lunedì 2 giugno 2008

Vienna, il cafè e l'orgoglio terrone



Siete 'taliani?
  Il signore che doveva riportarci dall'hotel viennese all'aeroporto l'ha capito subito. In qualche modo era 'taliano pure lui. Padre austriaco, mamma 'taliana caprese, moglie giapponese. Infatti qualche difficoltà con l'itagliano ce l'aveva, ma ci siamo intesi.


Vienna.
Che Vienna, negli spazi lasciati liberi dal congresso, è una città da camminarci, senza bisogno di mete particolari, tanto c'è un sacco di cose da vedere. Mi ha fatto venire voglia di mitteleuropa, forse perchè ci sono stati tre giorni di sole e di temperature meridionali, e non ho visto difetti.
Che Vienna, al centro, si riconosce sempre per la stessa puzza acuta di piscio di cavallo, e questi tiri a due che girano pure la notte coi loro cocchieri tenebrosi fanno venire in mente Celine, e i suoni dei sonagli e degli zoccoli sul porfido puzzoso.



Ho finito di leggere due libri. In qualche modo parlano di memoria. Memoria da cancellare, in una specie di thriller psichedelico, e memoria da riempire, con i frantumi da rimettere a posto.
Il giallo lisergico (sì, sembra proprio un trip, ma di quelli buoni, che fanno sembrare logico e reale anche un mammuth in fila per un pedalò sulla spiaggia di Rimini, col mare color fragola) è l'ultimo libro di Murakami Haruki. Il mio scrittore giapponese preferito. Oserei dire, il mio scrittore preferito. Lo è, ed io vorrei tanto arrivare a scrivere come lui. C'è tempo, chissà.
Anche il titolo del libro Kafka sulla spiaggia, ha attinenze con il mio viaggio, ed anche con il contesto congressuale. Sapete bene che, se uno legge l'ultimo romanzo del proprio autore preferito, il giudizio non può essere obiettivo, tranne che codesto autore preferito non abbia pubblicato proprio una cagata pazzesca (mi scuso col rag. Ugo Fantozzi per la citazione).
Ecco perchè evito adesso di dire cosa ne penso, lascerò passare qualche giorno, magari lo rileggerò, o forse no. Però è uno di quei libri dove da piccoli ininfluenti tremori si genera un caos, uno di quei caos che solo gli dei possono governare, e dove a poco a poco, dopo l'esplosione della supernova narrativa, le cose riprendono ad incanalarsi in una apparente normalità (se volete un paragone musicale, pensate alla suite di Atom Hearth Mother).



L'altro libro che ho finito di leggere, e che mi è servito anche come antidoto al cinese griffato e puzzolente di merda che un ingiusto sorteggio dei posti al check-in mi aveva messo accanto nella poltroncina del Bombardier della Lufthansa, è quello di Mario Calabresi , Spingendo la notte più in là.

Sull'aereo, che è un non luogo, si legge benissimo, preciptando dentro le pagine.
Come dicevo prima, la sensazione durante la lettura (che anche se cerchi di metterti, lettore, comodo in poltrona e con un angolo sentimentale sbieco e impersonale, ti acchiappa e ti torce il muscolo etereo dell'anima) è quella di osservare uno che, con scientifica caparbietà, raccoglie i frammenti di uno specchio andato in pezzi e li ricompone, incollandoli. Dopo, ci si sente riappacificati, come se questa missione postuma serva a ricongiungere una felicità interrotta del passato alla  adulta chiarezza del presente.


Mentre ero alle prese con le ultime pagine, e l'aereo stava già rullando, una signora austriaca cotonata viola che aveva furtivamente cambiato posto, ha premuto insistentemente il pulsante per chiamare le hostess. Abbiamo tutti pensato che avesse avuto un infarto, per cui ho detto all'amico medico che mi viaggiava accanto "preparati House". Non si capiva cosa squittisse la signora viola, ad un certo punto il vicino di fila ha deciso di tradurre dal tedesco all'inglese, a beneficio delle due hostess italiane (carine ma attanagliate dal panico). Quella voleva che il marito la raggiungesse nel suo nuovo posto, perchè aveva paura a viaggiare senza artigliargli il braccino.
"allora perchè ha cambiato posto?" le ha detto severa ma divertita l'hostess dai capelli rossi.
Volevo un posto con un finestrino bello, ha risposto pigolando lei. Giusto, vista mare coi gerani appesi fuori.


