martedì 25 luglio 2006

E' in libreria.


se ne parla qui  e qui .


Ciò detto, questo blog informa che il suo autore va in ferie, abbandonando la torrida e impossibile Palermo per una più amena (si spera...) località delle basse Madonie. Vita prevista mare-campagna-mare e grandi ozii con le tende che svolazzano per il vento.


Il blog informa anche che i lavori riprenderanno a fine agosto. Buone (se possibile) vacanze a tutti.


medicineman-antonio.

sabato 22 luglio 2006

extra crying

E' stato come se avessi visto qualcuno in un campo, vicino ad un razzo spaziale conficcato nel terreno. Mi sono fermato, sceso dalla macchina e andato a vedere che cazzo era successo. E c'era un tipo di extraterrestre, che piagnucolava, fisso, monotono, e dallo stereo del razzo uscivano dei rumori strani, come di organo farfisa per bambini taroccato o guasto. Ho guardato meglio l'extraterrestre, era thom yorke, e i suoni sono quelli del suo nuovo cd, "the eraser". A parte l'impatto emotivo di riascoltare dopo un sacco di tempo qualcosa di marca radiohead, nel cd-delusione-non ci sono i testi, la copertina è una specie di fisarmonica che prima di scovare dove sta il cd viene la depressione. E onestamente, il disco è noiosetto.


con buona pace dell'anima dell'extraterrestre yorke, invece di piagnucolare per undici tracce, era meglio chiamare gli amici e fare un pò di casino, o almeno mettere un fogliettino coi testi, dato che il cd non lo regalano.


thom yorke-the eraser.


mercoledì 19 luglio 2006

ne vogliamo parlare ancora?


 


 


Immaginate di avere un posto di lavoro pubblico, non so, bidello, primario ospedaliero, infermiere della usl, operaio dell'anas. Immaginate che ad un certo punto vi scocciate di stò lavoro e vi vendete il posto: non so, un posto di primario di neuropsichiatria per trecentomila euro, oppure il posto di operaio dell'anas per centomila. Oppure volete andare in pensione e chiamate il primogenito (di solito si chiama Isacco) e gli dite " Isacco, figlio mio, adesso vado in pensione ma non ti preoccupare che ti lascio il mio posto".


Sentite già le sirene delle ambulanze? la camicia di forza è già pronta? "c'è un equivoco" vi mettete a gridare, "mio cugino il tassista si è venduto la licenza comunale per duecentomila euro IN NERO e io mi voglio vendere il posto di primario". Vi stanno incannulando la vena con un litro di fisiologica e valium? Allora rincarate la dose "mio fratello il farmacista si è venduto la farmacia ottenuta con pubblico concorso al figlio per cento euro, il restante milione di euro è andato via in nero".


Beh ditemi in che manicomio vi hanno portato, che ci vengo pure io: in questo paese è pazzesco che farmacisti, tabaccai e taxisti possano vendersi il posto di lavoro e gli altri no. Lobbismo? Ah si grazie, non mi veniva la parola, grazie onorevoli della maggioranza e dell'opposizione...

martedì 18 luglio 2006

ne vogliamo parlare?


 


di taxi per esempio?


richiedo qualche spiegazione: viaggiare con le galline nel bagagliaio fa parte delle simpatiche folcloristiche usanze del taxista medio? dovere salire contorcendosi a bordo di utilitarie coreane è un velato invito a dimagrire? sorbirsi la domanda "quale strada facciamo dottò la tangenziale o tagliamo dal centro" quando l'autore della domanda stessa sa benissimo che se vengo da Città del Capo e sono a Bergamo non lo so quale strada è migliore. Sono un utente-non frequentissimo- di taxi, e credo che un pò di concorrenza farebbe bene, così quando si chiede una macchina grande per 4 persone e bagaglio e si presenta lo zio con la Brava lo si può mandare quel paese. Così forse non si aspetteranno 35 minuti "perchè è venerdì pomeriggio dottò, siamo tutti in giro".  Io la mia pietra l'ho tirata, mi scanso per evitare quelle di ritorno.

