sabato 1 luglio 2006

padre che sei nei cieli




Houston, novembre 2022

 

Quella mattina ad Houston pioveva, e le cime delle palme si scuotevano come la testa di un cavallo nervoso.

padre nostro che sei nei cieli…”; l’uomo posò la cornetta del telefono, spinse l’apparecchio verso il centro della scrivania di legno scuro, guardò un punto indefinito oltre la vetrata che delimitava lo studio dalla sala operatoria, restò ad aspettare.

Restò ad aspettare che una voce simile a quella dell’ultima chiamata gli ripetesse la frase che negli ultimi giorni gli risuonava nel cervello, “tu non sei nostro padre”.

 

Houston, agosto 1982.

La Cadillac convertibile azzurra si arrestò con un sobbalzo smorzato dalle molle morbide degli ammortizzatori, si aprì lo sportello lato guida, ne scese un uomo alto, vestito all’europea, ray-ban scuri calati sugli occhi. Girò intorno alla macchina, prese un contenitore dal sedile passeggero, percorse diagonalmente una decina di passi dentro il parcheggio, si avvicinò alla reception del centro aerospaziale.

“sono il dottor Goodman, l’ingegnere Joseph mi sta aspettando”, disse alla corpulenta guardia giurata che lo scrutava da dietro il vetro blindato.

La guardia, una donna di colore deformata dalla dieta iperproteica, pigiò i tasti del citofono, scambiò qualche battuta con l’interlocutore, poi fece cenno con il capo a Goodman che poteva andare, mentre gli porgeva un badge identificativo.

Sopra il tesserino, il simbolo della N.A.S:A, un ologramma metallico inserito al centro, rifletté di un bagliore iridescente mentre Goodman lo appuntava al revers della giacca.

Nello studio di Joseph troneggiava il modello del satellite Explorer, che sarebbe stato lanciato nello spazio dopo mesi di preparativi, scontri con l’amministrazione federale, difficoltà nel reperire denaro fresco per assicurare successo pieno all’operazione. Questi satelliti artificiali venivano lanciati nello spazio, in rotta di fuga dal sistema solare, nella speranza che venissero un giorno intercettati da altre forme di intelligenza e le informassero che, sul terzo pianeta del sistema solare, composto da nove corpi celesti che ruotavano intorno ad una stella gialla di nome convenzionale Sole, una specie si era evoluta e cercava un contatto.

Vox clamans in deserto” aveva sentenziato uno dei consiglieri alla sicurezza del Presidente, che avrebbe preferito investire quel denaro in altri missili a testata atomica, da puntare contro il nemico sovietico, ma le pressioni del Senato avevano sbloccato il progetto, e i satelliti erano andati in orbita.

 

“Ho portato il contenitore termico, questo resiste al caldo e al freddo, e -in ogni caso- lassù di freddo ne farà parecchio, si conserverà benissimo” disse ridacchiando Goodman al suo interlocutore.

L’ingegnere prese il cubo di polistirolo, lo soppesò, disse “bene, andiamo a metterlo al suo posto”.

Indossarono delle tute di carta, soprascarpe e cuffie per la testa, poi attraversarono una lunga teoria di corridoi e porte in cui bisognava inserire il badge di riconoscimento per passare.

 

 

Arrivarono in una grande stanza con le pareti tutte bianche, ricoperte di fogli sottili di alluminio, che davano l’impressione di essere chiusi in una enorme latta di tonno in scatola.

Il satellite era collocato su un carrello con piccole ruote di teflon, in quel momento nessuno ci lavorava intorno.

I due si accostarono ad un vano aperto, inserirono il contenitore, richiusero il vano adoperando chiavi a brugola. Il coperchio era costituto da una piastra d’oro, sulla quale erano incise le sagome di un uomo e una donna, la posizione della terra nel sistema solare, delle formule matematiche.

“buon viaggio” pensò Goodman, rivolgendo il saluto mentale alle 12 fiale contenenti lo sperma congelato di altrettanti donatori dalle caratteristiche insolitamente perfette, selezionati direttamente da lui.

 

Houston, luglio 2005

 

Una macchina nera aspettava Goodman, che uscì di corsa dal condominio, si infilò nello sportello dai vetri oscurati che qualcuno aveva aperto; la vettura ripartì con una violenta accelerazione che schiacciò gli occupanti agli schienali di pelle.

“e’ arrivato qualcosa durante la pioggia di meteoriti di due giorni fa, per fortuna l’hanno trovato i militari” disse un ufficiale nero visibilmente strizzato nella divisa d’ordinanza.

“sulla capsula c’era una placca in oro, uguale a quella che era stata fissata sull’explorer 2, ed un’altra simile accanto, con le coordinate stellari di un pianeta nella costellazione di Orione.”

I passeggeri trattennero il respiro mentre l’ufficiale li guardava negli occhi. Goodman si asciugò il sudore gelido con il fazzoletto da taschino “cosa c’era dentro? Dentro la capsula voglio dire” . Un altro uomo, che fino ad allora era stato zitto, giochicchiando con gli auricolari di un lettore mp3, guardò l’ufficiale e prese la parola: “dottor Goodman, nella capsula ci sono 12 unità incubatrici, visibili dall’esterno tramite un oblò di ispezione, e delle tabelle con grafici e una specie di foglio di istruzioni, compilato in inglese e cinese”.

