sabato 28 giugno 2008

vita morte e miracoli del ratto Firmino e altre faccende.

Vita morte e miracoli del ratto Firmino.


 


Un ratto sfigato, che mi somiglia (per certe scelte e per certe idee sbagliate sull’umanità). Fino alla pagina novanta ero incazzato, per avere speso i 14 euro per l’acquisto del libro. Dico, uno ha una libreria, in questa libreria una famiglia di ratti famelici si sbafano libri su libri e lui, il libraio, non fa niente?


Niente, neanche una bustina di veleno. Poi però vede il ratto Firmino in un buco del tetto, e decide di omaggiargli un set completo di  palline al dicumarolo, il ratto quasi quasi ci schiatta. Lo stupido sorcio aveva creduto di avere un amico in questo libraio. Però mi sono dimenticato di dire che a causa della infanzia disturbata e precaria stò sorcio aveva imparato a leggere. Firmino pure sogna, just like a man, e sogna di volta in volta di essere un personaggio di Tolstoi, o del cinema, dove va a sbafarsi le sozzerie che lasciano  gli umani, e a vedersi i film.


Dalla metà in poi, il libro ti piglia, il tempo del sorcio passa veloce, che le pantegane campano poco. Non racconto altro, e non vi dico neanche come va a finire. Dico solo che, essendo l’aereo di ritorno da Roma pieno di tipacci (deputati nazionali, regionali, consiglieri comunali, sindacalisti e semplici stronzi di mia conoscenza) la lettura del libretto mi ha consentito di non guardarne nessuno in faccia. Avviso i deboli di cuore, preparate il fazzoletto per le ultime venti pagine, servirà, e non a tergersi il sudore.


(sam savage Firmino, einaudi ).



Roma vista dal taxi.


 


La mattina presto di giovedì sono andato a Roma, un viaggio tocca e fuggi, una riunione convocata con una certa urgenza, però avevo capito che non c’erano guai in vista ma opportunità.


Ho capito che per me c’è un metaforico treno. Da saltarci sopra, non da finirci sotto, ma vi aggiornerò, a settembre, alla riapertura di questo spaccio di pensieri e parole (citazione!).


Che c’entra il taxi. C’entra, c’entra, a parte il fatto che i tassisti moderni sono scontrosi e terribilmente local, quando ho detto al tassista di portarmi all’albergo col nome americano in una via che ricordava dei caduti in guerra, quello ha detto “ah dottò, ma ndò cazzo stà stò posto?” poi ha acceso il tom tom, ha visto dov’era e mi ci ha portato, aggiungendo “complimenti per la scelta, in via fori del monno l’hanno mannata”. Corretta osservazione caro amico conduttore di taxi, ma se vado per una riunione full immersion può essere Roma o Karthoum o Bogotà o Bagheria, un posto vale l’altro.


Il tassista del ritorno, che si era fatto un trip di adrenalina, ha reso indimenticabile il tragitto, tra i sorpassi a zig-zag sul raccordo e la radio locale da perfetto tifoso della Roma a tutto volume. Che l’aereo al decollo mi sembrò lento. Ma la colpa è stata mia, che ho avuto la pessima idea di dirgli “siamo in ritardo, cerchi di evitare il traffico”. M’ha preso in parola, stò De Niro dell’Olimpico. (e so anche che qualcuno lo sapeva, che ero in ritardo, quindi..)


 


I fulminati e i biografismi di ugo ferrero


luigi fabozzi


(foto di medicineman) 


fabozzi 2


(foto di medicineman)


fulminati ferrero e i biografismi












( i fulminati con Ugo Ferrero)



Peccato, l’happening è venuto veramente bene, lo scultore Ferrero ha letto delle poesie dei poeti maledetti, l’attore Luigi Fabozzi ha letto meglio delle altre volte, la location era suggestiva. Peccato che eravamo solo in venticinque. Probabilmente il caldo, probabilmente l’orario, insomma, mi sono rotto. Chiederò la prossima volta, quando inviterò le persone a venire, di dirmi esplicitamente se gli sto rompendo il cazzo con i miei inviti alle presentazioni del libro. Così smetto.



Concludo qui, per questa stagione, in tutti i sensi.


Il domatore di questo blog saluta e informa (a chi interessa) che si  riaprirà a settembre.

martedì 24 giugno 2008

sunset boulevard


viale uccelli senza zucchero


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


(foto di medicineman)


e all'uscita dallo stadio, ierisera, l'autista del bus contenente i cocci della nazionale 'taliana imboccò il sunset boulevard...