martedì 11 luglio 2006

ventiquattro anni dopo


Nel 1982 c'ero, abitavo vicino ad un famoso penitenziario borbonico, e quando Tardelli la mise dentro e fece quei cinquantametri di corsa che sono rimasti marchiati nella memoria di chi ha visto, fu come se un terremoto scuotesse il quartiere; erano i detenuti che all'unisono gridavano GOOL. Ierisera ho dovuto saltare parte del secondo tempo ed i supplementari, a causa del fatto che tornava da un viaggio quello snob del mio figlio maggiore (c'è la partita? meglio, ci sarà poco traffico e faremo presto dall'aeroporto a tornare, ipse dixit). Sono ritornato in tempo per vedere i terribili calci di rigore. E mi è venuta in mente questa:


Sole sul tetto dei palazzi in costruzione,
sole che batte sul campo di pallone e terra
e polvere che tira vento e poi magari piove.
Nino cammina che sembra un uomo,
con le scarpette di gomma dura,
dodici anni e il cuore pieno di paura.
Ma Nino non aver paura a sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori
che non hanno vinto mai
ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
e adesso ridono dentro a un bar,
e sono innamorati da dieci anni
con una donna che non hanno amato mai.
Chissà quanti ne hai veduti, chissà quanti ne vedrai.
Nino capì fin dal primo momento,
l'allenatore sembrava contento
e allora mise il cuore dentro alle scarpe
e corse più veloce del vento.
Prese un pallone che sembrava stregato,
accanto al piede rimaneva incollato,
entrò nell'area, tirò senza guardare
ed il portiere lo fece passare.
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia.
Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette,
questo altro anno giocherà con la maglia numero sette.


poi ho anche pensato:


cose da pazzi,


da zinedine zidane


una testata  a materazzi,


chissà che parole insane


avrà nell'orecchio soffiato


al francese scoppiato.


E a vedere gli arbitri con l'auricolare e il microfonino ho ripensato a Boncompagni che dava pensieri e parole ad Ambra. Qualche malpensante di francese avrà creduto che il terribile Moggi suggeriva anche qui. Comunque spero che duri, questa soddisfazione, questo futile orgoglio, questo sventolare di bandiere e di urla troppo a lungo represse. Ho visto casalinghe in camicia da notte e ciabattine sbattere coperchi di pentole, e dei senegalesi di due metri piangere abbracciati avvolti nell'italico tricolore. Certo, Pertini era Pertini, ma era l'82, io c'ero.


 

giovedì 6 luglio 2006

cortesie vere e finte, ed altri suoni



"vuoi che ti lasci un acconto?" ho chiesto a Rosi, dopo che lei aveva finito di "prendermi le misure" per rifarmi un nuovo paio d'occhiali da sole (il precendente, dalla forma così blasè, si era autodistrutto per vecchiaia).
"no, non serve, ci conosciamo da così tanto tempo" ha risposto Rosi. In realtà, non avevo un euro in tasca, e poca voglia di anticipare (dice il saggio "cu paga prima mancia pisci fitusu"), e sono invece certo che Rosi lo avrebbe voluto, l'acconto, ma le buone maniere le hanno impedito di chiedermelo.
E ho riflettuto su come il modo di articolare le proprie azioni da parte degli umani ha influsso sull'economia.
Immaginiamo per un attimo che io desideri concupire la tizia che ho conosciuto ieri in aereo: se non fossi incrostato delle stratificazioni culturali e caratteriali le avrei detto direttamente: "mi presenti il tuo materasso matrimoniale? desidero divorare il tuo perizoma, e gustare quello che c'è dentro". Invece so che avrei agito differentemente: sms, telefonate, email, fioraio, profumeria, autolavaggio, benzinaio, farmacia, ristorante.
Se fossimo tutti più diretti il P.I.L. della nazione cadrebbe in picchiata.


garage.
Immaginate di stare tornando a casa gasati e senza voce dopo che la Nazionale del pallone ha strapazzato i poveri tedescucci. Immaginate che da dietro la saracinesca di un garage venga una musica , una di quelle che fanno tremare i neuroni, che incominciano uno screening delle possibilità.
Sono i Clash, dice la parte storica del vostro cervello. No, non sono i Clash, suonano in maniera simile, ed anche i testi si somigliano, ma non sono i Clash, dice la parte razionale del vostro cervello.
Allora non resta che mettersi a picchiare sulla saracinesca, nella speranza che qualcuno, fantasma o reale, apra e vi fornisca le delucidazioni necessarie.
Insomma, quando lunedì sera ho infilato nel lettore quel cd così giallo, che avevo adocchiato dal mio solito spacciatore, ed acquistato insieme ad un altro consigliato da mr. Tangerine man, ho proprio avuto l'impressione di una resurrezione dei predetti. Il gruppo si chiama Hard-fi, e vale i 15 euri necessari.