“istruzioni? Si spieghi meglio” disse Goodman.

“viene chiesto di impiantare dodici embrioni negli uteri di altrettante donne, selezionate secondo i criteri che vengono elencati successivamente, si dice di farlo anche per il bene futuro dell’umanità tutta. In tutti questi fogli viene sempre citato il suo nome ” disse l’uomo degli auricolari, che se li rimise subito dopo.

Goodman inghiottì un bolo di saliva acida e ruvida.

 

Tutto doveva passare sotto assoluto silenzio, si doveva fare in modo che dodici donne ricevessero, a loro insaputa, nel loro utero un embrione di provenienza extraterrestre e portassero avanti la gravidanza in maniera regolare ma  strettamente vigilata.

Goodman si spostò con una piccola equipe di collaboratori, selezionati tra i medici ed i biologi dei servizi segreti, a San Antonio, e si inserì nell’equipe ginecologica del locale ospedale.

Il servizio di assistenza alla natalità venne affiancato dagli uomini della CIA, e furono controllate le cartelle cliniche delle donne che si sottoponevano alle pratiche per combattere l’infertilità. Fu fatto credere a dodici di loro che l’equipe era riuscita a creare in vitro degli embrioni da loro ovuli e dallo sperma dei partner, e che tutto sarebbe andato bene.

Goodman avrebbe voluto esaminare meglio al microscopio e con procedure di identificazione genetica quegli embrioni, ma non c’era verso di eliminarne un paio, qualsiasi procedura che avesse come fine la dissezione dell’embrione e la sua conseguente morte si concludeva con la rottura delle apparecchiature o strani incidenti agli operatori.

Goodman non era del tutto sorpreso da queste coincidenze, come non fu sorpreso nell’apprendere che, durante un tentativo di rapina a mano armata ai danni di una delle gravide del programma, il rapinatore avesse rivolto l’arma contro se stesso e si fosse suicidato.

Le stesse donne riferivano ai controlli di essere felici delle loro gravidanze, e che si sentivano come guidate a compiere gesti o a nutrirsi di particolari sostanze , oppure a evitare situazioni potenzialmente rischiose per la salute del feto, sempre sotto l’influsso di una specie di consigliere interiore molto previdente.

Le dodici gravidanze procedettero con regolarità cronometrica, le ecografie periodiche mostravano dei feti di dimensioni e morfologia perfetta, quattro maschi e otto femmine.

 

 

San Antonio, agosto 2006

 

L’impianto degli embrioni era avvenuto in un arco di tempo di due settimane, ma la nascita dei bambini avvenne nell’arco di una sola notte.

Dodici neonati straordinari riposavano in cullette termiche, ordinatamente allineati nella nursery dell’ospedale. Da dietro i vetri, confuso tra i genitori ed ancora scosso per la nottata iperattiva, Goodman si sentiva chiamare da qualcuno, che non era materialmente presente.

Ebbe paura, chiamò poco dopo il consigliere alla sicurezza del Presidente, che lo rassicurò sul fatto che il Governo era assolutamente intenzionato a portare a termine l’operazione così come era stata preventivata.

 

Houston, settembre 2012

 

Al compimento del loro sesto anno di età, i figli delle stelle, come li aveva definiti nei propri pensieri Goodman, furono riuniti per una festa di compleanno comune. Nel corso della loro crescita i rapporti inviati dai pediatri sembravano quasi fotocopiati, allattamento al seno, robusti appetiti allo svezzamento, nessuna malattia di rilievo, la capacità di condizionare in senso positivo le scelte delle famiglie, che erano andate ad abitare in quartieri contigui, carattere da leader che era emerso durante le prime fasi di socializzazione all’asilo, e poi alla scuola elementare.

I bambini, i figli delle stelle, parlavano regolarmente con gli altri bambini, ma tra loro sembrava che ci fosse un canale di comunicazione preferenziale. Parlano tra loro telepaticamente, pensò Goodman ad un certo punto della festa, e vide ventiquattro occhi che lo puntarono, occhi profondi di bambino, occhi in cui Goodman lesse una forza gigantesca. Ebbe di nuovo una intensa paura, cancellata poco dopo dal fatto che uno di quei bambini gli passò vicino e gli inviò senza parlare quello che Goodman interpretò come un tranquillizzante messaggio di fiducia.

Ad un certo punto della festa, mentre gli adulti parlavano tra loro e ridevano e bevevano bevande gassate, Goodman si accorse che i bambini si erano riuniti in giardino, avevano formato un circolo tenendosi per mano, e guardavano verso il cielo. Ebbe l’impressione di vedere qualcosa che si muoveva nello spazio aereo sopra il giardino, come una specie di raggio di sole tra le nuvole, però durò pochissimo, ed i bambini sciolsero il girotondo dopo che si erano accorti della sua presenza.

