giovedì 10 aprile 2008

la figlia della badante-parte 3


 


Quando tutti se ne furono andati, il farmacista ci disse che avrebbe voluto chiedere a sua madre se la mandava ad aiutarlo in farmacia, però ora che era rimasta sola, si sarebbe dovuta occupare del bar. Non si poteva lasciare il bar al garzone, “lo capisci, Mimma? E’ l’occhio del padrone che ingrassa il cavallo”. Mimma abbassò gli occhi, e fece sì con la testa. “Mimma, se qualcuno ti viene a dire sposiamoci, dicci di sì, lo sai che hai bisogno d’aiuto”.


La ragazza si mise a piangere, “dutturi, lo sapete che nessuno mi piglierà, sono sciancata, chi la vuole una moglie sciancata? La domenica, al belvedere, le altre ragazze camminano diritte attaccate al braccio dei loro mariti, e io sempre sola sugnu.”


Il farmacista prese dalla tasca della giacca un fazzoletto bianco di lino, e lo diede a Mimma, “asciugati le lacrime, vedrai che anche tu avrai un marito, sei bella, e forte, e quando ridi…”.


Si morse la lingua, il farmacista; ormai era anziano, altrimenti se la sarebbe sposata lui, a Mimma dai capelli rossi, a Mimma che rideva sempre.


Strinse il fazzoletto umido e se lo rimise nel taschino, reprimendo a malapena un sospiro.


 


Il massaro del farmacista aveva tre figli, due erano forti come cavalli da tiro, il terzo, il più piccolo, gli era venuto così così, né forte né debole, né cretino né intelligente. Negato per il lavoro della campagna, si era ostinato ad andare a scuola ma lo avevano bocciato alla licenza media. Questo ragazzo, Pino si chiamava, aiutava il farmacista, senza fare troppi danni. Posso restare anche con un solo impiegato, si disse il dottore Antonio, e un giorno portò Pino al bar, e lo presentò a Mimma.


“Chiudi la porta, che vi devo parlare”.


Dopo tre mesi, Mimma e Pino si sposarono, al municipio, che di entrare in chiesa Mimma non ne voleva sapere.


Il paese mormorò, poi tutti tornarono a farsi i fatti loro.


Tutti i giorni all’una, Mimma e Pino chiudevano la porta del bar, e se ne andavano a casa a mangiare.


Mimma si attaccava al braccio di Pino, e traversavano la piazza in diagonale, con un’andatura sbilenca. Sembravano un peschereccio con la lancia a rimorchio, col mare grosso.


Passando davanti alla farmacia, Mimma salutava il dottore Antonio che stava chiudendo la porta pure lui, e rideva.


 


Il farmacista stava diventando vecchio, e fare le cose gli veniva difficile. Su consiglio del fratello notaio, si fece venire a casa una fimmina, una donna che veniva dall’Est.


“vedrai, ti terrà tutto a posto, e poi sanno lavorare duro, senza protestare, e soprattutto, non scassano la minchia, perché al loro paese hanno fame, quindi…” aveva detto sogghignando il Notaio Quattrocchi, mentre organizzava telefonicamente l’arrivo di una badante ucraina a casa del farmacista.


(3-continua)

5 commenti:

Aquisgrana ha detto...

ciao Medi, sono passata per leggere il tuo racconto:-))

metallicafisica ha detto...

Ma... allora si dice "Scassare la minchia"?:)

RedPasion ha detto...

si dice...

più che altro...

si pensa...

pispa ha detto...

evvài :)

xdanisx ha detto...

Bene, letto ancora.