(osservazione scientifica: il caldo fa male, anche ai blogger. Sopravvivono solo quelli gnè-gnè o miau-miau o quelli che spargono commenti seriali talmente sdolcinati che ci vuole l'insulina. A fine mese chiudo per un pò.)

sabato 21 giugno 2008

fulminati terza uscita, in compagnia

invito


 


 



 


 


cliccate sulla cartellina per visualizzare

e stampare l'invito


"i Fulminati incontrano I Biografismi di Ugo Ferrero"


letture e sculture


25 giugno ore 19,00 a Palermo.


martedì 17 giugno 2008

uomini e tonni


 


Mia suocera ha telefonato oggi: "non comprate più tonno". "Perchè?" ho risposto io. "perchè stanno ingrassando i tonni coi cadaveri dei clandestini annegati". Beh, come ragionamento non è male, ma a me il tonno piace, per cui non smetterò di comprarlo. Però, se lo sapessero i giapponesi, che vengono nei porti siciliani a comprarsi i pesci migliori per la loro sfrenata passione per il sushi?


Poi mi chiedo: tutti questi gommoni uguali, importati in Libia, non saranno caduti lì per caso, qualcuno li ha fabbricati e poi qualcunaltro li ha comprati e rivenduti agli scafisti di Gheddati. Non bisogna essere estremamente astuti per scoprire chi regola questo commercio. Lo stesso discorso vale per i motori fuoribordo che spingono questi gommoni, non sono buste di patatine fritte, chi li produce stampiglia sul metallo un numero seriale, e la vita di un motore è come quella di un'auto, ricostruibile.


E i telefoni satellitari? Ognuno di questi traghetti della muerte ha a bordo un telefono satellitare, e un disgraziato a cui è stato insegnato ad usarlo. Anche in questo caso, le compagnie telefoniche che rilasciano i contratti per questi telefoni (che altrimenti non funzionerebbero) sanno benissimo a chi hanno fatto sottoscrivere il contratto. E' un prestanome e l'ha fatto per soldi? Offritene di più e canterà come una sirena.


Poi, arrivati vivi o morti sulle coste siciliane, qualcuno mette in mano a questi uomini-cibo per tonni degli spazzoloni per lavare i vetri. Ma dico io, non si possono infiltrare una decina di carabinieri in Libia, tra coloro i quali hanno pagato il biglietto per partire, e scoprire da chi vengono manovrati, sulla terraferma della onesta e civile Italia?


Mi faccio troppe domande, non avrò mai risposte. Nel frattempo, percentuali sovietiche per il centrodestra alle elezioni provinciali in Sicilia. Al tg regionale hanno intervistato il fratello di Totò vasavasa, che ha dichiarato : noi del gendrodestra siamo sgesi tra le gente e abbiamo barlado, mendre guelli della sinisdra fagevano gli intelleddualoni in delevisione. Minchia, Silvio, ma lo sai che hai ragione?

venerdì 13 giugno 2008

14 giugno 1960







bear48




















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mercoledì 11 giugno 2008

meno 4




Clinica dell'orrore: umiliati dall'Olanda. 100 mila intercettati in Italia ma con il nuovo I-phone. Dico si alle coop del sesso in casa. Che quando ci sono gli sconti vale il tre per due. E se c'è richiesta ovviamente c'è anche offerta. Tutta colpa dell'amore, dicono gli psicologi. Tutta colpa degli ormoni, dicono i masculi. Tutta colpa delle ballerine nude in televisione dicono le fimmine. (il testo proviene da un collage dei titoli di repubblica di oggi e dei pensieri sparsi di oggi)

                - 4 a 48

giovedì 5 giugno 2008

gomorra forse



Lo so. Lo so che adesso molti di quelli che passano di qui per caso, e non solo loro, diranno "uh che reazionario, che incivile, ma l'ha letto il libro ma l'ha visto il film?" Il libro l'ho letto, non è un romanzo di quelli che piacciono a me ma l'ho letto, e ho imparato. Poi, qualche sera fa, sono andato a vederlo, il film. Ho avuto difficoltà a prendere sonno, il montaggio isterico e la fotografia lisergica non aiutavano di certo ad addormentarsi. Però lo devo dire, e poi discutiamone. Ora mi levo questo peso dallo stomaco. L'idea che mi ha perseguitato, dopo avere visto Gomorra l'altra sera, è che non ci sia più niente da fare, laggiù in Campania. Proprio niente, tranne che seppellire tutto di monnezza e cemento, abitanti inclusi.  Basta del resto guardare i telegiornali, o andarci di persona come ogni tanto mi capita. Nessuno usa il casco se scorrazza in moto, nessuno rispetta le regole del vivere civile, ognuno si inventa regole a suo comodo e convenienza e usa le armi per farle rispettare. Dove sono i rappresentanti dello stato? E  che fanno? E la società civile che si nasconde al buio degli appartamenti all'ultimo piano dei palazzi vista mare ha convenientemente deciso che ormai non c'è più niente da fare? O forse non ho capito niente, discutiamone allora. Niente slogan please.

lunedì 2 giugno 2008

Vienna, il cafè e l'orgoglio terrone



Siete 'taliani?
  Il signore che doveva riportarci dall'hotel viennese all'aeroporto l'ha capito subito. In qualche modo era 'taliano pure lui. Padre austriaco, mamma 'taliana caprese, moglie giapponese. Infatti qualche difficoltà con l'itagliano ce l'aveva, ma ci siamo intesi.


