domenica 30 ottobre 2005

concorso letterario nel pomeriggio



Ho parcheggiato la moto mentre arrivavano Bice e Antonio L. Ci siamo scambiati i saluti e qualche battuta, lo facciamo sempre, poi abbiamo raggiunto il viale d’accesso a Villa Niscemi cosparso di sabbia di tufo che faceva scricchiolare il  passo.


Due tipe ci hanno chiesto dove fosse la sala in cui si sarebbe svolta la manifestazione, cui eravamo diretti anche noi.
“il vigile urbano al cancello ci ha detto entrando a destra” ha detto una delle tipe.
“ma a destra c’è il laghetto delle oche” ha risposto Bice.
appunto” stavo per dire io, svelando così la mia stima nei confronti delle tipe, ma Bice mi ha prevenuto con una delle sue fulminanti occhiate.
Poi, nel cortile di Villa Niscemi si sono materializzati dei commandos nuziali scesi da BMW nere lucide,   composti da coppia sposo-sposa in abiti neri disegnati dallo stesso couturier che veste Darth Vader in Guerre Stellari, le damigelle in completini neri sadomaso, altre parenti strette, che continuamente palpeggiavano le plissettature della tuta spaziale nera della sposa, pareva che avevano appena razziato   un pornoshop: ma si sa, de gustibus!
Devo dire, ad onor del vero, che anche tra i convenuti per la premiazione del concorso letterario spiccavano delle mise audaci, del genere vitellina da concorso o mi sono messo la giacca che non me la metto mai e questa che mi sono messo puzza di sudore che non la porto mai in lavanderia tanto non me la metto mai.
Io giudico le persone seguendo un algoritmo che vede tra i passaggi cruciali quello dell’impatto olfattivo, che se è negativo porta direttamente fuori dallo schema, cassando ogni possibilità di futuro recupero.
Intanto la faccenda non cominciava, si aspettava il rappresentante dell’autorità comunale, impersonato da un ex picchiatore nero dal corto collo; è arrivato ben oltre la mezz’ora di tolleranza, ma c’è chi ha fatto di peggio. La presidente della giuria si è andata a collocare al posto d’onore un’ora dopo l’orario ufficiale: ma è ovvio, le persone importanti si fanno aspettare.
Il picchiatore è stato chiamato dalla organizzatrice del concorso a fare il suo discorsetto: non lo aveva preparato, ma se l’è cavata abbastanza bene, frullando un assortimento di banalità assortite, e dichiarandosi felice di essere ad un concorso di poesia. In effetti il concorso era di narrativa, ma lui è un uomo d’azione, e probabilmente le ossa di un poeta o di un narratore fanno lo stesso rumore quando si spezzano.
Io volevo prendere le mie copie del volumetto antologico, anche per vedere l’effetto che fa a vedere il proprio nome su dentro un libro, ma l’abbronzata dama preposta alla vendita delle antologie ha detto che bisognava aspettare la conclusione.
Poi sgranando gli occhi strapazzati dall’eyeliner mi ha detto “le copie si pagano, non sono gratis, eh!”.
Probabilmente era stata avvisata da qualcuno del fatto che i palermitani sono bravissimi a scroccare ciò che altrove si paga, e che molti di loro hanno conseguito laurea e master in scippo e sottrazione indebita di volumi antologici, e si premuniva : meglio dire chi sacciu e non chi sapia.
Elio è andato a comprarsi le sigarette, a me è arrivato l’sms di Massimo, il mio figlio minore che se ne era andato a spassarsela al bowling, “papà ho finito vieni a prendermi”.
Cosicché ho rifatto il viale croccante al contrario, ho montato la moto mentre arrivavano altre berline nere con squadriglie nuziali da guerra, e sono andato a recuperare il figlio.
Così facendo mi sono perso la mia passerella di partecipante arrivato in finale ma non tra i migliori, e la medaglia d’ordinanza me l’hanno data dopo, quasi di soppiatto e quasi rimproverandomi per essermi fatto beccare assente all’appello.
Avrei potuto dire “mi scappava” ma non sono credibile quando invento le scuse.
Poi sono riuscito ugualmente a corrompere la rigida funzionaria e a farmi consegnare le copie che avevo prenotato, improvvisando una acrobazia monetaria con Elio, e sollevando la rigida dalla somministrazione del resto in moneta, che la procedura le aveva provocato una fibrillazione ventricolare, uno scotomo, un fischio all’orecchio ed una contrazione tonico clonica al polpaccio destro: succede sempre, che ti mettono alla cassa “tu prendi i soldi e non farti fregare” e poi non ti danno le monete per il resto.
A casa ho scoperto che non capisco niente. Io e Massimo ce ne eravamo andati prima della proclamazione dei vincitori, si faceva tardi e invece gli organizzatori continuavano a fare suonare un trio jazz come se l’evento fosse la musica e non la scrittura.
Ho sfogliato il volumetto, ed ho scoperto che il racconto vincitore me lo aveva mandato una collega del laboratorio di scrittura, per leggerlo. Io lo avevo bocciato senza appello, non mi era piaciuto il modo in cui era scritto, carente di congiunzioni e con le parole attaccate da trattini, invece è arrivato primo.
Appare evidente che di scrittura non ne capisco niente, presenterò le mie scuse all’autrice e mi darò all’itticoltura.

2 commenti:

matilde61 ha detto...

e chissà perchè, io invece mi fido del tuo giudizio.. mah questione di pelle credo, notte ciao!

ilianetto2 ha detto...

Beh, non direi che di scrittura non ne capisci niente, da come hai condotto la "vicenda!!!

Ciao. Ilia