tanto per il sottile, e non sono avvezzi alle mollezze dei gatti cittadini.



Tanto, in città, al b&b della med-moglie, siamo stati adottati da un gatta’altra, pazza come una tempesta tropicale in scatola di montaggio, che si presenta solo se le si fischia (il muci-muci con cui si chiamano i gatti siculi con lei non funziona) e che per fare le feste preme con i cuscinetti delle zampe sulle mani e mordicchia, è di modi più urbani anche se inconsueti.



Ecco spiegato l’Al Stewart d’antan. Se proprio devo dargli un nome, questo me lo ricorderò come l’anno dei gatti.