lunedì 14 novembre 2005

requiem per i giocattoli



Su un quotidiano, oggi ho letto un articolo che era una specie di requiem per i giochi che hanno accompagnato l’infanzia di quelli che-come me- sono nati negli anni ’60, in un periodo in cui l’Italia e l’Europa uscivano dalla depressione post-bellica, e dopo la ricostruzione qualcuno trovava anche il tempo di pensare ai giochi dei bambini, che non fossero le classiche trottole o palloni o bambole.
L’autore del pezzo dice che autopiste elettriche e trenini sono praticamente scomparsi dagli armadi dei giochi dei bambini del 2000, ma perché? Perché, provo a ipotizzare, i nostri nonni erano ferrovieri e muratori e meccanici, quindi portati ad interessarsi a giochi che riproducevano il loro mondo in piccolo, perché negli appartamenti ( o a casa della zia zitella) c’era spesso la stanza vuota dove montare in tutta la sua regale estensione la pista Policar a 4 corsie ( mi vengono in mente anche Dromocar e Scaletrix, chi ricorda altre marche di autopiste?) o stendere il foglio di compensato su cui avvitare i binari del trenino (Marklin per i ricchi, Rivarossi per i sofisticati, Lima per i proletari) e sognare trasporti merci e passeggeri su e giù per una Italia di cartone e balsa.
E le raccolte di modellini? Bambini e adolescenti manipolavano carrozzerie di metallo con portiere apribili e sterzo funzionante, immedesimandosi nei libidinosi desideri degli adulti; questo aveva un senso quando cambiare l’auto era un evento epocale, che coinvolgeva tutta la famiglia, anche per via dei sacrifici economici che bisognava affrontare per passare dalla seicento alla millecento, e poi alla centoventiquattro special. I ragazzini contemporanei non si appassionano più di tanto all’automodello reale, in scala, casomai pretenderà dal genitore o dal nonno una spider replica in scala con motore a scoppio, una micromoto che fa i settanta all’ora, il miniquad per scorrazzare in spiaggia. Ma quando?
Quando, raramente, la domenica il mal di schiena di papi e le paturnie mestruali di mami consentiranno ai regali cuccioli di casa di essere trasportati, con i loro aggeggi meccanici, in qualche giardino pubblico o nel parcheggio vuoto dell’ipermercato e lì dare sfogo alle libidini corsaiole in miniatura.
Perché anche tra i genitori moderni i videogames portatili e le consolle per videogiochi riscuotono tanto successo? Perché il pupo resta in silenzio, si sente solo il rumore frenetico delle dita che muovono i tasti del joystick, ipnotizzato davanti alla tv, giocando per ore senza spaccare le palle al pater familias che nel frattempo può dedicarsi alla chat, al giardinaggio, al telefono, perché non c’è bisogno che esca di casa, il pargolo, e non sta in giro a triturare i marroni della mamma, e dopo è in stato comatoso, deglutisce la cena liofilizzata e fila a letto.
Le costruzioni: migliaia di mattoncini da rimettere a posto sono un duro test per i fragili sistemi nervosi delle mamme moderne, e capita sempre che il pezzetto da uno vada disperso, e venga ritrovato perché è finito sotto le scarpe di qualcuno, ed ha scavato un canyon nel parquet.
Il gioco deve essere inodore, non sporcare, non richiedere la collaborazione degli adulti, non invadere gli spazi di necessario edonismo di padri e madri, possibilmente poco rumoroso e costoso, in modo da lenire i sensi di colpa.
Addio, castello dei fantasmi di Lego, addio, collezione dei modellini delle autobotti dei pompieri in scala 1/43, ritengo che non verrete riesumati dai miei nipoti; io vi conservo in uno scatolone nel sottotetto della casa di campagna, almeno mia nuora o i miei nipoti avranno un buon motivo per imprecare contro di me quando decideranno che quelle scatole sono di troppo e vanno eliminate.

1 commento:

anonimo ha detto...

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