giovedì 1 dicembre 2005

crash - contatto fisico


Stavamo rientrando a casa dal cinema, ierisera, quando un pitbull senza collare e senza guinzaglio, nero con una stella bianca sulla testa, ha preso a seguirci.
Mia moglie si è spaventata, io ho guardato il cane negli occhi, ed ho letto paura. Paura sua, tanto che ha continuato ad avvicinarsi con la coda bassa, quasi strascinando le zampe.
Poi siamo arrivati al cancelletto che dà accesso al condominio, abbiamo aperto e richiuso in fretta, ed il cane è venuto a mettere il muso tra le sbarre. Negli occhi si leggeva “aprimi per favore”.
Pochi secondi dopo, una vecchia Fiat si è arrestata con stridio di pneumatici poco oltre il cancello, e ne è sceso un uomo corpulento.
L’uomo ha guardato il cane, il cane ha guardato l’uomo, l’uomo ha detto “vieni bello andiamo a casa”, il cane si è lanciato di corsa in mezzo alla strada ed è scomparso nel buio di un parcheggio.
Ho pensato che avevo appena commesso una cattiva azione, e che sarei stato premiato per questo.
Anche se sembra strano, il film che avevo visto ierisera conteneva un messaggio di questo tenore.
La pellicola in questione è Crash, ambientata a Los Angeles, ma la location conta poco, perché poteva benissimo essere stato girato a Palermo o a Capetown.
Dico subito che il film mi è piaciuto tantissimo, che lo avrei rivisto seduta stante, e che è piaciuto a tutte le persone che, come me, avevano scelto questo titolo tra i tre, tutti attraenti, che la multisala proponeva.
Dico anche che non c’è una vera e propria trama, infatti il meccanismo narratorio interseca tra di loro le esistenze e le azioni di una dozzina di personaggi, tutti più o meno legati tra di loro, fino ad arrivare ad una conclusione in cui tutti questi nodi intrecciati si sciolgono, tra l’amarezza e la gioia.
I protagonisti si presentano come buoni? Alla fine scopriremo che sono diventati cattivi. Il poliziotto stronzo che ha palpeggiato brutalmente la moglie del regista di colore durante un controllo notturno metterà poche ore dopo la propria vita a rischio per tirare fuori la stessa donna da un’auto che, capovoltasi in seguito ad un incidente stradale, si sta incendiando.
topica la frase del poliziotto cattivo a quello che sembra ancora buono: tu pensi di sapere chi sei, ma non hai capito niente
E fa pensare, e molto, ed anche i personaggi sono persone che pensano, e che fanno scontrare le loro idee e i loro corpi, e spesso anche le loro automobili.
Non ci sono punti di riferimento, il politico di turno dalla moglie isterica, corrotto e contorto, compirà degli atti che lo riabiliteranno e la moglie scoprirà che l’unica persona in grado di darle aiuto quando ne avrà bisogno è la cameriera messicana che fino a poche ore prima ha umiliato ed odiato.
Non posso qui raccontarvi tutte le microstorie che si intrecciano nel corso del film, soprattutto perché alcune sono talmente poetiche o spiazzanti che è difficile renderle bene in queste poche righe.
Un film bello, sconcertante, interessante, che offre un disorientante percorso narrativo, sembra quasi di essere in uno stato di intossicazione acuta da alcool mentre lo si vede, un film che fa pensare, dalla colonna sonora (di mark isham) avvolgente e coinvolgente, dal montaggio insolito, dai colori strani, dalle luminosità contrastate. Lo consiglio a chi mi legge, anche per potere continuare a pensare che il cinema, in fondo, è una magia narrativa meravigliosa.


5 commenti:

missy_ ha detto...

Se CRASH è il film delle macchine, diciamo così, è lo stesso quindi che ho visto io. Amaro, cinico, veloce, frammentato, una umanità varia e sporca, nella quale cadiamo tutti dentro. Film non facile. Bellissimo.

Quanto al pittbull, dopo l'ultimo caso capitato a quel bambino in Svizzera che andava a scuola, sbranato da 3 pittbull, beh, su questo non ti do ragione. Li odio. E odio i loro padroni. Ritengo che chi abbia cani del genere sia da rinchiudere in manicomio. Scusa la bratalità, ma a volte non ci sono mezzi termini. E se tu hai visto occhi di cane con coda strisciante, ricorda che i pittbull hanno occhi bellissimi, struggenti, fortemente ingannevoli di una ferocia fuori dal comune. Secondo me, tutto possono avere i cani che vogliono, ma questa loro libertà di possedimento o compagnia che sia, non deve privare la libertà altrui di passeggiare senza paura.

Sono quindi dalla parte di tua moglie.

Ciao!

notimetolose ha detto...

Fino a quando i nostri occhi vorranno guardare la violenza e si chiuderanno di fronte ad una richiesta di aiuto?

notimetolose ha detto...

P.S. Mi aspettavo un resoconto, ma, lo abbiamo detto, ci vuole pazienza.

anonimo ha detto...

Gli scrittori, non gli scrittoi. Certo, scrittoi grassi non ne ho visti mai. Mauro

anonimo ha detto...

Ciao Antonio, gli scrittoi sono magri anche su paroledisicilia.it (mi sa che ho messo il "sono" nel punto sbgliato).

Io dovevo darti indirizzi e numeri di chi? (perdonami, se puoi, ma ho la testa come un crivo) Mauro