musica per matrimoni.
ho sempre considerato (opinione personale, quindi contestabile, per carità) gli Inxs come una simpatica band per suonare ai matrimoni. Poi in questi giorni ho sentito alla radio un brano dei suddetti, ed ho pensato, nella mia gigantesca ingenuità, che avessero raffinato il genere, che avessero cambiato rotta.
Così, lo confesso, oltre ad Hard-fi e Muse, ho prelevato dallo scaffale mieloso dello spacciatore una copia dell'ultimo degli inxs. Confermo, a parte la traccia che mi piaceva, è rock da matrimoni. Così imparo ad acquistare di fretta, spinto da crisi d'astinenza.

sabato 1 luglio 2006

padre che sei nei cieli




Houston, novembre 2022

 

Quella mattina ad Houston pioveva, e le cime delle palme si scuotevano come la testa di un cavallo nervoso.

padre nostro che sei nei cieli…”; l’uomo posò la cornetta del telefono, spinse l’apparecchio verso il centro della scrivania di legno scuro, guardò un punto indefinito oltre la vetrata che delimitava lo studio dalla sala operatoria, restò ad aspettare.

Restò ad aspettare che una voce simile a quella dell’ultima chiamata gli ripetesse la frase che negli ultimi giorni gli risuonava nel cervello, “tu non sei nostro padre”.

 

Houston, agosto 1982.

La Cadillac convertibile azzurra si arrestò con un sobbalzo smorzato dalle molle morbide degli ammortizzatori, si aprì lo sportello lato guida, ne scese un uomo alto, vestito all’europea, ray-ban scuri calati sugli occhi. Girò intorno alla macchina, prese un contenitore dal sedile passeggero, percorse diagonalmente una decina di passi dentro il parcheggio, si avvicinò alla reception del centro aerospaziale.

“sono il dottor Goodman, l’ingegnere Joseph mi sta aspettando”, disse alla corpulenta guardia giurata che lo scrutava da dietro il vetro blindato.

La guardia, una donna di colore deformata dalla dieta iperproteica, pigiò i tasti del citofono, scambiò qualche battuta con l’interlocutore, poi fece cenno con il capo a Goodman che poteva andare, mentre gli porgeva un badge identificativo.

Sopra il tesserino, il simbolo della N.A.S:A, un ologramma metallico inserito al centro, rifletté di un bagliore iridescente mentre Goodman lo appuntava al revers della giacca.

Nello studio di Joseph troneggiava il modello del satellite Explorer, che sarebbe stato lanciato nello spazio dopo mesi di preparativi, scontri con l’amministrazione federale, difficoltà nel reperire denaro fresco per assicurare successo pieno all’operazione. Questi satelliti artificiali venivano lanciati nello spazio, in rotta di fuga dal sistema solare, nella speranza che venissero un giorno intercettati da altre forme di intelligenza e le informassero che, sul terzo pianeta del sistema solare, composto da nove corpi celesti che ruotavano intorno ad una stella gialla di nome convenzionale Sole, una specie si era evoluta e cercava un contatto.

Vox clamans in deserto” aveva sentenziato uno dei consiglieri alla sicurezza del Presidente, che avrebbe preferito investire quel denaro in altri missili a testata atomica, da puntare contro il nemico sovietico, ma le pressioni del Senato avevano sbloccato il progetto, e i satelliti erano andati in orbita.

 

“Ho portato il contenitore termico, questo resiste al caldo e al freddo, e -in ogni caso- lassù di freddo ne farà parecchio, si conserverà benissimo” disse ridacchiando Goodman al suo interlocutore.

L’ingegnere prese il cubo di polistirolo, lo soppesò, disse “bene, andiamo a metterlo al suo posto”.

Indossarono delle tute di carta, soprascarpe e cuffie per la testa, poi attraversarono una lunga teoria di corridoi e porte in cui bisognava inserire il badge di riconoscimento per passare.

 

 

Arrivarono in una grande stanza con le pareti tutte bianche, ricoperte di fogli sottili di alluminio, che davano l’impressione di essere chiusi in una enorme latta di tonno in scatola.

Il satellite era collocato su un carrello con piccole ruote di teflon, in quel momento nessuno ci lavorava intorno.

I due si accostarono ad un vano aperto, inserirono il contenitore, richiusero il vano adoperando chiavi a brugola. Il coperchio era costituto da una piastra d’oro, sulla quale erano incise le sagome di un uomo e una donna, la posizione della terra nel sistema solare, delle formule matematiche.

