sabato 3 dicembre 2005

schricchiolò la neve sotto le suole sulla via emilia



“T’aspettiamo fuori, m’hanno detto”.
Allora più di uno è, ho pensato.
Che dalle mie parti, se ti aspettano fuori, è una cosa brutta.
Poi , fuori, nebbia e freddo porco, e loro sono usciti dalla macchina.
Una aveva la coppola storta, l’altro fumava.
Che dalle mie parti, se uno ha la coppola storta, è una cosa più brutta di quella che se ti aspettano fuori.
“Sali in macchina”. Così, senza spiegazioni, e mi hanno fatto sedere davanti.
Lui, quello che guidava, sbagliava strada, e pensavo che lo faceva apposta per farmi confondere.
Che dalle mie parti, se ti fanno salire in una macchina e ti portano in giro e non cercano di farti confondere è una cosa brutta, peggio di quella che se hanno la coppola storta.
Poi finalmente ci siamo fermati.
“scendiamo”, ha detto la coppola storta.
Abbiamo camminato facendo scricchiolare la neve sotto le suole di gomma para, infilandoci sotto portici bassi e gelidi.
“questo è il tribunale, ci vengo spesso” ha detto ad un certo punto quello che fumava.
Che dalle mie parti, se uno va spesso al tribunale non è detto che sia avvocato, e se invece è cliente dell’avvocato allora è una cosa più brutta di quelli che ti portano in giro con la macchina per farti confondere.
Ad un certo punto, mentre quella con la coppola storta diceva entriamo qui no entriamo lì no andiamo avanti in un altro posto, ad un certo punto siamo entrati in un locale dai tetti bassi, dove delle donne in grembiule passavano lo straccio sul pavimento rossiccio, guardando a terra.
“andiamo di dietro” ha detto quella con la coppola storta.
Che dalle mie parti, se ti portano nel retrobottega e i camerieri del locale guardano a terra per non guardarti in faccia allora è una cosa più brutta di quelli che sono clienti dell’avvocato e vanno spesso in tribunale.
Ci siamo seduti, lui ha ordinato un caffè lasso, che non ho capito che voleva dire, invece aveva detto che il caffè lo voleva basso, e non ho capito ancora, poi ha fatto segno con le dita che era una tazza con poco caffè e ho detto “il caffè lo vuoi stretto”. In effetti il caffè è basso, nel senso di livello nella tazza.
E siccome c’era un freddo porco anche dentro il locale, ho fatto una cosa molto british ed ho ordinato un the.
Lei, quella che la coppola storta se l’era levata, ha ordinato un the persino, e mi ha detto “te li mangi i biscottini”, così senza punto interrogativo.
Che dalle mie parti, se ti dicono di mangiarti una cosa che te la devi mangiare per forza, allora è una cosa più brutta di quando ti portano nel retrobottega di un locale dove nessuno ti vede.
Poi sono arrivati i biscottini, e il the caldo, e il caffè basso-corto, e lui è uscito di nuovo a fumare.
Lei ha preso il suo telefono dalla borsa e ha fatto un numero, poi mi ha detto “parla con lei”.
E io non sapevo che dire, e ho strotolato il mio portabanalità da viaggio, che siccome è da viaggio ne contiene poche di banalità, e a un certo punto non sapevo che dire ancora, perché quella dall’altra parte rideva e non mi aiutava.
Che dalle mie parti, se qualcuno ti ride al telefono, è una cosa più brutta di quando ti dicono mangia per forza.
Poi ho guardato l’orologio e ho visto che dovevo ripartire, e ho detto “adesso riaccompagnatemi”.
E mi hanno riaccompagnato senza protestare, che io volevo scappare dal freddo e tornare dalle mie parti.
Prima di andare lei ha provato ancora a propormi di mangiare, che da quelle parti si cena presto la sera, ma io ho pensato che non sono né hansel né gretel e che non volevo cenare.
Mi hanno lasciato sulla strada, che la neve non si era sciolta, ed io ho detto tornerò, che non era una minaccia ma una promessa, allora quella della coppola storta si è ringalluzzita e ha tentato di nuovo di invitarmi a cena.
Mi sono calato il cappello sulla zucca gelata, e incamminandomi ho pensato tornerò.

11 commenti:

anonimo ha detto...

quali sono le tue parti? Simpatica la storiella. Ciao Lucia

ilianetto2 ha detto...

Il tuo è un raccontare brioso e divertente, e originale e accattivante.

Ehi, dottore, forse è perchè ci siamo dati alla stesura di racconti che trascura i suoi pazienti che continuano ad avere bisogno di lei? Perchè non cerca di conciliare le due attività, visto che l'una è interessante, l'altra impotrtante...

Un saluto caro, in attesa di una sua "visita a domicilio". Ilia

anonimo ha detto...

Lo so che dalle tue parte la storia è diversa.... ma la prossima volta che mantieni la promessa e torni qui avrai una storia diversa da raccontare. Un bacio Silia. p.s. certo che mi piacciono i cannoli!!!! :)

caprettetibetane ha detto...

Un avvertimento mafioso sulla via Emilia...


Originale e piacevole.


o.t. solo un ortopedico poteva rimediare ai danni nfatti alle mie anche dalla spondilite, con seghetto elettrico, fresa, martello... ma io dormivo, intubato attraverso il naso per i miei problemi ossei.


Chi mi ha operato è la mia seconda mamma, mi ha ridato la vita ;-)

colfavoredellenebbie ha detto...


Credo di conoscerla quella con la coppola storta (strano non avesse il colbacco viola con le orecchie pelose).

Anche quello che fuma.

Pure quella che ride...


:)



matilde61 ha detto...

carino... (come sempre !) ciao ...

anonimo ha detto...

Grazie. Ale

notimetolose ha detto...

LEi ha cattive frequentazioni. Glielo dico sempre. Rido come quella al telefono. Anzi di più.

notimetolose ha detto...

P.S. Lei sfugge. Lei è fuggiasco. Emetterò un mandato a comparire.

nowhereman1 ha detto...

Una storia esilarante, che sprizza da tutti i pori autoironia sulla sicilianità, tra la via Emilia e ... Ballarò? mah, buona serata, NM

setteparole ha detto...

Non so perché ho scelto questo tra i tanti post arretrati da leggere (e lo farò, ti accorgerai dai commenti...), ma so di aver fatto bene. Mi è piaciuto tantissimo, soprattutto quel finale troncato di netto. Sono sempre belli i tuoi racconti. Spero che il nuovo anno sia migliore di questo, visto ciò che hai detto. In ogni caso i miei auguri ci sono, tutti e di cuore.