venerdì 30 novembre 2007

c'era un motivo


 


al post esca di ieri.


C'era un motivo, anzi c'era un sogno. Un sogno lisergico. Che prima, avevamo avuto una lunga discussione, i quattro del giovedì sera. Stasera scelgo io avevo detto. Ho percepito il brivido di terrore lungo le schiene di tutti. E la med-moglie: è un musical? non ci vengo.


Poi, però, due ore di vibrazioni positive, di emozioni. Si, di emozioni. Come pelle d'oca, orripilazione, liquido lacrimale dissipato non solo attraverso le narici ma anche lungo le valli del viso. Se dovessi dire se mi è piaciuto dovrei dire di no. Non mi è piaciuto. Di più . Sono, anzi siamo tutti caduti dentro il gorgo dello schermo, sprofondati nelle poltroncine, afferrati ai braccioli. Storie e musica, e la gioventù, e gli anni sessanta. Il grande sogno lisergico. E tutti i personaggi hanno nomi caduti scuotendo gli spartiti dei Beatles. E l'amicizia, e l'amore. Si, l'amore.  Persino un lieto fine. Sto parlando di "across the universe", un film che-secondo me-dovreste andare a vedere. Io tornerò a rivederlo. Pace, amore, lotta per gli ideali, e le canzoni dei Beatles. Poi, fuori dal cinema, ho litigato con uno che mi aveva chiuso la macchina nel parcheggio, ma ero talmente permeato di pace universale che l'ho mandato a fanculo con amore.

giovedì 29 novembre 2007

taxman


One, two, three, four...
Hrmm!
One, two, (one, two, three, four!)

Let me tell you how it will be;
There's one for you, nineteen for me.
'Cause I’m the taxman,
Yeah, I’m the taxman.

Should five per cent appear too small,
Be thankful I don't take it all.
'Cause I’m the taxman,
Yeah, I’m the taxman.

(if you drive a car, car;) - I’ll tax the street;
(if you try to sit, sit;) - I’ll tax your seat;
(if you get too cold, cold;) - I’ll tax the heat;
(if you take a walk, walk;) - I'll tax your feet.

Taxman!

'Cause I’m the taxman,
Yeah, I’m the taxman.

Don't ask me what I want it for, (ah-ah, mister Wilson)
If you don't want to pay some more. (ah-ah, mister heath)
'Cause I’m the taxman,
Yeah, I’m the taxman.

Now my advice for those who die, (taxman)
Declare the pennies on your eyes. (taxman)
'Cause I’m the taxman,
Yeah, I’m the taxman.

And you're working for no one but me.

Taxman!
(grazie, beatles)


e la domanda è: il tassista è fascista? qualunquista? opportunista?

domenica 25 novembre 2007

preavviso ai naviganti

avviso ai naviganti padani


 


 


 


 


 


 


 


 


(foto di medicineman)


quando: 19 dicembre, intorno alle 21.


dove: a Modena


si, ma dove? ancora non lo so, aspetto notizie da Notimetolose , alla quale ho scaricato le rogne dell'organizzazione (grazie Giò).


cosa: verranno letti (non da me, che ho un franco accento terrone, e la tendenza a mangiarmi il 50% delle parole) alcuni racconti da "chimiche interiori" copertina


e (se la tipografia lo sforna in tempo) anche da "fulminati".


e dopo?: notte, vino, chiacchiere e nebbia.


coloro i  quali , amando il rischio, decidano di partecipare, me lo dicano nei commenti, così so regolarmi (sulle bottiglie, intendo).

mercoledì 21 novembre 2007

e le balene, tra dieci anni, che faranno?



Tom Brokaw, uno che la sa lunga, ha detto che tra dieci anni il giornale di carta, quello che dopo averlo letto lo usiamo per incartarci le lische di pesce e la lettiera del gatto zozza, tra dieci anni il giornale di carta non ci sarà più. Avremo tutti in tasca un cazz-pod con il quale telefonare, leggere il giornale, ascoltare la musica, prenotare il posto al ristorante, scazzarci con l'amante digitale. Mi, che bellezza. Tom Brokaw non lo sa, ma tra dieci anni io ne avrò cinquantasette, probabilmente sarò considerato anziano ma non ancora meritevole di pensione (le pensioni, credo io, saranno abolite), e non saprò più leggere il manuale di istruzioni del cazz-pod, che avrò regolarmente comprato, o che mi sarà stato regalato, ma con il quale farò solo due cose, anzi tre: accenderlo e spegnerlo, bestemmiare quando la batteria finisce, e inviare parole a qualche altro orecchio. Tra dieci anni, me lo dice il bieco pessimista che alberga da qualche parte dentro me, non ci sarà più neanche il mio lavoro, non ci sarà almeno come lo faccio adesso. Molti tireranno un sospiro di sollievo, ma immotivatamente. Tra dieci anni non ci sarà più bisogno di andare dal dottore, basterà connettersi e il suo faccione occhialuto spunterà dallo schermo, ci chiederà di infilare un dito nello scanner accanto al monitor e le nostre analisi del sangue saranno eseguite istantaneamente, poi ci manderà la ricetta via internet, e sempre via internet la gireremo al farmacista che ci farà trovare a casa il necessario per curarsi. Ammesso che sia ancora legale ammalarsi. Spero che tra dieci anni invece qualcuno avrà trovato il modo di affondare quelle navi con cui gli ineffabili giapponesi, spacciandosi per scienziati, vanno a caccia di balene: quest'anno ne accopperanno mille per scopi scientifici. Minchia che scienziati idioti, non gliene bastano tre o quattro, mille ne devono ammazzare. Per conto mio, non potrei mai mangiare un animale più intelligente di me, come pare siano la maggior parte dei cetacei, senza sentirmi oppresso da sensi di colpa biblici. Quindi fanculo i giappo e amen.

