mercoledì 27 dicembre 2006

sentenze musicali postnatalizie



“Che qualcosa te la perdi, dico davvero, e non è come dici tu che è tutto gratis, qualcosa te la perdi.”


“se è per la qualità, e chi se ne può accorgere, con questi ridicoli auricolari non te ne puoi accorgere, ma sono comodi, e pratici, maledettamente pratici. Trenta grammi di peso e dieci ore di musica, vuoi mettere tu e i tuoi ciddì, per non parlare degli ellepi, che quelli erano veramente preistoria.”


“Sono d’accordo sulla praticità, ma ti perdi una parte della storia, guarda qui.”


“Hai ragione, comprali tu allora.”


Questo potrebbe essere il riassunto di un colloquio immaginario (ma non troppo) tra un sostenitore dell’acquisto (ragionato e motivato) della musica in cd, ed un fautore del download (selettivo e mirato) di file mp3 dalla magna rete.


Eppure il mio ideale interlocutore si sta perdendo un mutamento che a mio avviso è significativo: il cantautorato anglofono ( e non solo quello) inserisce tra le note di copertina delle cose che prima non avevo mai letto, come ringraziamenti alla madre ed al padre che ha messo al mondo codesti cantautori, ringraziamenti (soprattutto al padre e/o a qualche amico) per aver avuto la possibilità di attingere alla discografia degli anni passati e così restarne piacevolmente influenzati, in qualche caso persino folgorati.


Che appunto, se scarichi gli mp3 e non hai le copertine di carta lucida e patinata, se non leggi le note di copertina, e i testi, molte cose non le saprai, ti resteranno ignote, ed un ascolto passivo, ingordo perché gratuito, secondo me fa rima con ignorante.


Ovvio, adesso si apriranno le bocche di tutti quelli che sostengono che la fruizione delle arti moderne (proprio perché effimere) deve essere gratuita, popolare e liberamente downloadabile.


Lascio perdere lo spinoso argomento per non entrare nel merito di diritti d’autore e difesa degli interessi capitalistici o capitalartistici delle major (e non solo quelle) e vado al punto (collaterale ma sempre punto).


Nella grand abboffeè degli acquisti natalizi di cd (spesso originata dall’avere ricevuto dei buoni idonei a convertire le poco fantasiose banconote del donatore, avaro anche di senso musicale, in qualche cd di quelli che si dice sempre lo comprerei ma mi pare superfluo) ho trovato qualcosa di cui mi pare valga la pena parlare.


Premetto che non li avevo ascoltati alla radio, che non ne ho letto nessuna recensione e che quello che –come sempre- scrivo qui non ha valore di istigazione all’acquisto compulsivo, ma è un punto di vista, originato da un personalissimo ascolto.


Allora, cincischio come al solito, però arrivo alle segnalazioni.


Un tizio che si chiama John Mayer ha consegnato ai posteri un lavoro dal titolo “continuum”; mi sembra abbastanza pastoso, una specie di Lenny Kravitz bianco, con una pericolosa e involontaria somiglianza fisica con Paolo Maldini il pallonaio; il ciddì ha una certa coerenza, non cambia stile da un brano all’altro, si lascia ascoltare e in alcuni brani è non solo orecchiabile ed evocativo. E, fatto non trascurabile, nel libriccino accluso ci sono anche i testi, che non sono niente male. E le dediche e i ringraziamenti e due paginette di things you should know.


Come le avremmo sapute, queste cose, se non avessimo avuto sotto mano il cd con la sua confezione d’ordinanza?


Cito una frase (intelligente appunto) contenuta nel brano “I don’t trust myself”, in cui il nostro buon John Mayer dice ad una ipotetica lei “Who do you love? Me or the thought of me?”. Cacchio, il ragazzo ha stanato la ragazza, domandandole appunto, ma tu bella mia chi ami? Ami me o l’idea che ti sei fatta di me?


Oso affiancare al predetto Mayer ( e non me ne vogliano i puristi, quelli che sanno tutto di tutti, quelli che prediligono l’ascolto impegnato, quelli che se me lo dicevi prima non te lo facevo comprare, quelli che te lo copiavo io –grazie E.J. per le citazioni) un altro giovane virgulto del cantautorato anglofono che risponde al nome di James Morrison. Credo, ma non sono sicuro (monterey e amici, correggetemi se sbaglio) che sia il suo esordio, e per essere tale è notevole che le prime tracce suonino tutte in maniera coerentemente convincente. Anche in questo caso, una strana somiglianza calcistica, in quanto il signor Morrison potrebbe essere scambiato per un delpiero versione esistenzialistica. Non me ne voglia nessuno dei due, ancora si può scherzare, credo. Dicevo che anche qui la pagina finale del librettino in carta lucida è piena di sorprese, almeno per me che sono un ingenuo e sprovveduto fruitore di pop-rock contemporaneo. Mr. Morrison (ehi, ma se confidenzialmente lo chiamiamo Jim invece che James…ma lasciamo perdere) non solo ringrazia mami e papi, ma persino  “the guy in the sky” per il dono della vita, gli amici, etc (io ringrazierei anche per la birra, il vino, il caffè, le donne, le macchine sportive and so on perché si sa, gli ingenui e sprovveduti ascoltatori hanno un sacco di motivi anche per ringraziare).


