giovedì 29 maggio 2008

con queste orecchie!



Oggi ho preso un giorno di recupero. Non di riposo, perchè avevo comunque una lista di cose da fare. Tra cui quella di andare in Tribunale ad una udienza col cugino avvocato (ho litigato con un ente che pretendeva da me contributi ingiustificati, ovviamente l'ente soccomberà). Siccome c'era ancora da aspettare l'ho accompagnato in giro per il palazzo di giustizia. La barriera corallina esterna. Con tutte le specie di squalo. Giovani, vecchi, dalle pinne morsicate. Squali legali e squali illegali. Mi sarei sentito più sicuro con un fucile subacqueo caricato a lupara, ognuno ha le sue paure. Sentita con queste orecchie la seguente querelle: Il giudice dice all'imputato "perciò voi avete scritto con il pennello e la vernice nera la parola cornuto sulla porta del vostro vicino di casa, signor xxxxx?" Il difensore non fa neanche in tempo a sollevare la montblanc per prendere la parola che l'imputato, uno basso e iniettato di sangue dagli occhi alle orecchie si alza e grida" Bugia, signor giudice, non è vero" attimo di panico in aula "signor giudice, non ci ho scritto cornuto, ma cornuto cornuto cornuto". Evviva la verità.


A proposito di verità, devo dirvi che questo weekend non andrò a mare, ma a Vienna, per lavoro ahimè.  Domattina presto parto, riprenderò le trasmissioni lunedì, nel frattempo dite sempre la verità!

martedì 27 maggio 2008

Leslie Feist, piacere di conoscerLa!




Siccome sono uno che fa un sacco di dietrologia,  sono spesso restio a fidarmi delle opinioni altrui, ma con  discreta capacità di autocritica, il che mi fa spesso cambiare opinione su certi fatti, avevo accolto con una certa diffidenza una recensione di una rivista di moda femminile su di una certa cantautrice. Però siccome sono sempre in cerca di musica nuova per riempire i chilometri tra un luogo e l'altro (eh, la macchina è il mio ufficio), mi sono attaccato al sito dove mungo download a pagamento ed ho scaricato il ciddì di cui sopra. Ah, ancora non l'ho scritto? Dunque, dicevo. Nella stessa sessione di download ho scaricato molti altri cd di personaggi che godono della mia incondizionata fiducia, perciò questa cantautrice è stata ascoltata per ultima. Non sto a farla tanto lunga: questo è il pensiero che si è formato nell'ampia camera oscura del mio cervello, in cui, a causa dell'età, molti e molti neuroni hanno lasciato spazio a incoerente tessuto fibroso, quindi incapace di pensare. E' come se qualcuno avesse rubato un solo efficace spermatozoo a sua insantità Tom Waits, e subito dopo si sia preoccupato di fecondare, in ambiente musicalizzato, un oocita della mia signora del pop preferita, lady Aimeè Mann. Il prodotto di questa operazione di musicofecondazione è Feist. Lei si dichiara infulenzata anche da P.J. Harvey, non posso non darle fiducia sconfinata. Misteriosa canadese di Toronto (ma in Canada ne nascono spesso, di fenomenali autori-esecutori). Il cd che ho ascoltato, e che ancora è in heavy rotation nella plancia della mia auto è The Reminder . My moon my man, The sea lion, bisogna ascoltarle obbligatoriamente. Ed anche a voi nascerà quel pensiero che facevo prima. Inoltre, per i fortunati di Milano, stasera Feist suona ai Magazzini Generali. I milanesi, che di solito non considero fortunati a vivere lì, questa sera possono inebriarsi. Lo facciano un pò anche per me.

venerdì 23 maggio 2008

traffico locale



La cinquecento rossa con la elegante striscia tricolore sul fianco si è avvicinata decisa al parcheggio, oasi miracolosa nel bordello palermitano di questo pomeriggio. Dal marciapiedi una persona si è mossa facendo segno alla cinquecento che il posto era occupato. La fine utilitaria ha insistito nella manovra di parcheggio, e dopo un paio d'urli, precepibili anche da me che avevo la macchina chiusa con la radio accesa, è arrivata una manata dalla persona che stava sorvegliando il posto per qualcuno che sarebbe arrivato da lì a poco. Mai toccare la carrozzeria di una macchina nuova, il proprietario potrebbe perdere il controllo. E così è stato, un proiettile umano è schizzato dalla cinquecento e si è fiondato contro l'autore della manata, che non si è perso d'animo ed ha prima afferrato i capelli del proiettile umano, poi ha mollato un calcio negli stinchi ed infine ha tirato una zoccolata alla cinquecento. Nel frattempo avevo abbassato il volume della radio per apprendere nuove parolacce, rimanendo però deluso. Si è anche messo in mezzo, a suo grave rischio e pericolo, un giovanottone che lavora nella palestra qui vicino.


Alla fine è riuscito a separare le due belve umane. La bruna si toccava lo stinco, mentre la bionda aveva la scollatura segnata con le unghie, ed il pelo tutto ritto. Gli ultimi colpi di troia e buttana e poi quella della cinquecento se n'è andata sgommando come una pantera della polizia.


