giovedì 29 giugno 2006

antò, fa caldo

Senza nomemi pare che si legga abbastanza chiaramente che oggi c'erano 44,5 gradi in sicilia, allora perchè quelli del meteo dicono sempre temperature stazionarie intorno ai 30 gradi?

giovedì 22 giugno 2006

il suo volo è in ritardo (non è una novità)


quando inizio a leggere un libro nuovo, generalmente in aeroporto, penso spesso "ma questa frase avrei potuto scriverla io", e mi sorprendo a sorprendermi del pensiero osceno. Volevo spiegare a qualcuno questa mia riflessione, ma nella sala imbarchi, martedi, due gemelli apparentemente teutonici , dalla presumibile età di mesi otto, gattonavano in lungo e in largo assaggiando tutti i materiali a portata di mani e di lingua. Hanno cercato di attirare la mia attenzione con gorgoglianti rumori, ma ho pensato che non valeva la pena parlare loro di letteratura. Forse mi sbagliavo. Dopo un pò la madre, una stangona di circa due metri abbigliata da finta povera, ha sibilato qualcosa in tedesco, ma i due gemelli se ne sono strafregati, continuando a leccare il gustosissimo linoleum della sala partenze numero 3. La madre smisurata allora ha preso a sistemarsi il look finto povero, lasciando che i pargoli continuassero le ispezioni sensoriali delllo spazio circostante. Poi una signora che nel frattempo si era seduta accanto a me mi ha chiesto "non ho mai preso l'aereo, lo dice qualcuno dove dobbiamo scendere? io devo andare a milano da mia figlia". E' stato un momento in cui mi sono sentito molto creativo, ma ho evitato di raccontarle storie di paracadute o parcheggio dell'aereo nel condominio, ho provato a rassicurarla, ma non sono sicuro di esserci riuscito.


c'era un signore grassottello e sudato che andava in giro con due palloncini e la cravatta storta.


c'era una tizia vestita di nero, con una maglietta molto scollata: si poteva chiaramente immaginare lo sciabordio delle sue grandi tette, ora tracimano ora no ora debordano ora no.


c'era un ragazzo tutto tatuato con un'orologio d'oro, finto, che non sapeva leggere.


mi piace leggere libri in cui persone i cui destini sembrano irrimediabilmente divergenti ad un certo punto si incontrano, e si riconoscono, o non si conoscevano ma il caso le mette in contatto e svela i destini precedenti.


c'erano due donne che allattavano, i bambini succhiavano cullati dal rumore degli annunci.


c'erano donne con scarpe spaiate, e di colore diverso, che forse lo avevano fatto apposta.


uno mi ha chiesto do you speak english, gli ho dato le informazioni che gli servivano millantando il mio inglisc scolastico, e poi si è avvicinato un altro che mi ha detto do you speak turkish? penso di averlo guardato come si guarda un alieno perchè si è subito allontanato, brontolando in turkish (almeno credo).


Una volta, molti anni fa, presi l'ultimissimo volo milano-palermo, Inutile dire che era in drammatico ritardo, la carlinga era semivuota, e vennero caricati dei pacchi in cabina.Il volo fu orrendo, pieno di sobbalzi e vuoti d'aria, che resero la notte acida. Arrivati vicino palermo il comandante disse che a causa del forte vento di scirocco avrebbe fatto alcuni tentativi di atterraggio, ma senza sicurezza di successo, casomai, tutti a catania. Una delle hostess si sedette accanto a me, mi disse che era uno dei suoi ultimi servizi in volo. Mentre l'aereo faceva il gatto impazzito, lei mi chiese se potevo tenerle la mano. Anch'io avevo paura, era un periodo instabile dal punto di vista sentimentale, e acconsentii. Mi disse dove sarebbe andata a cenare e in quale albergo avrebbe passato la notte. Allora non apprezzavo adeguatamente le donne più grandi di me, ed ero timido in maniera imbarazzante. così quando l'aero finalmente riuscì a piantare le unghia sulla pista, le lasciai la mano.


credo che se la reincontrassi la riconoscerei.

giovedì 15 giugno 2006

autopromozione

 


si, viaggiare.


b&b&arts a Palermo. (sono in lieve conflitto di interessi, ma c'è chi ha fatto peggio)

martedì 13 giugno 2006

amore meccanico


Oggi, nonostante l'estate continentale che ha colpito la Sicilia, mi trovavo nel suo capoluogo di provincia più alto, che credo anche sia il capoluogo più alto d'Italia. Ho avuto (forse è stato il freddo?) un impellente bisogno di Bancomat. Ho individuato quello della banca di cui sono correntista,  digitato il codice segreto e chiesto la somma. Ad un certo punto, mentre pensavo come al solito ai cazzi miei, il bancomati ha fatto beep. "ho superato il plafond" mi sono detto rientrando dentro ai pensieri locali, invece le banconote erano uscite; guardando il monitor ho visto la seguente scritta: caro Antonio, sappiamo che il 14 giugno è un giorno importante per te, auguri dalla tua banca".


questo forse è amore, meccanico, elettronico, ma sempre amore  O no?


ps: il 14 giugno sono 46.

giovedì 8 giugno 2006

offerta speciale di frasi di circostanza



si invitano i lettori a incrementare l'offerta, aggiungendo il loro contributo nei commenti.


