(foto di medicineman)
Vox clamans in deserto. Scrittore in pausa, fotografo consumatore ossessivo di Sd Card, ascoltatore di tanta musica, brontolatore professionista.
Timbah sembrava il più svitato di tutti. Però ho dovuto ricredermi. E poi, abbiamo un progetto in comune.
Lui, appena finisce di studiare, metterà su una fattoria in Massachussets, io invece, appena andrò in pensione (o sarò prepensionato, o messo in mobilità o non so cosa), metterò a profitto i tre ettari di terra che mi sono toccati in eredità. Ne abbiamo discusso, lui con il suo americano dalle parole stiracchiate, con suo padre (papà...I'm papà) Mac (ma che significa Mac? Oh niente ha risposto lui, solo che mio nonno si chiamava Mac ed a mio padre è sembrato giusto mettermi Mac) che concordava con me. Il ritorno alla terra ci salverà. Una bella passeggiata in giro per Palermo, semideserta, Mac ed i suoi figli erano affamati e curiosi di tutte le specialità di road-food palermitano. Winnie, la sorella di Timbah, mi ha chiesto di aiutarla a preparare un itinerario in Sicilia (I love pasta&vino) che prendesse in considerazione più i ristoranti che i monumenti. E così ho fatto. Nota bene: Winnie non è la classica americanina cicciona, anzi. Mi hanno lasciato tutti, ma proprio tutti i loro recapiti. Siamo d'accordo, quando andremo a New York (sembra che ci andremo, tutta la med-famiglia, a luglio, per festeggiare un compleanno importante), ci sentiremo, e passeremo dalla loro casa in Massachussets.
20 pecore, 20 capre e 10 mucche. Una coppia di asini di Pantelleria. Questo è il mio progetto, e Timbah delle foreste che ha camminato senza scarpe nonostante il dicembre freddo umido di Palermo, è stato completamente d'accordo.
Fanculo al 2008, sembra che si usi ancora fare gli auguri per il 2009.
Beh, ve li faccio. Auguri per un 2009 meno pieno di pazzia che il precedente. Però, a sentire i notiziari alla radio, non sembrerebbe proprio.
e vaffanculo sia a giorgino watercloset cespuglio
sia a quel vecchio maniaco di babbonatale.
Sala d'attesa di un ambulatorio medico.
Pomeriggio di fine primavera, la luce vira al miele, un pianoforte verticale coperto da un lenzuolo bianco ozia. Definitivamente, penso.
Donne, uomini, anziani, una suora. L'infermiera che regola l'afflusso ha da tempo superato l'età della demenza senile, si ricorda di essere sè stessa solo al momento di chiedere la mancia.
Uno con la faccia di pensionato delle ferrovie sta seduto, la schiena dritta, senza appoggiarsi alla spalliera.
I rumore del traffico, intenso nella via, irrompe nella sala dal balcone aperto, ingombrante, ma siamo al primo piano, è normale.
Però. Però quello con la faccia di ferroviere a riposo parla. Parla con sè stesso. Anzi non sta parlando, pensa ad alta voce. Non tanto alta, ma quanto basta per far sì che intorno a lui si spanda un alone di sedie vuote.
Tutte le donne della sala attraversano i suoi occhi, transitano dal cervello e fuoriescono, impegnate in frenetiche attività sessuali, dalla sua bocca.
La suora si alza, va dall'infermiera con passo zoppo.
"quello è un porco" dice sottovoce alla quadrumane che attende la mancia.
Porco dentro, penso io.
Passa una vespa smarmittata e copre la frase indiavolata che quello sta dicendo sul conto della suora.
foto di medicineman