Io non sono sceso dalla macchina perchè porto gli occhiali.

giovedì 22 maggio 2008

somiglianze

quando vedo questo signore in televisione



mi torna in mente questo cartoon!


il pessimo Muttley!

domenica 18 maggio 2008

il ragazzo dalla testa a pera




Ogni volta che  scendeva dal motorino ,si toglieva il casco  e si guardava allo specchio,  si chiedeva perché gli amici del bar lo deridessero.
“hai la testa a pera!” gli dicevano la sera, al bar. Il barista rincarava la dose,  “pera williams!”. Poi lui ordinava un maraschino, faceva una partita a flipper, guardava le previsioni  del tempo e si faceva ricche seghe mentali sulla moglie del salumiere.
Gli diventavano le orecchie rosse quando andava a comprare i cento grammi di grana grattugiato che gli servivano per  profumare la libidinosa pasta al burro che gli preparava la zia.
Un giorno il salumiere sparì dalla circolazione, si raccontò in giro che fosse scappato per non essere arrestato perchè cambiava le date di scadenza dei formaggini con un timbro speciale, ma non si seppe mai la verità.
Il ragazzo dalla testa a pera cominciò ad andare sempre più spesso al negozio, dove la formosa moglie del salumiere lo accoglieva con un sorriso suino, ma triste, come affamato.
Quando lei si abbassava per prendere il grana dal banco col cristallo trasparente, il camice si apriva sul davanti, le tette le debordavano dal bustier come sontuose provole, e le orecchie del ragazzo con la testa a pera diventavano rosse. Lui, eccitato come un licaone, tornava a casa e si toccava, piluccando grissini e anacardi.
Un giorno, mentre stava acquistando un panetto di burro salato, lei lo guardò negli occhi. Lui smise di respirare.
Lei aprì la bocca, e gli disse che se lo seguiva nel retro gli avrebbe mostrato una forma di mortadella gigante, impossibile da esporre nel banco refrigerato. Le parole della formosa moglie del salumiere sembravano cucchiaiate di latte condensato, lui ne restò intossicato.
Senza capire perché seguì la donna con la guepière nera nel retrobottega. Siccome era infoiato come un canguro, senza troppi preliminari le mise le mani sui seni che salivano e scendevano come una indecisa luna al tramonto, seguendo il ritmo del roco respiro di lei.
La salumiera non reagì, disse soltanto che poteva essere pericoloso, ma lui ormai era eccitato come un mandrillo diplomato, le tolse il camice, le sfilò i seni dal corpetto nero e si mise a trafficare con le mutande di lei, che sembravano fatte di alluminio.
Sul davanti, una specie di piccolo segnale di pericolo, con le lettere pc, scritte in grassetto.
Il ragazzo dalla testa a pera, rosso come la lampadina del gabinetto radiologico, entrò dentro la passera fumante della moglie del salumiere.
Come spesso accade, siccome era arrapato come un dugongo, venne in dodici secondi netti, e subito si addormentò.
Al risveglio, era ancora nel retrobottega, abbracciato all’enorme mortadella, e sentiva un drammatico bruciore lì, dove di solito c’è il pisello.
Era una femmina calda, elucubrò il ragazzo dalla testa a pera, che comunque non conosceva le donne e quindi non poteva categorizzare con tanta sicurezza.
Si sentì bagnato, pensò che doveva lavarsi, e magari uscire a ringraziare la prosperosa benefattrice.
Si guardò in giro, alla ricerca di un bagno, nel cui lavandino sciacquare il suo veloce pisello.
Gli bruciava, e si guardò, laddove ricordava fosse innestato il suo affarino. C’era un buco sanguinolento, che sgocciolava a terra. Il ragazzo dalla testa a pera aveva ancora in mano le culottes metallizzate della moglie del salumiere, rivide il piccolo segnale di pericolo con la scritta pc.
Guardando meglio, riuscì a decifrare. Passera corrosiva.
Tentò di piangere, emettendo un singhiozzo da cuculo, ma non ci riuscì, mentre perdeva i sensi per il dolore e il senso di colpa per il suo pisellino squagliato, vide due braccia e due globosi seni che lo abbracciavano, infilandolo in un sacco nero.
La moglie del salumiere esaurì in un paio di giorni una partita di salsiccia freschissima, dal vago aroma di pera.


giovedì 15 maggio 2008

è un mondo cattivo, baby



è un mondo cattivo, baby
quello in cui se a dodici anni non ti vesti come una zoccola
nessuno ti guarda
è un mondo cattivo, baby
quello che se lui ti chiede sesso tu glielo devi dare
è un mondo cattivo, baby
dove la vita sembra una brutta fiction
è un mondo cattivo, baby
in cui non esiste il delitto perfetto
nonostante quello che ti racconta la televisione.
E' un mondo cattivo, baby.
Spegni la luce che stanotte ti vengo a trovare
il tuo incubo peggiore, quello che ha la faccia
del tuo fidanzatino.