“buon viaggio” pensò Goodman, rivolgendo il saluto mentale alle 12 fiale contenenti lo sperma congelato di altrettanti donatori dalle caratteristiche insolitamente perfette, selezionati direttamente da lui.

 

Houston, luglio 2005

 

Una macchina nera aspettava Goodman, che uscì di corsa dal condominio, si infilò nello sportello dai vetri oscurati che qualcuno aveva aperto; la vettura ripartì con una violenta accelerazione che schiacciò gli occupanti agli schienali di pelle.

“e’ arrivato qualcosa durante la pioggia di meteoriti di due giorni fa, per fortuna l’hanno trovato i militari” disse un ufficiale nero visibilmente strizzato nella divisa d’ordinanza.

“sulla capsula c’era una placca in oro, uguale a quella che era stata fissata sull’explorer 2, ed un’altra simile accanto, con le coordinate stellari di un pianeta nella costellazione di Orione.”

I passeggeri trattennero il respiro mentre l’ufficiale li guardava negli occhi. Goodman si asciugò il sudore gelido con il fazzoletto da taschino “cosa c’era dentro? Dentro la capsula voglio dire” . Un altro uomo, che fino ad allora era stato zitto, giochicchiando con gli auricolari di un lettore mp3, guardò l’ufficiale e prese la parola: “dottor Goodman, nella capsula ci sono 12 unità incubatrici, visibili dall’esterno tramite un oblò di ispezione, e delle tabelle con grafici e una specie di foglio di istruzioni, compilato in inglese e cinese”.

“istruzioni? Si spieghi meglio” disse Goodman.

“viene chiesto di impiantare dodici embrioni negli uteri di altrettante donne, selezionate secondo i criteri che vengono elencati successivamente, si dice di farlo anche per il bene futuro dell’umanità tutta. In tutti questi fogli viene sempre citato il suo nome ” disse l’uomo degli auricolari, che se li rimise subito dopo.

Goodman inghiottì un bolo di saliva acida e ruvida.

 

Tutto doveva passare sotto assoluto silenzio, si doveva fare in modo che dodici donne ricevessero, a loro insaputa, nel loro utero un embrione di provenienza extraterrestre e portassero avanti la gravidanza in maniera regolare ma  strettamente vigilata.

Goodman si spostò con una piccola equipe di collaboratori, selezionati tra i medici ed i biologi dei servizi segreti, a San Antonio, e si inserì nell’equipe ginecologica del locale ospedale.

Il servizio di assistenza alla natalità venne affiancato dagli uomini della CIA, e furono controllate le cartelle cliniche delle donne che si sottoponevano alle pratiche per combattere l’infertilità. Fu fatto credere a dodici di loro che l’equipe era riuscita a creare in vitro degli embrioni da loro ovuli e dallo sperma dei partner, e che tutto sarebbe andato bene.

Goodman avrebbe voluto esaminare meglio al microscopio e con procedure di identificazione genetica quegli embrioni, ma non c’era verso di eliminarne un paio, qualsiasi procedura che avesse come fine la dissezione dell’embrione e la sua conseguente morte si concludeva con la rottura delle apparecchiature o strani incidenti agli operatori.

Goodman non era del tutto sorpreso da queste coincidenze, come non fu sorpreso nell’apprendere che, durante un tentativo di rapina a mano armata ai danni di una delle gravide del programma, il rapinatore avesse rivolto l’arma contro se stesso e si fosse suicidato.

Le stesse donne riferivano ai controlli di essere felici delle loro gravidanze, e che si sentivano come guidate a compiere gesti o a nutrirsi di particolari sostanze , oppure a evitare situazioni potenzialmente rischiose per la salute del feto, sempre sotto l’influsso di una specie di consigliere interiore molto previdente.

Le dodici gravidanze procedettero con regolarità cronometrica, le ecografie periodiche mostravano dei feti di dimensioni e morfologia perfetta, quattro maschi e otto femmine.

 

 

San Antonio, agosto 2006

 

L’impianto degli embrioni era avvenuto in un arco di tempo di due settimane, ma la nascita dei bambini avvenne nell’arco di una sola notte.

Dodici neonati straordinari riposavano in cullette termiche, ordinatamente allineati nella nursery dell’ospedale. Da dietro i vetri, confuso tra i genitori ed ancora scosso per la nottata iperattiva, Goodman si sentiva chiamare da qualcuno, che non era materialmente presente.