Vienna.
Che Vienna, negli spazi lasciati liberi dal congresso, è una città da camminarci, senza bisogno di mete particolari, tanto c'è un sacco di cose da vedere. Mi ha fatto venire voglia di mitteleuropa, forse perchè ci sono stati tre giorni di sole e di temperature meridionali, e non ho visto difetti.
Che Vienna, al centro, si riconosce sempre per la stessa puzza acuta di piscio di cavallo, e questi tiri a due che girano pure la notte coi loro cocchieri tenebrosi fanno venire in mente Celine, e i suoni dei sonagli e degli zoccoli sul porfido puzzoso.



Ho finito di leggere due libri. In qualche modo parlano di memoria. Memoria da cancellare, in una specie di thriller psichedelico, e memoria da riempire, con i frantumi da rimettere a posto.
Il giallo lisergico (sì, sembra proprio un trip, ma di quelli buoni, che fanno sembrare logico e reale anche un mammuth in fila per un pedalò sulla spiaggia di Rimini, col mare color fragola) è l'ultimo libro di Murakami Haruki. Il mio scrittore giapponese preferito. Oserei dire, il mio scrittore preferito. Lo è, ed io vorrei tanto arrivare a scrivere come lui. C'è tempo, chissà.
Anche il titolo del libro Kafka sulla spiaggia, ha attinenze con il mio viaggio, ed anche con il contesto congressuale. Sapete bene che, se uno legge l'ultimo romanzo del proprio autore preferito, il giudizio non può essere obiettivo, tranne che codesto autore preferito non abbia pubblicato proprio una cagata pazzesca (mi scuso col rag. Ugo Fantozzi per la citazione).
Ecco perchè evito adesso di dire cosa ne penso, lascerò passare qualche giorno, magari lo rileggerò, o forse no. Però è uno di quei libri dove da piccoli ininfluenti tremori si genera un caos, uno di quei caos che solo gli dei possono governare, e dove a poco a poco, dopo l'esplosione della supernova narrativa, le cose riprendono ad incanalarsi in una apparente normalità (se volete un paragone musicale, pensate alla suite di Atom Hearth Mother).



L'altro libro che ho finito di leggere, e che mi è servito anche come antidoto al cinese griffato e puzzolente di merda che un ingiusto sorteggio dei posti al check-in mi aveva messo accanto nella poltroncina del Bombardier della Lufthansa, è quello di Mario Calabresi , Spingendo la notte più in là.

Sull'aereo, che è un non luogo, si legge benissimo, preciptando dentro le pagine.
Come dicevo prima, la sensazione durante la lettura (che anche se cerchi di metterti, lettore, comodo in poltrona e con un angolo sentimentale sbieco e impersonale, ti acchiappa e ti torce il muscolo etereo dell'anima) è quella di osservare uno che, con scientifica caparbietà, raccoglie i frammenti di uno specchio andato in pezzi e li ricompone, incollandoli. Dopo, ci si sente riappacificati, come se questa missione postuma serva a ricongiungere una felicità interrotta del passato alla  adulta chiarezza del presente.


Mentre ero alle prese con le ultime pagine, e l'aereo stava già rullando, una signora austriaca cotonata viola che aveva furtivamente cambiato posto, ha premuto insistentemente il pulsante per chiamare le hostess. Abbiamo tutti pensato che avesse avuto un infarto, per cui ho detto all'amico medico che mi viaggiava accanto "preparati House". Non si capiva cosa squittisse la signora viola, ad un certo punto il vicino di fila ha deciso di tradurre dal tedesco all'inglese, a beneficio delle due hostess italiane (carine ma attanagliate dal panico). Quella voleva che il marito la raggiungesse nel suo nuovo posto, perchè aveva paura a viaggiare senza artigliargli il braccino.
"allora perchè ha cambiato posto?" le ha detto severa ma divertita l'hostess dai capelli rossi.
Volevo un posto con un finestrino bello, ha risposto pigolando lei. Giusto, vista mare coi gerani appesi fuori.


Mi stavo dimenticando dell'orgoglio terrone. Siete 'taliani, ha detto il boss della compagnia di noleggio minibus convenzionata con l'organizzazione del congresso. Si, siamo 'taliani, abbiamo risposto in coro (eravamo in tre). Lui ci ha guardato con uno sguardo ibrido, un pò contento e un pò compassionevole, ed ha detto "in hotel brutto caffè, acqua sporca, venite nel mio ufficio che vi faccio un vero caffè italiano, non è lontano, cinque minuti a piedi". E così, mentre la tizia dell'agenzia congressuale che fino a quel momento aveva smaltito i congressisti in partenza con lo stesso sguardo delle ss che caricavano gli ebrei sul carro per Dachau, ha avuto una crisi culminata in strilli acutissimi (sapeva anche l'italiano, la bipede algida ), "non fare ritardo, non fare ritardo" noi abbiamo seguito il signor Mario che ci ha preparato il suo cafè 'taliano.


Al campionato europeo dell'orgoglio, quello terrone va in finale di sicuro.