Mi stavo dimenticando dell'orgoglio terrone. Siete 'taliani, ha detto il boss della compagnia di noleggio minibus convenzionata con l'organizzazione del congresso. Si, siamo 'taliani, abbiamo risposto in coro (eravamo in tre). Lui ci ha guardato con uno sguardo ibrido, un pò contento e un pò compassionevole, ed ha detto "in hotel brutto caffè, acqua sporca, venite nel mio ufficio che vi faccio un vero caffè italiano, non è lontano, cinque minuti a piedi". E così, mentre la tizia dell'agenzia congressuale che fino a quel momento aveva smaltito i congressisti in partenza con lo stesso sguardo delle ss che caricavano gli ebrei sul carro per Dachau, ha avuto una crisi culminata in strilli acutissimi (sapeva anche l'italiano, la bipede algida ), "non fare ritardo, non fare ritardo" noi abbiamo seguito il signor Mario che ci ha preparato il suo cafè 'taliano.


Al campionato europeo dell'orgoglio, quello terrone va in finale di sicuro.



10 commenti:

LadyAl ha detto...

Ieri sera ero tra il pubblico adorante Mr Cave :)

Mi piacciono i tuoi racconti..linkato!

RedPasion ha detto...

il mio blog è stato linkato da uno che "ci" definisce terroni ecc... come

L'orgoglio terrone


e da ultimo, alle mie ripetute incazzature, ha aggiunto:

la rabbia e l'orgoglio terrone.


sei sempre eccellente.

nei viaggi, e nelle pause.

aglajaGE ha detto...

Io ti ho linkato senza particolari note esplicative, come di solito faccio.

Dovessi aggiungere un commento-guida scriverei: blog curioso di sé e degli altri :-)


Bello il racconto di Vienna. L'ho riconosciuta, pur essendovi stata ormai ben vent'anni fa. Mi colpirono la pulizia, la cortesia, i dolci, l'atmosfera serena e cordiale, la bellezza curata di una nonna giovanile, il fatto che *tutti* coloro con cui parlai conoscessero bene l'italiano.


A.

P.S.: in effetti il caffè locale allora faceva davvero schifo..

amoilmare ha detto...

gli taliani che vivono all'estero hanno un attaccamento ed un amore per la loro terra d'origine che spesso noi che ci viviamo dimentichiamo.. e poi nel loro essere ibridi enfatizzano molto l'umanità tipica del popolo italico, e trovo questa cosa irresistibile.

Me l'ha lasciato un pezzetto di sacher con la panna? ;)

pispa ha detto...

te mi fai morir dal ridere col tuo orgoglio terrone in giro per il mondo :)))


(portassimo anche l'orgoglio tettone, che avevo sbagliato a scrivere, in giro?? eh eh)

matilde61 ha detto...

non ti offendi vero se dico che fra tutti i tuoi post, questi sono quelli che preferisco? sono una terra a terra io :-))) ma quando verrai a torino????

pispa ha detto...

le famose palle di Mozart,

puoi partire per l'Hymalaia con 4 di quelle in tasca: cioccolato ripieno di marzapane, va bene anche come combustibile :)))

cumino ha detto...

Il racconto é molto bello, c'é la passione per la scrittura, più forte di quello per l'aereo: per i viaggi di lavoro, per il caffè 'taliano. E' un piacere leggerti.
Un bacio. :)

sherazade2005 ha detto...

Quanta 'carne' sul fuoco ma a me piace :=))

MI hai fatto sentire un po' come nel tuo taschino: occhieggiante e presente.

Hai ragione che puzza quella 'puzza' di profumo.


sherasenzasolemaconpioggerellinanienteaffattoargentina

Medicineman ha detto...

*ladyale: ottima cosa. il link: lo consigliano i migliori psicologi :-)

*redpasion: noi siamo noi, pure terroni, perchè no, ma con giudizio e allegria.

*aglajaGe: il caffè locale fa ancora schifo, quando ho chiesto un " a small espresso coffee" l'indiano decerebrato che serviva al tavolo ha preso una tazza piccola e ci ha messo una piccola quantità del beverone marrò che c'è sul tavolo di tutti gli hotel.

*amoilmare: ne ho conservato una decina di fette nel mio pancino...

*pispa: l'orgoglio tettone ha un nonsoche di fantozziano ma mi attizza!

*matilde: prechè dovrei? (offendermi e/o venire a torino?)

*cumino: un bacio 'taliano pure a ttè.

*sherazade: il posto nel taschino mio deve essere comodo, che ne dici?