Non ne avevamo mai parlato, è vero dico io, ma non pensare che sia per colpa della solitudine.

Milioni di persone si sentono sole, credono di essere sole, vorrebbero non essere sole, e non vengono qui, a questo angolo di strada, vicino a questo cartello stradale di divieto di sosta a dirti vorrei uscire con te.

 

Voglio che tu te ne vada, adesso, subito, e che tu scompaia dalla mia vista. E dalla mia vita. E questo non è un avvertimento, l’ultimo avvertimento lo avevi avuto la settimana scorsa, ora il tuo tempo è davvero scaduto. Immagina un vuoto, una fotografia dove una sagoma è stata ritagliata, manca completamente. Il buco sei tu, una specie di buco nero che ha inghiottito tutte le mie energie, adesso basta, voglio che tu te ne vada.

 

Così sei incinta. Cazzo, pensavo che una come te prendesse la pillola. E poi sei sicura che sia mio. Come fai a essere sicura. ctate in quella cazzo di isola greca dove te ne sei scappata. e mie energie, adesso basta, voglio che tu te ne vada. strada, vi Con quanti hai scopato quest’estate in quella cazzo di isola greca dove te ne sei scappata. Non puoi più abortire adesso, non te l’avrei chiesto nemmeno, cazzo non ho nemmeno i soldi per comprarmi un paio di mutande nuove, figurati se potevo pagarti il ginecologo. Lo tieni, quando nasce fammelo conoscere, vediamo se mi somiglia.

 

Vostro figlio, non prendete le mie parole come una offesa personale, sappiate che non c’è nulla di direttamente personale, vostro figlio dicevo, è un idiota. E per questo motivo verrà bocciato. Mi correggo, mi perdoni signora, non volevo essere offensivo. Sembra un idiota, dal modo in cui si comporta in classe. Il suo rendimento è impossibile da quantificare, ecco perché abbiamo deciso di bocciarlo. Non pianga, è per il suo bene, credo.

lunedì 5 giugno 2006

le mani idrauliche del rabdomante





E forse, e forse è sicuro, che mentre le note acidule e sgomitanti si inseguono fuori dai coni dei tweeter, forse, dicevo, qualcuno altrove mi sta pensando.

Forse in cucina, con i guanti di gomma marca marigold una misura più piccola del necessario, col pube attaccato al lavandino, e il piccolo vibrare dell’acqua che esce dal rubinetto si fonde con l’onda sfigmica.

Lo so, la testa non trova una posizione comoda sul divano, è colpa dell’artrosi cervicale dice lei, è colpa del fatto che sono in tensione, una tensione flessibile, come l’archetto di salice che si fa vivo nelle mani idrauliche del rabdomante.

Piove? Vai a vedere, rientrami il violino, l’ho dimenticato sopra il cofano della citroen, figlio distratto dico io, ti ho creato in un attimo di smemoratezza spermatica e mi tocca recuperare le tue cose in giro, tu sei un artista mi dici senza certezze, molto sorpreso della mia fragile incertezza delle tue capacità di essere figlio.

Tu, invece, sei un artista, figlio di cellule e molecole, che in qualche modo credo che risuonino in maniera simile alle mie, eppure tu sei capace a leggere la carta della musica, nel balcone annegato di sole e delle ombre dei cumulonembi che si inseguono, e di formiche che seguono le linee geografiche delle piastrelle di maiolica siciliana.

Mi sembra di ricordarlo, devo scuotere le connessioni, sbattere la memoria come un piccolo tappeto impolverato, ecco si fa nebbia, il pulviscolo atmosferico si solleva e resta quasi paralizzato in aria, mentre alcuni fasci di fotoni, luce si chiama nel linguaggio di tutti i giorni, alcuni fasci di fotoni mi piace di più, certificano l’esistenza e la consistenza degli atomi sparsi nella penombra della mia stanza, che è la camera privata dove si espande la memoria, come un leopardo che si stiracchia pregustando il momento in cui stringerà e reciderà la giugulare del capibara, e tutti gli indicatori dicono perfetto: pronto allo scatto.

Scatta la connessione sinaptica giusta, signore e signori è il rumore dell’osso che si spezza (quando la caviglia della ragazza sui rollerblade , quando lo sterno del camionista stanco, quando la mascella del muratore, quando lei aprì la finestra e la tavola restò apparecchiata, quando il bambino pensò forte, fortissimo, posso volare, e volò davvero) e dal midollo osseo esce un frammento di papiro arrotolato contenente un ricordo.

Dicevo il ricordo, proprio quello, catalogato alla voce colpo di coltello a tradimento, e viene anche da gridare dal dolore, lei veniva dal nord, ma non è certo, e nuotava come una sirena, il mare era quello misterioso degli scogli dorati al tramonto, la spiaggia era deserta come una chiesa di martedì, e quando avresti voluto dirglielo che ti piaceva era già un ricordo, archiviato alla casella lettera morta.