C’è sempre da imparare. Vero. Come oggi, in aeroporto, solito stato di coscienza semiliquida.
Due ragazzi con profonde occhiaie chiacchierano , uno dice all’altro “il volo è preciso, si parte all’orario”. Vero, preciso può essere più efficace di puntuale, me la sono segnata.
Poco dopo, bighellonando lungo le vetrine degli shop vicino gli imbarchi, altri ragazzi parlano ad alta voce, gesticolando con almeno due telefonini in mano.
“e dove lo fa il trattenimento?” chiede quello basso con il chiodo di pelle marrò, “al villa niscemi” risponde quello magro con la felpa rosanero “lo sai dov’è, tutte cose lì fa, si sposa e gli invitati non se ne vanno. E’ un matrimonio politico non ci vanno in chiesa prima”. Giusto, se un matrimonio non è religioso non può essere che politico.
Dentro la carlinga semivuota del fokker 100 che mi porterà a Napoli una tizia dalle tette a forma di spremiagrumi informa la mamma che ora partono, che ci manca poco, che non si deve preoccupare perché l’aereo pare nuovo. Poi la hostess, una con la faccia da sfigata e l’orlo della gonna un po’ scucito, le dice di spegnere il cellulare, ma la tizia cincischia, e nel suo manipolare il telefonino lo fa suonare di continuo, e mi accorgo che attaccato ha ancora il miracoloso magnete a forma di coccinella che doveva garantirci la salvezza dal tumore al cervello indotto dalle onde elettromagnetiche.
(chissà cosa ha inventato di nuovo il furbacchione che si è fatto i soldi lucrando sulla paura delle tecnologie.)
Siccome la tizia con le tette a forma di elettrodomestico non riesce a spegnerlo, la suora seduta di fianco a lei smette di sgranare il rosario e le dice “signorina stacchi la batteria”; la signorina fa la faccia ebete, che le viene benissimo, e porge il telefonino alla religiosa, che prontamente lo esorcizza, riconsegnandoglielo in due pezzi, ammutolito.
“poi quando scendiamo me lo ripara vero?” piagnucola la ragazzina dalle tette strane, mentre la suora butta gli occhi al cielo, ora si preme il braccio per fare uscire la vena e farsi una pera, penso io, e ringrazio la giovane funzionaria del check-in di cui ho notato la graziosa trecciolina fermata da elastico verde fosforo di avere accettato la mia querula pretesa di stare da solo, anche in ultima fila.
Che se devo fare il guardone dell’umanità, meglio che sto solo, anche per non annoiare altri passeggeri con le mie banalità, o con l’ostinato leggere il libro senza cagarli punto.
Durante il volo rifletto sul fatto che anche che tutte le storie finiscono, è vero, anche se quelle impossibili paiono durare sempre più del ragionevolmente preventivabile, ma c’è sempre da imparare: finiscono .
Adesso, nella camera di albergo con vista in technicolor sul golfo di Napoli, mentre scrivo questi appunti prima che cominci la riunione, la tv accesa su videomusic manda la pubblicità: un noto stilista frocio prende la scusa di dare un passaggio su una utilitaria rossa ad una femmina dalle labbra rosse e ali da aquila e poi la slinguazza mentre guida. Ma non era notoriamente frocio? Giusto, c’è sempre da imparare, anche da mtv.