martedì 13 settembre 2005

telegiornale delle venti


C’era una volta una ragazza di trent’anni, che in una notte buia scomparve; dopo tre anni una medium dall’aspetto di extraterrestre la fece ritrovare, nel bel mezzo di un lago: chi ha portato la dahiatsu a cento metri dalla riva del lago? Forse le ondine scherzose, come nelle favole.


C’era una volta una bambina di due anni, che bevve un succo di frutta a base di candeggina, finì in ospedale e dopo due giorni ci tornò, perché aveva mangiato un formaggino all’aroma di candeggina; va bene che i mostri avvelenatori colpiscono alla cieca, in questo caso cercherei i colpevoli a casa, magari un troll maligno si aggira la notte con la siringa piena di ipoclorito di sodio  a casa di questa sfigata bambina, che dormirà con la luce accesa da ora in poi, come nelle favole


C’erano una volta due zii, che abitavano con un affettuoso nipote, il quale giocava lietamente con seghe e cesoie, e finì che smontò gli zii come un pupazzo di Lego, ma poi gli scocciava rimontarli e decise di disfarsi del giocattolo rotto mettendone i pezzi in alcuni sacchi di plastica nera,   spargendoli lungo le Alpi come fa nella favola Pollicino quando semina le pietrine bianche per tornare a casa.


C’era una volta un pianeta dove i bambini venivano messi in gabbia, e chiusi a chiave senza il conforto di una mamma; c’era una città di questo pianeta dove si trovarono undici di questi bambini.


E non era il pianeta delle scimmie.


C’era una volta il giocoso rito delle elezioni, ma siccome il nano crudele che governava la contea di berlusconia non voleva perdere le elezioni provò con un colpo di magia a cambiare le regole, e forse gli riesce, come nelle favole brutte.


C’erano una volta undici stranieri ladroni, senza nessun alì babà, che entrarono in casa di un meridionale che non voleva essere derubato, e uno lo ammazzò; i dieci rimasti ammazzarono il meridionale e scapparono, ma la polizzia li afferrò presto presto, come nelle favole.


E c’erano altri undici stranieri, che stranamente decisero di fare un tuffo dalla nave anche se non sapevano nuotare, e che eccentricamente annegarono, anche se in fondo fu un incidente, e ci fu un sindaco del paese sul mare che decise che il cimitero avrebbe avuto una zona islamica per quegli undici che non sapevano nuotare, e questa mi pare quasi umana, come favola.


C’era una volta un cantante ricco e famoso, che una notte fece un concerto per centosessantamila persone; anzi per centocinquantanovemilanovecentonovantanove, che uno di quelli che doveva andare al concerto andò invece a casa del cantante ricco e famoso, e gliela ripulì. Ma siccome il cantante era ricco e famoso, il giorno dopo la polizzia trovò le cose che gli avevano rubato, come nelle favole.


E ce ne fu un altro, di cantante ricco e famoso, che siccome non gli bastava avere invaso le case e le automobili e gli stadi della sua musica, decise che avrebbe fatto, aiutato da un famoso scrittore di gialli che muove così carismaticamente le mani, un film di cinque ore, un immenso videoclip, alla faccia della modestia, come quei cavalieri spacconi che la fanno più lontana dell’altro cavaliere, come nelle favole


C’era una volta una partita di pallone, in un paese lontano lontano, e siccome la polizzia cattiva sparava sugli spettatori uno dei calciatori andò a dire ai poliziotti ma che sparate alla gente, e per tutto ringraziamento gli spararono nella pancia, quei poliziotti degni eredi dei tempi del dittatore Pinocchiet.


C’era una volta il videoregistratore, un apparecchio che faceva i capricci spargendo per casa boccoli di nastro magnetico, registrava i film a metà e perdeva la programmazione proprio quella sera che c’era quel concerto imperdibile e voi dovevate andare dalla nonna malata a reggerle la flebo. Poi degli spiritelli buoni inventarono Divo, che non solo registrava seguendo le istruzioni provenienti da internet, ma che era talmente furbo che eliminava la pubblicità e le interruzioni inutili. Come nelle favole.


Però i pubblicitari cattivi si incazzarono ed incendiarono la fabbrica del Divo.


Tranne l’ultima storiella, quella dell’incendio, era tutto nel telegiornale delle venti.


E poi dicono che i telegiornali sono noiosi.


 

9 commenti:

notimetolose ha detto...

E' tutto vero.

notimetolose ha detto...

C'era una volta una bambina riccia che voleva abbonarsi ad una rivista e non ci riusciva perchè malvagi elfi del sud non volevano i suoi soldi nordici. C'era una volta un'altra bambina riccia che voleva bere un caffè ma non trovò un cane che glielo pagasse. C'era una volta una bambina riccia che aveva finito una commedia e cercava applausi.

ilianetto2 ha detto...

E' un po' tardi per leggere il tg delle venti. Lo leggerò domani. Ora solo un saluto veloce ma non meno affettuoso.

Avevo capito che ti riferivi alla canzione di Sergio Endrigo. Forse il mio commento non era chiaro.

Buonanotte a domani. Ilia

notimetolose ha detto...

Ho parlato di ricci, non di riccioli d'oro. Solo per puntualizzare sulla tinta. Rido.

Effe ha detto...

inendo: il mondo non dovrebbe infliggerci più di una fiaba al giorno

Effe ha detto...

C'era troppe volte

PlacidaSignora ha detto...

C'era una volta una frenetica signora... (ma te la racconto quando ho più tempo. Per ora ho postato il tuo splendido placidotramonto. Grazie ancora, teso' :-* )

anonimo ha detto...

se non ci fosse da piangere mi verrebbe da ridere............ azzz sono quasi le 20!!!

PlacidaSignora ha detto...

(Postato tramonto-bis :-* )