domenica 18 novembre 2007

sul web, anche le mucche volano (e gli asini cantano)


(immagine da www.eddieflotte.com)


La facilità di accesso (apparente) alle informazioni, anche le più specialistiche, sul Web, ha fatto sì che chiunque abbia un computer (o un palmare , o anche un cellulare) possa disporne liberamente. Quindi, se desidero informazioni su come si diventa astronauta, basta imputare qualche semplice parola chiave sul Motore di Ricerca Universale Onnipotente (si legge Google) per impossessarsi democraticamente delle informazioni che ci servono. Bellissimo. La massima forma di democrazia. People got the Power ( cito la signora Patti Smith). Fin qui, è vero. Raggiungere informazioni è segno di libertà. D'altra parte sappiamo benissimo che il Potere si è sempre esercitato sulla base del possesso di informazioni, o della manipolazione delle stesse, o della loro invenzione fantasiosa (la chiesa?). Se io vivo in un paesello e non so come si fa la domanda per un concorso o la richiesta per esercitare legittimi diritti come una pensione, vado dal sindaco, o dal farmacista, o dal medico condotto, eventualmente dal prete ed in ultima analisi dal comandante dei carabinieri della locale stazione (gli sbirri per ultimi, magari in paese si passa per spioni). Loro, se lo sanno, forniranno l'informazione necessaria, gestendo potere e rendendovi dipendenti (per il voto, per un favore, per un lavoretto, una donazione o una soffiata). Questo era vero fino a che il Web non ci ha resi tutti (o quasi) indipendenti da questa catena di potere, con la possibilità di tuffarsi nel mare dolce delle notizie. Però. Però spesso succede che le informazioni raccolte non siano gestibili, debbano essere controllate, confrontate, molte volte anche eliminate. Non tutti, me compreso, siamo in grado di farlo. Molti, me compreso, avremo la tendenza a credere che gli asini cantano, e che le mucche volano. Questo genera spesso aspettative, speranze, illusioni, credenze. E la rabbia in chi si sente escluso dall'accesso ai miracoli promessi dal taumaturgo di turno, o dalla somministrazione della medicina miracolosa, che probabilmente non esiste, o che viene spacciata come tale dal venditore di fumo mediatico, che alimenta la sua ricchezza materiale attingendo alle possibilità economiche di chi ha bisogno  di stormi di vacche volanti. Si formeranno cori, si stenderanno chilometriche petizioni, si intaseranno centralini e caselle postali, spesso però purtroppo si sarà solo sprecato tempo all'aeroporto bovino.

giovedì 15 novembre 2007

una struggente nostalgia

trash tv













Provate a chiedere ad un minorenne cosa gli viene in mente ascoltando questa minima frase: una struggente nostalgia.
Probabilmente, la maggior parte vi risponderà che si tratta di una marca di jeans, o del nuovo pub con lap dance annessa.
Provo a chiedere-virtualmente-al giornalista (anzi ai giornalisti) che si sono tanto scandalizzati del fatto che alcuni minorenni hanno messo su youtube e su altri siti le immagini, girate col cellulare, della compagna di classe schiacciata dall'autobus, morta, cosa sull'asfalto di Modena.
Caro giornalista, che cazzo ti scandalizzi. I ragazzi basano i loro comportamenti sull'imitazione: e magari li avessero, degli adulti intorno da imitare. Invece sono abbandonati a loro stessi, vittime della televisione che gli lava i neuroni con reality e irreality, con buttane e machi, con plebe ululante e ingellata dalla testa ai piedi, firmati a suon di euri dalle mutande in su.
Caro giornalista, comincia pure tu ad evitare di enfatizzare l'omicidio, lo stupro, l'infanticidio, la loro minuziosa descrizione che fa dei protagonisti eroi mediatici, e delle vittime solo delle cose, cose di carne tritata insanguinata. Cose, senza voce, senza corteo di avvocati benvestiti e benpensanti che gracchiano la loro verità.
Vorrei che ancora qualcuno ricordasse cosa è una struggente nostalgia.

lunedì 12 novembre 2007

A-TEMPO




Il tempo della carne tritata.