Ebbe paura, chiamò poco dopo il consigliere alla sicurezza del Presidente, che lo rassicurò sul fatto che il Governo era assolutamente intenzionato a portare a termine l’operazione così come era stata preventivata.

 

Houston, settembre 2012

 

Al compimento del loro sesto anno di età, i figli delle stelle, come li aveva definiti nei propri pensieri Goodman, furono riuniti per una festa di compleanno comune. Nel corso della loro crescita i rapporti inviati dai pediatri sembravano quasi fotocopiati, allattamento al seno, robusti appetiti allo svezzamento, nessuna malattia di rilievo, la capacità di condizionare in senso positivo le scelte delle famiglie, che erano andate ad abitare in quartieri contigui, carattere da leader che era emerso durante le prime fasi di socializzazione all’asilo, e poi alla scuola elementare.

I bambini, i figli delle stelle, parlavano regolarmente con gli altri bambini, ma tra loro sembrava che ci fosse un canale di comunicazione preferenziale. Parlano tra loro telepaticamente, pensò Goodman ad un certo punto della festa, e vide ventiquattro occhi che lo puntarono, occhi profondi di bambino, occhi in cui Goodman lesse una forza gigantesca. Ebbe di nuovo una intensa paura, cancellata poco dopo dal fatto che uno di quei bambini gli passò vicino e gli inviò senza parlare quello che Goodman interpretò come un tranquillizzante messaggio di fiducia.

Ad un certo punto della festa, mentre gli adulti parlavano tra loro e ridevano e bevevano bevande gassate, Goodman si accorse che i bambini si erano riuniti in giardino, avevano formato un circolo tenendosi per mano, e guardavano verso il cielo. Ebbe l’impressione di vedere qualcosa che si muoveva nello spazio aereo sopra il giardino, come una specie di raggio di sole tra le nuvole, però durò pochissimo, ed i bambini sciolsero il girotondo dopo che si erano accorti della sua presenza.

 

Texas, 2020

 

Fu un anno pieno di allarmi, la comunità internazionale aveva il suo bel da fare a controllare i rissosi governi mediorientali che, ormai privati del potere derivante dallo sfruttamento del petrolio, completamente sostituito da una nuova forma di energia, cercavano di farsi la guerra uno contro l’altro per accaparrarsi le sorgenti d’acqua.

Sulla placca ritrovata nella capsula che aveva portato sulla terra i dodici embrioni, erano incise delle formule chimiche che spiegavano processi ad alta liberazione di energia, formule che erano state sottoposte ai più avanzati laboratori chimico-fisici della terra, senza arrivare a risultati concreti.

Un giorno vennero prelevati i figli delle stelle, a cui venne sottoposta la formula con la serie di reazioni.

Loro si guardarono negli occhi, senza parlarsi, si fecero lasciare nel laboratorio dell’Università  e dopo alcune ore consegnarono il procedimento completo per avere energia dall’acqua e dall’ossigeno dell’aria.

Dissero anche che questa energia doveva essere donata a tutti gli abitanti della terra, e che era un dono del loro padre; tutti sappiamo che non andò così.

 

Houston, novembre 2022

 

I figli delle stelle si tenevano per mano, formando una specie di girotondo “è un cerchio di energia” pensò Goodman mentre li osservava dalla finestra dello studio.

Uno di loro prese un telefono cellulare, Goodman presentì che avrebbe squillato il telefono sopra alla scrivania, e si allontanò dalla finestra.

“tu non sei nostro padre, il nostro vero padre sta per arrivare, e verranno con lui tutti i nostri fratelli, voi dovrete solo obbedirci” , Goodman si sentì gelare il sangue, si riavvicinò alla finestra, il girotondo dei figli delle stelle continuava, mentre il cielo si era riempito di oggetti volanti “astronavi” pensò lui, ed un raggio di luce intensissima partiva dal centro del girotondo bucando le nuvole e perdendosi nel cielo, come a voler guidare le navi spaziali proprio verso di loro.

Gli venne quasi automatico iniziare a recitare una preghiera, mentre la sensazione di freddo lo attanagliava, e gli impediva di muoversi dalla finestra.

padre nostro che sei nei cieli...” . Goodman non continuò perché sentì la porta dello studio aprirsi, ed un forte messaggio telepatico insinuarsi nella sua testa. Dopo, non sentì più nulla.