Poi fa un elenco di tutti quelli a cui si sarebbe ispirato durante la composizione delle sue canzoni, ma tale elenco, per fortuna, è del tutto fuorviante e non ha nessuna connessione con il materiale sonoro contenuto nel testo: sarebbe ingegnoso riuscire a mixare il pathos ispirazionale di Michael Jackson, Nirvana, Van Morrison, Jimi Hendrix e altri santi nomi come fa lui. Sul libretto accluso al cd, ovvio. Anche in questo caso non suggerisco l’acquisto, ma se qualcuno dei vostri amici lo ha fatevelo prestare (oops prestare, non masterizzare che è politically scorrect), e sentitevelo un paio di volte. Due tre brani si infilano in loop tra corteccia e pia madre senza lasciarvi scampo.


Però, quanto ho scritto parlando di una cosa che non si può leggere; concludo segnalando un cd di jazz ricevuto in regalo (incredibile, a me il jazz non piace), e lo segnalo perché pur essendo di quel genere lì che come ho scritto tra parentesi non mi piace, è originale, diventando la versione originale e piena di vita e sentimenti di un genere meticcio tra jazz e acid jazz, con anima ‘taliana.


Il disco in questione si chiama “handful of soul”, suonato da Mario Biondi and the High Five Quintet. Mi azzardo a suggerirvi di investire le due decine di euri necessari, ma non venite a lamentarvi, dopo.


 

7 commenti:

blutarsky82 ha detto...

Tecnicamente parlando, non esiste tecnologia migliore del giradischi e del vinile. Per quanto riguarda la comodità, niente batte l'emmepitre e tutto quello che gli ruota attorno!

e.l.e.n.a. ha detto...

"il signor Morrison potrebbe essere scambiato per un delpiero versione esistenzialistica"... e dopo questo assist al bacio potrei mai esimermi dall'andare a cercare questo pargolo?!? ;)


(inizio e interrompo tracce di ipotecipost perché non sono per nulla natalizi. e perché sono assolutamente deconcentrata... uff!)


(occhieggio con invidiatunonsaiquanta quel 16° che campeggia lì a fianco rabbrividendo nel mio -1°)

metallicafisica ha detto...

Scarico musica da Itunes e trasfrisco sull'Ipod oppure masterizzo un cd ma hai ragione... Il piacere di comprare ogni tanto , per se stessi o da regalare, un cd in "carne e note" è cosa diversa.

Ultimamente mi sono regalata le Puppini Sisters: "Betcha Bottom Dollar"... consiglio vivamente:)*


anonimo ha detto...

Ok confesso, sono una che scarica. Non entro in un negozio di dischi da alemno 20 anni e a NAtale ho regalato al mio vicino di casa un cd masterizzato coi cori degli ultrs dell'inter. Adesso puoi sputarmi in faccia. Rido.

anonimo ha detto...

Ahhhhhhhh, ecco di chi erano quegli auguriiii, Se hai tempo ti racconto. Il vecchio cell non va più e ho un cell di sopravvivenza che non riesce a visualizzare tutti i numeri che erano nella memoria dell'altro. Da qui l'equivoco. Sono ancora in tempo però per farti gli auguri di un 2007 splendido ricco sereno e musicale. Bacio grosso grosso.

e.l.e.n.a. ha detto...

t'ho messo a posto!

amoilmare ha detto...

Quest'anno ho ricevuto in regalo un lettore MP3...confesso di non aver mai scaricato musica e di avere quasi tutti cd originali (lo dico come fosse una colpa). Ogni volta che compro un cd, più che i testi, vado a leggere proprio i ringraziamenti finali, che in fondo sono commoventi...a volte sono anche talmente lunghi che mi chiedo come fanno, questi cantanti, a conoscere così tante persone da ringraziare (sorge il sospetto che siano rivolti anche a vicini di casa, tutti i parenti entro il quinto grado e vecchi compagni di scuola, magari anche dell'asilo).