mercoledì 10 gennaio 2007

mi chiamo Angelo



Era una domenica. Era una domenica pomeriggio. Una domenica pomeriggio di fine estate. Fine anni ottanta. Stavo rientrando, da solo, in città. La macchina era una Opel, dagli altoparlanti della radio accesa (nella mia macchina la radio è sempre accesa) si sentivano sicuramente i Dire Straits. O forse gli U2. Erano anni in cui tutti sentivamo gli U2, oppure i Dire Straits. Il traffico era intenso in direzione Palermo, era anche difficile sorpassare. Mancavano pochi chilometri alla fine dell’autostrada, probabilmente stavo ascoltando Tunnel of Love, o Pride, a quei tempi ascoltavo spesso Pride, la cassetta c90 aveva l’etichetta consumata. Da un lato U2 e dall’altro Dire Straits.


La spia della riserva era accesa da un po’, ed ancora non lo sapevo che c’era poco da fidarsi. Avevo quella macchina da poco; aveva il tetto apribile, ed era l’unica cosa buona. Era una vasca da bagno con le ruote, ed il tetto apribile. E Pride che suonava ( o forse era Tunnel of Love).


Mancavano veramente pochi chilometri alla fine dell’autostrada, e senza preavviso, senza nessun sussulto premonitore, senza singulti e rantoli, la macchina si spense.


“cazxx ho finito la benzina”, pensai mentre mettevo la freccia a destra e lasciavo che sull’abbrivio la vasca da bagno con ruote si andasse ad arrestare in corsia d’emergenza.


“menomale c’è una colonnina del soccorso stradale” mi dissi appena la macchina si fermò del tutto.
Scesi, ed andai ad azionare il pulsante che doveva chiamare il carro attrezzi. Azionai stupidamente più volte quel dannato pulsante, ma non successe niente. Nessuna voce gracchiante uscì dalla retina dell’altoparlante. Niente di niente. Unico rumore il traffico che scorreva con onde di piena, la radio l’avevo spenta, mi pare di ricordare.


A quei tempi non esistevano (ora direi purtroppo ) i telefoni cellulari. Sarebbe meglio che non esistessero neanche oggi, ma questa è un’altra storia.


Valutai che ci sarebbe voluta almeno un’ora per arrivare a piedi al distributore di benzina all’uscita dell’autostrada.


“ e se è chiuso?” dissi ad alta voce. Valutai anche che non avevo nessun contenitore per portare la benzina dal distributore-se fosse stato aperto -alla macchina.


Scartai l’ipotesi della marcia forzata. Di solito, la domenica pomeriggio di fine estate, qui dalle nostre parti, fa parecchio caldo ancora.


“Proverò a chiedere un passaggio.” Non avevo mai fatto l’autostop in autostrada. “proverò a chiedere un passaggio, magari passa qualcuno che mi conosce e mi può aiutare”. Ero abbastanza sicuro che potesse passare qualcuno che mi conoscesse, in quella domenica pomeriggio di fine estate.


Mi misi poco distante, un paio di metri, dalla vasca da bagno con ruote senza benzina, e stesi il braccio destro, poi feci scattare il pollice della mano destra. Con il pollice alzato, iniziai a fare un movimento di torsione del polso di circa sessanta gradi, ciclico e ripetitivo.


Un messaggio inequivocabile, datemi un passaggio diceva il mio dito.


Passarono migliaia di automobili, all’interno delle quali la gente chiacchierava, aveva i piedi sul parabrezza, era visibilmente incazzata, guidava nervosamente, due erano suore, uno aveva il cane ritto sul sedile del passeggero, e la moglie seduta dietro. Il cane mi guardò, ma non fece nulla per attirare l’attenzione del conducente.


Passarono migliaia di automobili, in un paio riconobbi le facce dei tipi che guidavano “Alfredo, Alfredooo” gridai pure, come un idiota, alla macchina che conteneva Alfredo che ovviamente non poteva sentirmi. Vidi la coda dell’Audi di Alfredo confondersi con la massa delle lamiere miste in movimento, senza fermarsi.


Il sole cominciava la sua discesa, “pomeriggio di merda” pensai, disperando che qualcuno potesse avere pietà di uno fermo vicino ad una macchina senza benzina.


Avevo appena smesso di agitare il pollice come un idiota.


Avevo smesso, mi sembrava controproducente, forse era meglio assumere un’aria estremamente sofferente, dopo avrei adottato lo sguardo disperato, per vedere che effetto faceva.


Se avessi potuto osservarmi dall’esterno avrei visto un trentenne preoccupato appoggiato ad una Opel senza benzina.


Dopo che avevo smesso di agitare il pollice mi ero appoggiato alla parte posteriore dell’Opel, e cercavo di guardare negli occhi i conducenti delle macchine che passavano. Avevano quasi tutti gli occhiali da sole, e non riuscivo a capire se mi vedevano o no.


Ero vicino, pochi minuti, a quel momento in cui solitamente un trentenne preoccupato perde la speranza di salvarsi, ero molto vicino a quel momento.


Mentre le ultime gocce di aspettativa positiva si stavano dissolvendo al caldo di quel pomeriggio tardi di una domenica di fine estate, si fermò una macchina.


Fui immediatamente euforico. Però mentre questa macchina, una Golf nera, faceva retromarcia per avvicinarsi, la mia euforia si tramutò in discreta ansia. La Golf faceva retromarcia e potevo chiaramente vedere che era piena di gente, e che il guidatore aveva la tipica faccia del ladro di macchine.


Pensai rapidamente che quello si stava fermando per fottermi la macchina o rapinarmi, e quando si arrestò vicino a me, che nel frattempo gli ero andato incontro, ne fui praticamente certo.


