lunedì 5 giugno 2006

le mani idrauliche del rabdomante





E forse, e forse è sicuro, che mentre le note acidule e sgomitanti si inseguono fuori dai coni dei tweeter, forse, dicevo, qualcuno altrove mi sta pensando.

Forse in cucina, con i guanti di gomma marca marigold una misura più piccola del necessario, col pube attaccato al lavandino, e il piccolo vibrare dell’acqua che esce dal rubinetto si fonde con l’onda sfigmica.

Lo so, la testa non trova una posizione comoda sul divano, è colpa dell’artrosi cervicale dice lei, è colpa del fatto che sono in tensione, una tensione flessibile, come l’archetto di salice che si fa vivo nelle mani idrauliche del rabdomante.

Piove? Vai a vedere, rientrami il violino, l’ho dimenticato sopra il cofano della citroen, figlio distratto dico io, ti ho creato in un attimo di smemoratezza spermatica e mi tocca recuperare le tue cose in giro, tu sei un artista mi dici senza certezze, molto sorpreso della mia fragile incertezza delle tue capacità di essere figlio.

Tu, invece, sei un artista, figlio di cellule e molecole, che in qualche modo credo che risuonino in maniera simile alle mie, eppure tu sei capace a leggere la carta della musica, nel balcone annegato di sole e delle ombre dei cumulonembi che si inseguono, e di formiche che seguono le linee geografiche delle piastrelle di maiolica siciliana.

Mi sembra di ricordarlo, devo scuotere le connessioni, sbattere la memoria come un piccolo tappeto impolverato, ecco si fa nebbia, il pulviscolo atmosferico si solleva e resta quasi paralizzato in aria, mentre alcuni fasci di fotoni, luce si chiama nel linguaggio di tutti i giorni, alcuni fasci di fotoni mi piace di più, certificano l’esistenza e la consistenza degli atomi sparsi nella penombra della mia stanza, che è la camera privata dove si espande la memoria, come un leopardo che si stiracchia pregustando il momento in cui stringerà e reciderà la giugulare del capibara, e tutti gli indicatori dicono perfetto: pronto allo scatto.

Scatta la connessione sinaptica giusta, signore e signori è il rumore dell’osso che si spezza (quando la caviglia della ragazza sui rollerblade , quando lo sterno del camionista stanco, quando la mascella del muratore, quando lei aprì la finestra e la tavola restò apparecchiata, quando il bambino pensò forte, fortissimo, posso volare, e volò davvero) e dal midollo osseo esce un frammento di papiro arrotolato contenente un ricordo.

Dicevo il ricordo, proprio quello, catalogato alla voce colpo di coltello a tradimento, e viene anche da gridare dal dolore, lei veniva dal nord, ma non è certo, e nuotava come una sirena, il mare era quello misterioso degli scogli dorati al tramonto, la spiaggia era deserta come una chiesa di martedì, e quando avresti voluto dirglielo che ti piaceva era già un ricordo, archiviato alla casella lettera morta.

7 commenti:

anonimo ha detto...

ciao uomo medicina :o) ogni tanto ritorno ;o) spero che un mio saluto sia per te sempre lieto... ti abbraccio smack

ilianetto2 ha detto...

Trasformare le attese in azioni, dici? Dottore, questa medicina è un po'...complicata per essere presa così, semplicemente!!!

In ogni caso, grazie della terapia consigliata, come sempre, mio caro attento e scrupoloso dottore. Ilia

1sole1luna ha detto...

pensieri come caselle che si confondono

matilde61 ha detto...

sarà che ho male a tutti i muscoli sta cosa del rumore dell'osso che si rompe, mi rende molto sensibile.. ciao

pispa ha detto...

mi piace la descrizione della signora che lava i piatti, guanti marigold, "adesso esco e vado col primo che incontro", ma perché una misura in meno di quella che ci vorrebbe?

è molto romantica comunque, la descrizione, compresa la marca.

ormai ovunque passo scrivo "è molto romantico"

non sono più credibile.

anonimo ha detto...

bel pezzo.

anonimo ha detto...


Letto con il fiato sospeso..e alla fine un senso di nostalgia..


Dea