C’era il tempo dei formaggini, che forse non c’è più. Ma non ho tempo per andare a controllare.
C’era il tempo del latte condensato in barattolo, ci voleva l’apriscatole, che ha finito anche lui il suo tempo.
C’è il tempo degli auricolari e dell’illusione di totale connessione, con il guscio degli altri.
C’è il tempo della violenza e della carne tritata analizzati al microscopio dei talk show.
Per qualcuno, c’è ancora tempo per la scrittura.
Ci sarà il tempo in cui saremo solo cumuli di byte nei torrenti di informazioni.
Ci sarà quel tempo, io spero che il mio sia già finito.

domenica 11 novembre 2007

proposta


 


La proposta è la seguente: riapriamo le arene coi gladiatori e i leoni, così tutti i bravi ragazzi che hanno sempre voglia di menare le mani, tirare manganellate, incendiare auto, si possano liberamente sfogare in appositi spazi. A disposizione, all'ngresso, mazze ferrate, clave, gatti a nove code, coltelli, machete, spadoni da samurai, fiocine e arpioni, gratuitamente. Ed un servizio  gratuito di rottamazione dei cadaveri. Chiudiamoli gli stadi di calcio, tanto ormai la gente perbene la partita la guarda in televisione.


mercoledì 7 novembre 2007

aeroportuale d'autunno


Si vede che mi sono rimbambito. Si vede anche che la sicurezza negli aeroporti è una pagliacciata.


Ierisera a Napoli avevo due carte d’imbarco, dato che per tornare a Palermo qualcuno aveva deciso che prima passassi (solo passassi) per Roma.


Le signorine in divisa addette al controllo passeggeri erano fibrillanti e sculettanti. Hanno aperto il mio beauty-case tentando di spruzzare in giro il profumo. L’ho minacciata, a quella specie di poliziotta con la camicia strizzata sul petto prorompente, che se solo ci provava, dato che quel profumo che uso non si trova più in giro, mi mettevo a gridare.


“Non faccia così, lo poso subito” ha risposto allarmata.


Poi, al gate, la rincoglionita dell’alitalia si è presa la carta d’imbarco della seconda tratta (quella roma-palermo) senza accorgersene. E sono partito tranquillamente. E’stata anche colpa mia, che non ho controllato bene quale mollarle. A Roma, accortomi del disguido, mi sono fatto fare un duplicato. Forse a Roma ci volevo restare, comunque sono riuscito ad arrivare a casa lo stesso.


 


Antefatto.


Il giorno prima, al Falcone Borsellino (si chiama così, anche se così non piace al nostro eccellentissimo presidente dell’assemblea regionale), arrivato in giusto anticipo come al solito mi sono messo in osservazione, dal mio oblò, della umanità che pinneggiava in aeroporto.


Una nonostante l’auricolare faceva sentire i cazzi suoi a tutti, sbraitando a gioia che non ho capito se era masculo o fimmina su quante mutande e quanti reggiseni aveva venduto nel mese di ottobre e di mandargli i file delle sue vendite di settembre così si controllava le provvigioni. Ho sperato che le si fondesse l’auricolare nel padiglione, ma non è successo. E gioia non si è rotto-rotta, la spacciatrice di mutandine ha smesso di sbraitare i cazzi suoi solo quando hanno chiuso le porte dell’aereo. Penso che avrebbe allegramente continuato.


Una, trentina circa, piagnucolava come una specie di bambina capricciosa cresciuta, piagnucolava e guardava il telefonino, scostandoselo dall’orecchio ogni tanto. “ti prego non lasciarmi non lo fare, mi metto in ginocchio se vuoi” ed altre truculente amenità del genere”. Che se avessi avuto il coraggio, mi sarei alzato e le avrei detto che era tempo perso, che se quello dall’altra parte del cellulare aveva deciso di mollarla, ormai aveva deciso. Avanti un’altra, che magari gli era pure accanto e se lo stava allisciando, alla faccia della piagnucolante. Senza lacrime però.


Uno scendendo dall’ultimo gradino della scaletta dell’aereo ha perso un libro (un libro che parla di Palermo come una cipolla), e quello che mi ha sorpreso è stato che il tizio avanti a me, dall’aspetto grezzo e stone-washed, si è subito calato per raccoglierlo e ficcarselo in tasca. Poi ha deciso di restituirglielo, quando il ragazzo orfano della copia è tornato indietro. E meno male che leggono solo il 25 per cento degli italiani. O forse comprano un libro solo quegli italiani, chè per gli altri un libro gratis si legge volentieri?


 


Coccodrillo Stagionale.


Si sta, come d’autunno, sugli alberi le foglie. E poi ha chiuso gli occhi, che non si erano mai girati per guardare da un’altra parte, e la bocca, che non aveva mai dimenticato di fare proprio quella domanda, quella scomoda, quella chiara.



Adieu, Enzo Biagi, sono certo che se c’è un padrone dell’aldilà, le affiderà di sicuro un  telegiornale.