Si vede che mi sono rimbambito. Si vede anche che la sicurezza negli aeroporti è una pagliacciata.
Ierisera a Napoli avevo due carte d’imbarco, dato che per tornare a
Le signorine in divisa addette al controllo passeggeri erano fibrillanti e sculettanti. Hanno aperto il mio beauty-case tentando di spruzzare in giro il profumo. L’ho minacciata, a quella specie di poliziotta con la camicia strizzata sul petto prorompente, che se solo ci provava, dato che quel profumo che uso non si trova più in giro, mi mettevo a gridare.
“Non faccia così, lo poso subito” ha risposto allarmata.
Poi, al gate, la rincoglionita dell’alitalia si è presa la carta d’imbarco della seconda tratta (quella roma-palermo) senza accorgersene. E sono partito tranquillamente. E’stata anche colpa mia, che non ho controllato bene quale mollarle. A Roma, accortomi
Antefatto.
Il giorno prima, al Falcone Borsellino (si chiama così, anche se così non piace al nostro eccellentissimo presidente dell’assemblea regionale), arrivato in giusto anticipo come al solito mi sono messo in osservazione, dal mio oblò, della umanità che pinneggiava in aeroporto.
Una nonostante l’auricolare faceva sentire i cazzi suoi a tutti, sbraitando a gioia che non ho capito se era masculo o fimmina su quante mutande e quanti reggiseni aveva venduto nel mese di ottobre e di mandargli i file delle sue vendite di settembre così si controllava le provvigioni. Ho sperato che le si fondesse l’auricolare nel padiglione, ma non è successo. E gioia non si è rotto-rotta, la spacciatrice di mutandine ha smesso di sbraitare i cazzi suoi solo quando hanno chiuso le porte dell’aereo. Penso che avrebbe allegramente continuato.
Una, trentina circa, piagnucolava come una specie di bambina capricciosa cresciuta, piagnucolava e guardava il telefonino, scostandoselo dall’orecchio ogni tanto. “ti prego non lasciarmi non lo fare, mi metto in ginocchio se vuoi” ed altre truculente amenità
Uno scendendo dall’ultimo gradino della scaletta dell’aereo ha perso un libro (un libro che parla di
Coccodrillo Stagionale.
Si sta, come d’autunno, sugli alberi le foglie. E poi ha chiuso gli occhi, che non si erano mai girati per guardare da un’altra parte, e la bocca, che non aveva mai dimenticato di fare proprio quella domanda, quella scomoda, quella chiara.
Adieu, Enzo Biagi, sono certo che se c’è un padrone dell’aldilà, le affiderà di sicuro un telegiornale.
11 commenti:
beh, però roberto alaimo val bene un furto! ;)
Si, anch'io ho questa visione romantica del viaggio come esperienza a sé stante ma vengo scippata della mia ispirazione dagli strepiti, dagli spintoni, dai cattivi odori... forse però quando si viaggiava in carrozza gli odori erano più intensi. :))
E' bello viaggiare quando non c'è nessuno in giro e fingersi stranieri (questo mi vien proprio bene) per tenere lontani gli italiani chiassosi. Un saluto.
sei unuomo con le ali ai piedi, mi pare che ti piaccia essere sempre in giro da un aeroporto a una stazione e viceversa.
ma dove ti senti a casa?
sulla poltrona della business class o a casa-casa? :)
Mi è sembrato di vederli tutti questi personaggi, proprio tutti.. e sono certa che Enzo Biagi adesso ci guarda con un sorriso ironico, da lassù..
Roma, comunque, è sempre una bella tappa, sono certa che sarebbe stato un gradevole contrattempo ;)
Guardone (poco) Umano!
Ti vedo bene (nel 2122, eh!?) come vicedirettore di un tg satirico, sai?:)*
post delizioso...:-)
Forse, se ci incontrassimo in aeroporto o in aereo, ci riconosceremmo per lo sguardo impietoso su questa bizzarra e varia umanità e per l'inusuale discrezione. E perché ci leggiamo i libri nostri!
*elena: vedo che lo hai letto!
*cumino: ti fingi straniera? e di dove?
*pispa: a casa, la domenica spesso neanche esco
*amoilmare: credo di sì:-)
*metallicafisica: guardone si.
*ranafatata: credo che la riconoscerei, per lo sguardo.
*matilde: davvero?
Uma... no?*
davvero!
...mica eri a napoli per qualche congresso?
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