(non ci sto, non è delinquenza, è solo follia, gli adolescenti sono in balia di adulti dal pessimo esempio e di televisione, giornali e media assortiti che propalano l'apparire, anche solo per cinque secondi, come unica forma di espressione)

domenica 11 maggio 2008

aeroportuale di maggio





Ad un certo punto quello seduto accanto a me, nella sconfortevole poltroncina del super 80, ha detto “lei deve essere una persona importante, la salutano tutti”.


Ho amabilmente sorriso, ma non ho risposto. E’ vero, sul Roma-Palermo di venerdì sera c’erano un sacco di persone che conosco, e che mi hanno salutato salendo sull’aereo. Anche un paio di personaggi pubblici, di quelli che mettono i loro faccioni lunari sui poster 6x3 al momento del concorso per la nomina allo stipendificio parlamentare.


Martedì mattina, arrivato al Falcone-Borsellino, ho trovato decine di scolaresche in attesa del loro volo per il viaggio di d-istruzione. Che mi domando cosa ci sia di istruttivo ad andare una settimana in Tunisia, forse qualche docente nostalgico vuole andare a visitare la tomba di Bettino.


Questi ragazzini si fotografavano l’un l’altro, appoggiandosi ai grandi pannelli pubblicitari, mimando scene di sesso con i modelli e le modelle delle reclame. Cominciamo bene, ho pensato io.


C’era una pattuglia di micromanager con inestirpabile appendice auricolare bluetooth. Nel frattempo non li ha chiamati nessuno, ma loro erano pronti, e non si sono tolti l’auricolare neanche entrando nell’aereo. Probabilmente i tessuti del padiglione si sono embricati con le fibre plastiche, formando delle aderenze permanenti.


Uno che aveva la sua bella faccia lunare sul giornale di martedì ha cominciato a passeggiare rasente le panchine della sala d’aspetto, tutte occupate, Sicuramente sperava che qualcuno lo riconoscesse e gli cedesse il posto, però nessuno si è alzato, nemmeno io: forse non mi sono alzato perché lo trovo leggermente antipatico, o solo perché nel frattempo era stato annunziato il secondo ritardo sulla partenza.


Le hostess di terra ad un certo punto hanno cominciato a dire che il signor pinco pallo si doveva presentare al gate per l’imbarco, ultima chiamata, e così via. Quello, lo abbiamo scoperto dopo, aveva gli auricolari del suo lettore mp3 bianco così profondamente conficcati nel cervello che solo dopo che la signora con la divisa della compagnia aerea gli ha chiesto, scuotendolo dal suo coma musicale, se era lui pinco pallo, ha capito che aspettavano solo lui per partire.


E’ diventato rosso rosso, si è sentito addosso gli sguardi di muta riprovazione di mezzo aeroporto, e poco prima di consegnare la carta d’imbarco ha inciampato in un trolley. La padrona del trolley gli ha sibilato qualcosa di cattivo in una incomprensibile lingua cattiva, e quello ha virato dal rosso rosso al viola. Spero per lui che sull’aereo avessero una equipe cardiochirurgica, aveva proprio il colorito di uno che sta per avere un glorioso infarto.


Alla fine siamo partiti con quasi due ore di ritardo, e sono arrivato alla riunione un minuto prima che cominciasse. Il capo ha detto che mi avrebbero aspettato comunque, forse è un buon segno.


I quattro giorni di riunione sono passati con veloce lentezza, e al venerdì pomeriggio la mole di dati che premeva per sedersi sui miei neuroni era tale che credevo di essere diventato un contenitore per byte ansiosi. Una pendrive umana.


Sull’executive transfer (un taxi privato pulito e nero come quello dei film americani) che trasferiva me e altri miei colleghi all’aeroporto di Bologna si sono consumate alcune piccole tragedie interpersonali, tanto che ad un certo punto ci siamo messi a scrivere messaggi su pezzi di carta, immediatamente defenestrati per non lasciare traccia, pizzini si chiamano, ecco.


Il furgone nero è rimasto bloccato insieme al suo vario contenuto umano al centro di uno svincolo, uno di quelli a ricciolo, e dal finestrino fumé ho visto una grande lepre che fottendosene del traffico osservava le macchine e i camion fermi, ritta sulle zampe posteriori. E’ rimasta lì, si è solo grattata un po’ le orecchie, mentre noi ci allontanavamo.


 


 



domenica 4 maggio 2008

antipatico



l'81 per cento degli italiani, stando ad un recente sondaggio, ritiene che gli zingari siano antipatici, in onorevole compagnia degli albanesi.
Io riproporrei il sondaggio, chiedendo però: "se gli zingari fossero disposti ad adattarsi agli usi e costumi delle città in cui vanno a soggiornare, vi starebbero antipatici lo stesso?"
Aggiungerei un bel dilemma di antipatia: è più antipatico il figlio di gheddafi o calderoli?
In linea di massima direi che i figli di papà che non si fanno i cazzi loro sono antipatici, ma i procioni etilici che si spogliano per fare vedere la maglietta della salute in tv non scherzano neanche loro.

venerdì 2 maggio 2008

foto d'autore

spasimol'Autore della foto è Agostino Pacciani.






l'Autore nella foto è Medicineman con Fulminati.






Il posto è un non luogo. Ma bravo chi lo riconosce.