domenica 13 aprile 2008

Avviso e figlia della badante


Sarò assente nei prossimi giorni. Mi troverete nel posto della foto. Comunque aggiungo un altro capitolo de "la figlia della badante". Mi piacerebbe sapere, visto che è la penultima parte, come pensate che vada a finire. Io ho già scritto una conclusione, ma non si sa mai. Ci ritroviamo venerdì prossimo, e vi assicuro che non comprerò giornali italiani per sapere come è finito il concorso a 600 posti di deputato della repubblica.


la figlia della badante. Parte 4


La badante aveva una figlia giovane, una ragazza secca e alta, bionda lavatizza, che non parlava, non rideva, stava sempre allato alla madre. Il farmacista decise che questa ragazza, Svetlana si chiamava, avrebbe fatto comodo al bar, avrebbe aiutato Mimma, magari solo a lavare le tazze, a passare la scopa e lo straccio, a fare quelle cose pesanti che Mimma faceva con amore e fatica.


I paesani ridevano quando ci dicevano cose a Svetlana. Prima ci cambiarono il nome. “Stella, viene più facile”, disse il maresciallo dei carabinieri. Quella pareva che faceva finta di non capire, e rideva pure lei.


Alla stagione calda, Stella si cambiò i pantaloni neri che aveva indossato per tutto l’inverno, e si mise una minigonna a pieghe color melanzana. Con la camicetta bianca e il grembiule, faceva la sua figura, non pareva più tanto pallida e moscia.


Ora i paesani ci ridevano più forte, e mentre faceva avanti e indietro per portare i cafè al tavolino, da qualche parte si sentiva “minchia che cosce!”.


Mimma non si preoccupava, in fondo lei era la padrona, aveva un marito, e anche se bambini non ne arrivavano, era felice lo stesso.


Non si preoccupava Mimma, però quella era sempre con le cosce in bella vista, e rideva, e si guardava in giro, e i giocatori di tressette la chiamavano di continuo “Stella due birre, Stella, duci, porta tre cafè” e subito dopo dicevano guardandola in faccia che tanto erano sicuri che lei non capisse niente “Stella, bedda, ah chi ti facissi”.


Pure Pino, pareva che quella c’avesse il miele sul culo, era sempre girato a taliarisilla. E guardava, eccome se guardava.


A metà di luglio finalmente Mimma capì che si doveva preoccupare.


 


Stella era scesa nel seminterrato a pigliare un cartone di bottigliette di gazzosa, e Pino c’aveva detto “aspetta ca t’aiuto”.


Era sceso pure lui. Mimma cominciò a contare mentalmente i secondi che passavano, e sentiva la pressione che le saliva, e la fronte e la pettorina diventare rosse, non solo per la caloria di luglio, ma pure perché nella testa ci giravano idee che facevano sudare.


Dopo che ebbe contato fino a trecento, Mimma mollò l’ormeggio del bancone del bar, zuppichiò fino alla scala del seminterrato, cominciò a scendere i gradini ad uno ad uno, stando attenta a non fare scruscio con i sandali e soprattutto a non arruzzolarsi per le scale.


Arrivò al ballatoio, si appoggiò alla graticella impolverata da cui entrava la poca luce che illuminava il seminterrato e vide quello che non voleva vedere. Quasi ci pigliò una sincope quando vide quella finta gatta morta di Stella che, appoggiata al tavolinetto a gambe larghe si pigliava tutto il bendiddio di suo marito che aveva i pantaloni calati a metà, e rantolava sotto i colpi di quel porco.


Risalì di nuovo gli scalini ad uno ad uno, piano, che oltretutto ci girava la testa, avendo negli occhi il movimento di biscie in calore di quei due lassotto.


Si appoggiò al bancone, il piano di metallo freddo l’aiutò a fare sbollire il sangue, aprì il rubinetto e si lavò la faccia.


“Questa me la pagate, tutti e due” si disse a bassa voce mentre si asciugava il viso nello strofinaccio pulito.


Nei giorni seguenti Mimma ci fece caso, che quando Stella scendeva nel seminterrato aveva gli occhi spiritati e il respiro pesante, subito dopo suo marito scendeva pure lui “l’aiuto, le cassette di birra pesanti sono” e poi risalivano rossi, accaldati, e quella la taliava con uno sguardo di sfida.


Mimma si battè la mano sulla gamba offesa “sciancata sì, minchiona no”.



 

7 commenti:

xdanisx ha detto...

Aspetto un finale truculento. Come non immedesimarsi con la "lussata"?

L'ambientazione è notevole, la storia interessante.

Dai, sei bravo Dottò!

danis

Aquisgrana ha detto...

sempre in posti col mare te ne vai:-)

ciao!!

pispa ha detto...

come nel film di Almodovar, Mimma prende un osso di prosciutto e glielo dà forte sul groppone, mentre.

la morte migliore, dicono :))

sherazade2005 ha detto...

ah! il concorso?

truccato.

l'unica consolazione che a roma scenderanno una masnada di "c'è l'ho duro" e si conta molto sulla

crisi di astinenza della Danielina

Santanchè.

Per leggerti ri-passo.

Bella la vita!


shera

amoilmare ha detto...

Mizzica Mimma, fatti valere!! sento che a schifìo andrà a finire...

anonimo ha detto...

Vorrei che Mimma vendesse tutto e partisse lasciando il marito in braghe di tela, vorrei che incontrasse qualcuno che la amasse sul serio. ah se il farmacista fosse stato più giovane. Purtroppo non riesco ad immaginare un lieto fine. Bravo davvero

anonimo ha detto...

Storie di ordinarie 'porcherie'.

mi piace l'immagine delle bisce: non ci avrei mai pensato ma rende l'immagine.

era meglio mi fermavo al Fado..mi sono un po' storta.


sheracheodialeporcatemaritali