lunedì 14 marzo 2005

cerbero vs godzilla

                                                                                                                                                                                                                                                                                                    

 

Esiste una similitudine tra la descrizione di Cerbero, nel sesto canto dell’Inferno di Dante Alighieri, e Godzilla, il mostro mutante dell’omonima serie giapponese, trasposta in film da Ronald Emmerich.
Infatti, se si segue il testo, esso descrive una situazione ambientale e comportamentale molto simile a quella cinematografica.


Vediamo:


 grandine grossa, acqua tinta e neve            
 per l’aere tenebroso si riversa:
pute la terra che questo riceve.
Cerbero, fiera crudele e diversa,
con tre gole canimente latra
sopra la gente che quivi è sommersa.
Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,
e’l ventre largo, e unghiate le mani;
graffia li spiriti, scuoia e disquatra.

quando ci scorse Cerbero, il gran vermo,
le bocche aperse e mostrocci le sanne;
non aveva membro che tenesse fermo.
Lo duca mio distese le sue spanne,
prese la terra, e con piene le pugna
la gittò dentro alle bramose canne.
Qual è quel cane che abbaiando agogna,
e si racqueta poi che ‘l pasto morde…


 


fin qui la descrizione dantesca del tremendo cane a tre teste.
Ma, non è forse frutto di una incredibile mutazione genetica un siffatto animale? Guarda caso, anche Godzilla nasce tale a causa di un incidente nucleare che trasforma una innocua lucertola in un mostro onnivoro e devastante, anche se fondamentalmente pirla perché si fa prendere per i suoi scagliosi fondelli dai microscopici umani.


E poi,  tornando a Dante, la descrizione della scena dove domina la presenza invadente della  continua pioggia e della neve fangosa, che rendono putrida e insopportabile l’aria, a causa della fermentazione della terra.


Allo stesso modo, nel cult-movie di Emmerich, le scene di vicinanza al mostro sono sempre girate sotto una insistente pioggia, e l’aria è fetida a causa del fatto che Godzilla si nutre di quantità industriali di pesce, che gli rendono infernale l’alito.


Nel sesto canto vengono presi di mira i golosi e gli ingordi, e gola e ingordigia dell’uomo moderno sono causa di rovina frequente nei moralistici film di fantascienza del ventesimo secolo; la fame insopprimibile di Cerbero, che se la piglia con le anime dei dannati facendole a pezzi, così come Godzilla provoca sterminio tra gli uomini dell’isola dove sceglie di deporre le sue uova malefiche, la fame di Cerbero dicevo, viene placata da ampie manate di cibo che gli vengono gettate nelle fauci da Virgilio, che accompagna Dante.


Allo stesso modo, per tranquillizzare il Mostro, enormi quantità di pesce vengono accumulate sull’orlo del cratere infernale da cui egli sorgerà, per poi restare vittima dell’ignobile trappola che i vili umani gli stanno tendendo.


Sia Cerbero che Godzilla si calmano a pancia piena, e lasciano temporaneamente campo libero agli uomini; mi sembra un archetipo standard, di facile replicazione anche ai nostri confusi tempi.


Saziare la fame equivale a sedare la rivolta, date fama a chi anela successo, date cibo a chi vuole bruciare la vostra casa e violentare le vostre figliolette boccolute, date denaro a chi vi ostacola nella realizzazione dei vostri progetti, date la mancia al luggage boy dell’hotel e lui vi porterà ossequiosamente i bagagli in camera.


Certo, che se Dante avesse avuto a disposizione una macchina da presa a 35 mm, altro che Guerre Stellari!


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