Vita morte e miracoli del ratto Firmino.
Un ratto sfigato, che mi somiglia (per certe scelte e per certe idee sbagliate sull’umanità). Fino alla pagina novanta ero incazzato, per avere speso i 14 euro per l’acquisto del libro. Dico, uno ha una libreria, in questa libreria una famiglia di ratti famelici si sbafano libri su libri e lui, il libraio, non fa niente?
Niente, neanche una bustina di veleno. Poi però vede il ratto Firmino in un buco del tetto, e decide di omaggiargli un set completo di palline al dicumarolo, il ratto quasi quasi ci schiatta. Lo stupido sorcio aveva creduto di avere un amico in questo libraio. Però mi sono dimenticato di dire che a causa della infanzia disturbata e precaria stò sorcio aveva imparato a leggere. Firmino pure sogna, just like a man, e sogna di volta in volta di essere un personaggio di Tolstoi, o del cinema, dove va a sbafarsi le sozzerie che lasciano gli umani, e a vedersi i film.
Dalla metà in poi, il libro ti piglia, il tempo del sorcio passa veloce, che le pantegane campano poco. Non racconto altro, e non vi dico neanche come va a finire. Dico solo che, essendo l’aereo di ritorno da Roma pieno di tipacci (deputati nazionali, regionali, consiglieri comunali, sindacalisti e semplici stronzi di mia conoscenza) la lettura del libretto mi ha consentito di non guardarne nessuno in faccia. Avviso i deboli di cuore, preparate il fazzoletto per le ultime venti pagine, servirà, e non a tergersi il sudore.
(sam savage Firmino, einaudi ).
Roma vista dal taxi.
La mattina presto di giovedì sono andato a Roma, un viaggio tocca e fuggi, una riunione convocata con una certa urgenza, però avevo capito che non c’erano guai in vista ma opportunità.
Ho capito che per me c’è un metaforico treno. Da saltarci sopra, non da finirci sotto, ma vi aggiornerò, a settembre, alla riapertura di questo spaccio di pensieri e parole (citazione!).
Che c’entra il taxi. C’entra, c’entra, a parte il fatto che i tassisti moderni sono scontrosi e terribilmente local, quando ho detto al tassista di portarmi all’albergo col nome americano in una via che ricordava dei caduti in guerra, quello ha detto “ah dottò, ma ndò cazzo stà stò posto?” poi ha acceso il tom tom, ha visto dov’era e mi ci ha portato, aggiungendo “complimenti per la scelta, in via fori del monno l’hanno mannata”. Corretta osservazione caro amico conduttore di taxi, ma se vado per una riunione full immersion può essere Roma o Karthoum o Bogotà o Bagheria, un posto vale l’altro.
Il tassista del ritorno, che si era fatto un trip di adrenalina, ha reso indimenticabile il tragitto, tra i sorpassi a zig-zag sul raccordo e la radio locale da perfetto tifoso della Roma a tutto volume. Che l’aereo al decollo mi sembrò lento. Ma la colpa è stata mia, che ho avuto la pessima idea di dirgli “siamo in ritardo, cerchi di evitare il traffico”. M’ha preso in parola, stò De Niro dell’Olimpico. (e so anche che qualcuno lo sapeva, che ero in ritardo, quindi..)
I fulminati e i biografismi di ugo ferrero
(foto di medicineman)
(foto di medicineman)
( i fulminati con Ugo Ferrero)
Peccato, l’happening è venuto veramente bene, lo scultore Ferrero ha letto delle poesie dei poeti maledetti, l’attore Luigi Fabozzi ha letto meglio delle altre volte, la location era suggestiva. Peccato che eravamo solo in venticinque. Probabilmente il caldo, probabilmente l’orario, insomma, mi sono rotto. Chiederò la prossima volta, quando inviterò le persone a venire, di dirmi esplicitamente se gli sto rompendo il cazzo con i miei inviti alle presentazioni del libro. Così smetto.
Concludo qui, per questa stagione, in tutti i sensi.
Il domatore di questo blog saluta e informa (a chi interessa) che si riaprirà a settembre.