sabato 4 giugno 2005

la sola mano sinistra

Stamattina mi ha telefonato Lorenzo, il chirurgo: “Antonio vieni che ti operiamo”.
“quando” ho chiesto io, “alle undici” ha risposto lui.
Mi sono fatto accompagnare all’Ospedale, la giornata era di sole, con una leggera brezza marina.
“una giornata perfetta per andare a mare, invece devo andare all’ospedale”, ho detto a mia moglie che guidava la macchina lungo i viali alberati dell’Ospedale.
Lei è rimasta giù a leggere i quotidiani, “è inutile che sali, tanto in sala operatoria non ti fanno entrare”, le ho detto mentre chiudevo lo sportello della Yaris.
Sono andato sopra, ho firmato i moduli, poi nella presala mi hanno aiutato ad indossare un camice verde.
“tutto ok?” mi ha detto il chirurgo.
“si sbrighiamoci” ho risposto.
Mi sono steso sul letto operatorio, faccia in su, ho offerto il braccio destro agli assistenti, mi sono concentrato sulla forma e sui buchi della lampada scialitica, qualcuno ha rasato l’avambraccio, poi hanno passato il disinfettante, isolato il campo operatorio, fatto l’anestesia.
“taglio, senti niente?” ha detto Lorenzo.
“non sento niente, vai tranquillo”.
Nel frattempo ho capito che non sarebbe stata una cosa da cinque minuti, tipo apri-il-cofano-levi-un-pezzo-e-riparti, ed ho attaccato bottone col secondo ferrista, che era entrato nella sala per vedere se avevano bisogno di aiuto e poi si era seduto su uno sgabello metallico, sul mio lato sinistro.
“sto leggendo le marche delle lampade e dei neon attaccati al soffitto” gli ho detto per rompere il ghiaccio.
“lavoro qui da trentanove anni e nove mesi, tra poco andrò in pensione” mi ha detto lui “queste lampade le conosco bene”.
“spero che abbia un hobby, un passatempo, per quando avrà un sacco di tempo a disposizione, la gente spesso si annoia quando smette di lavorare”.
A questo punto Lorenzo, senza staccare gli occhi dal lavoretto di precisione che stava facendo sul mio polso aperto come il motore di una complicata macchina da corsa, ha detto ridacchiando che Franco, il secondo ferrista, , aveva trasportato in mare la sua esperienza in sala operatoria.
“è maestro d’ascia, uno di quelli raffinati”.
“davvero? E che barche costruisce” ho detto incuriosito.
Lui si è schernito, però poi mi ha descritto per filo e per segno la costruzione di una sardara, una di quelle imbarcazioni per la pesca alla sardina che veniva impiegata alla fine dell’800 dai pescatori locali.
“ha una vela latina, e sapendoci fare con il timone è anche una barca stabile e precisa, ne abbiamo costruito due finora, e ci portiamo a spasso i turisti gratis , in estate, con un piccolo contributo del comune”.
Poi è entrato nel dettaglio, raccontandomi di come i pescatori di sardine si spostavano per un mese intero dai porticcioli del golfo di Palermo fino al mare davanti Agrigento, seguiti da un caicco che trasportava i barili e il sale e l’olio e le altre vettovaglie, tutto il necessario per pulire e salare le sarde appena pescate.
Me la sono immaginata, la scena dei pescatori sulla sardara, con la tela stesa da prua a poppa per difendersi dal sole, ritirare le reti e trasferire le sardine sul caicco, ed il lavoro di quelli che preparavano le conserve, e l’odore aspro di mare e sudore.
“abbiamo finito, muovi le dita” ha detto Lorenzo.
Le dita si muovevano tutte, l’effetto dell’anestesia non era finito, era passata un’ora e non me ne ero neanche accorto, mi hanno messo un grosso cerotto sulla ferita suturata.
“ti raccomando, stai a riposo, altrimenti ti ricovero, non devi muovere il polso almeno per un paio di giorni, poi mercoledì torni che ti faccio la medicazione” ha detto Lorenzo prima di salutarmi e rientrare .


Infatti ho scritto questo racconto con la sola mano sinistra, ma mi sembra che sia venuto bene lo stesso, forse ci ho messo un po’ più di tempo, la mia mano sinistra sulla tastiera è lenta come una sardara .

3 commenti:

anonimo ha detto...

Buona domenica da didone

ilianetto2 ha detto...

Certo ci vuole un coraggio non indifferente a conversare amabilmente, piacevolmente, direi, da come porgi le tue parole, durante un intervento chirurgico. Ah, dimenticavo che sei MEDICINEMAN.

Guarisci presto e non fare imprudenze. Voi del campo siete i più indisciplinati!

Ciao. Ilia

matilde61 ha detto...

già la parola ferrista mi manda in ansia , ma io non sono del mestiere e sono gisutificata, mi impressiono sai com'è.... e poi sono contenta di sapere che stai bene... ma tu che sei uno del mestiere voterai? lo so che non sta bene chiedere, ma domandare è lecito rispondere è cortesia, ma sei cortese anche se ti astieni alla mia risposta, al voto un po' meno, oddio siamo liberi , però................ non importa come non detto un bacio