 

Texas, 2020

 

Fu un anno pieno di allarmi, la comunità internazionale aveva il suo bel da fare a controllare i rissosi governi mediorientali che, ormai privati del potere derivante dallo sfruttamento del petrolio, completamente sostituito da una nuova forma di energia, cercavano di farsi la guerra uno contro l’altro per accaparrarsi le sorgenti d’acqua.

Sulla placca ritrovata nella capsula che aveva portato sulla terra i dodici embrioni, erano incise delle formule chimiche che spiegavano processi ad alta liberazione di energia, formule che erano state sottoposte ai più avanzati laboratori chimico-fisici della terra, senza arrivare a risultati concreti.

Un giorno vennero prelevati i figli delle stelle, a cui venne sottoposta la formula con la serie di reazioni.

Loro si guardarono negli occhi, senza parlarsi, si fecero lasciare nel laboratorio dell’Università  e dopo alcune ore consegnarono il procedimento completo per avere energia dall’acqua e dall’ossigeno dell’aria.

Dissero anche che questa energia doveva essere donata a tutti gli abitanti della terra, e che era un dono del loro padre; tutti sappiamo che non andò così.

 

Houston, novembre 2022

 

I figli delle stelle si tenevano per mano, formando una specie di girotondo “è un cerchio di energia” pensò Goodman mentre li osservava dalla finestra dello studio.

Uno di loro prese un telefono cellulare, Goodman presentì che avrebbe squillato il telefono sopra alla scrivania, e si allontanò dalla finestra.

“tu non sei nostro padre, il nostro vero padre sta per arrivare, e verranno con lui tutti i nostri fratelli, voi dovrete solo obbedirci” , Goodman si sentì gelare il sangue, si riavvicinò alla finestra, il girotondo dei figli delle stelle continuava, mentre il cielo si era riempito di oggetti volanti “astronavi” pensò lui, ed un raggio di luce intensissima partiva dal centro del girotondo bucando le nuvole e perdendosi nel cielo, come a voler guidare le navi spaziali proprio verso di loro.

Gli venne quasi automatico iniziare a recitare una preghiera, mentre la sensazione di freddo lo attanagliava, e gli impediva di muoversi dalla finestra.

padre nostro che sei nei cieli...” . Goodman non continuò perché sentì la porta dello studio aprirsi, ed un forte messaggio telepatico insinuarsi nella sua testa. Dopo, non sentì più nulla.

 

 

12 commenti:

anonimo ha detto...

...

notimetolose ha detto...

E adesso non venirmi a dire che non fai parte del cast di sceneggiatori di X file.

notimetolose ha detto...

O.T. Certo che i tortellini sono sempre quelli, vuoi che li butti via coi tempi di crisi che ci sono? Fin quando non li avrai finiti sono sempre li' che ti aspettano. Rido.

farolit ha detto...

ragazzo, questo post ha delle affinità elettive con la parellela galassia di acquartacus


http://isolavirtuale.splinder.com/


:-)

setteparole ha detto...

Ricordo un racconto di Urania di molti anni fa che aveva qualcosa a che fare con questi figli delle stelle che nascevano per una gravidanza automatica avvenuta sotto un raggio di luna, mi sembra. Le madri li chiamavano "bambino mio della razza migliore2". Questa frase mi è rimasta impressa nel tempo. La fine era quella che tu prospetti nel tuo racconto. Solo che gli umani se ne accorsero in tempo e distrussero tutti i bambini "della razza migliore".Ricordo che a me dispiacque.

cilvia ha detto...

ciaooooooooo!!!

solo una buonanotte!!!

Effe ha detto...

ma poi si sa che il padre non è mai certo

pispa ha detto...

ehi, Buonuomo

ho appena letto un racconto in cui lei era un filino nervoso :)

bello.

utopic ha detto...

veramente molto bello...!!

complimenti ...galattici!! ;)))


(...pronipoti di sua maestà il denaro, dice il tuo grandissimo conterraneo!!...)

rosarioarena ha detto...

vogliamo parlare delle inquietantissime scimmie di mare che imperversavano nel secolo scorso???

Medicineman ha detto...

rosarioarena: e parliamone, delle scimmie di mare: e anche dei nani parlanti di questo secolo.


utopic: quello che mi accosti, è catanese...


effe: infatti sul web impazzano test del dna per padri sospettosi.


setteparole: lo lessi negli anni settanta, forse.


farolit: ragazza, farò un viaggio siderale per andare a controllare a chi mi fai assomigliare.


notimetolose: e allora mettici una buona parola, perchè non mi pagano.

o.t. faccio scorta di citrosodina.

1sole1luna ha detto...

ho sempre letto con piacere i tuoi racconti già su virgilio.Credo siano la tua migliore forma di espressione.Ma non sono venuta questa volta per commentarti ma per commentare un tuo commento "beh anche il dopo è da donna perfetta, di quelle che esistono solo nei blog :-) ".Vedi per me il blog è espressione di me, e sono nel blog, sia qui che su virgilio, esattamente la stessa persona della vita quotidianità e qui racconto la mia quotidianità di esperienze, di osservazioni,di riflessioni.No, non sono una donna di quelle che esistono solo nei blog.