Il mio salvatore abbassò il finestrino lato passeggero, fui immediatamente colpito da odore di povero e di bambini che dormono. La Golf, tutta ammaccata, oltre al guidatore con la faccia da ladro di macchine ed alla donna-balena che gli sedeva accanto, era piena di bambini di età assortite che dormivano, presumibilmente esausti dopo una giornata passata a rubare macchine, a scassinare villette, a rapinare coppiette.


Mi abbassai, chiudendo le narici per fermare l’afflusso di quegli odori così sconvenienti per un trentenne piccoloborghese e preoccupatissimo.


“ho finito la benzina, non è che mi accompagna al distributore a prenderne un po’?”, dissi convinto di stare profferendo una cazzata, dove mi doveva mettere, sul tetto? O in mezzo al gregge di bambini dormienti?


“ti tiro io fino a Palermo, attacchiamo la macchina alla mia” disse il mio truce soccorritore.


La moglie-balena non disse niente, i bambini non si svegliarono, lui scese ed aprì il cofano della Golf.


Aveva mani grandi e sporche di grasso, questo lo notai.


Dentro al cofano, alcune matasse di corda grossa, un altro bambino che dormiva in una cesta di paglia, un piede di porco bello grosso, catene e pezzi di motore.


“questo attacca la macchina e scappa” pensai mentre lo aiutavo a legare il paraurti anteriore dell’Opel al gancio traino della Golf.


Controllò con la pressione del piede che la corda fosse nella giusta tensione, verificò i nodi che aveva fatto (levati i manu, aveva detto mentre cincischiavo con i capi della corda), “Sali nella macchina e accura agli stop, se freno io frena pure tu”, disse il mio truculento soccorritore.


Ripartimmo a bassa velocità e riuscimmo a trovare un posto doppio tra le maglie strette del traffico, in pochi minuti arrivammo alla pompa di benzina che si trovava proprio alla fine dell’autostrada e che era aperta.


Il mio truce soccorritore liberò rapidamente la mia Opel senza benzina dal cordone ombelicale che l’aveva unita alla sua Golf.


Misi immediatamente la mano in tasca e presi una carta da diecimilalire. “prenda questa, come ringraziamento” dissi io porgendogliela.


Lui fece quel verso che noi siciliani solitamente facciamo quando vogliamo dire di no, e che solitamente viene letterariamente tradotto con ‘nzu.


“nzù, avevi bisogno di aiuto e ti ho aiutato, non mi devi dare piccioli”, disse lui risalendo in macchina.


La moglie-cetaceo non aveva mosso un sopracciglio, i bambini dormivano ancora, mi avvicinai alla Golf “come si chiama, mi dica il suo nome” dissi con il tono sollevato di un trentenne che fino a pochi secondi prima era tragicamente preoccupato per le proprie sorti e per quelle della propria bagneruola su ruote senza benzina.


Lui mise in moto la Golf nera, una zaffata di fumo nero e carbonioso uscì dalla marmitta, lo guardai negli occhi.


“Angelo, Angelo sono”.


Ingranò la prima e andò via, lasciando un trentenne stagliarsi nel tramonto di una domenica di fine estate, mentre un benzinaio in slow-motion si avvicinava con la pistola della benzina in mano.


 


 

10 commenti:

LadyAllegra ha detto...

.........

NZU' NZU' NZU'

Ecco, finalmente ora è tutto chiaro, ora capisco perchè mi piace l'uomo siciliano....

nzùnzùnzùnzùnzù

Questo post è straordinario!! :-)

L.A.

bigtime ha detto...

Bella, Med!!!

metallicafisica ha detto...

Un Angelo che dal gelo iniziale ha "salvato" te e l'Opel per un pelo.

In quel periodo ero senz'auto e facevo spesso l'autostop la domenica mattina per tornare a casa dai miei. Una volta si fermò un golfista e, aperto il finestrino, dallo stereo uscivano le note di "sunday bloody sunday".

lo presi come un pessimo auspicio, data la faccia da ladro del proprietario.

"dove vai" - mi disse gentilmente

" A Siena" - risposi io.

"Ma è la direzione opposta" -

"Ah, sì? allora scusamo, attraverso di là" - e salutatolo attraversai la strada per poi ritornare col pollice in vista , di là, non appena il golfista scomparve dietro la curva.


Amen:)*

ipsediggy ha detto...

ti è andata bene chel benzinaio aveva in mano la pistola della benzina.

altro ché u2 e dire straits..

ma lo ti rendi conto? con tutte le rapine ai benzinai che si sono verificate a fine anni ottanta..!

essì che ti è andata bene.

amoilmare ha detto...


Piccola grande lezione su come l'apparenza inganni.. e sulla bellezza di osservare le cose (e le persone) da un altro punto di vista. Bella.


Un abbraccio

blutarsky82 ha detto...

Secondo me la Opel ti ha punito per i Dire Straits...

pispa ha detto...

che carino angelo, con le mani sporche di grasso.

chissà se amava pure il cetaceo, chissà? come leggiamo amabilmente qui, le vie della divina provvidenza sono infinite e segrete :)

casalinprecaria ha detto...

quindi esistono gli angeli? io, sinceramente, non so ancora bene cosa custodiscono.

e.l.e.n.a. ha detto...

mentre il sole, insieme alle tue speranze, tramontava, una sorta di raggio verde... l'illuminazione di un incontro salvifico quando meno te lo aspetti. non è da tutti vederlo. non è da tutti raccontarlo...

rosarioarena ha detto...

l'abito non fa l'angelo!!! :)