lunedì 8 settembre 2008

meglio tardi



antegatto e postgatto



 



questo lo spiego dopo.


























Madrilista



Prima parte della vacanza. Che non me lo immaginavo proprio. Temevo di andare incontro ad una città pomposa, tutta compresa nel suo ruolo di bomboniera monarchica. 



madrid 2



Invece no; dove sorgono edifici di fantasiosa architettura, spesso si legge “qui c’era la chiesa dei santi pinco e pallino” che siccome non se li filava nessuno è stata abbattuta e al suo posto c’è stò palazzone, che tanto se tra qualche decennio ai madrileni non piace più, un po’ di tritolo e lo buttano giù e ci fanno magari uno zoo o una piscina per anziani poveri convalescenti.



madrid 3



M’è piaciuta la metropolitana, le strade pulite, i ristoranti tipici, anche il caldo m’è piaciuto, che era secco e non faceva sudare. Poi, dopo qualche giorno, è caduto un aereo di potenziali bagnanti, e un po’ di dolore l’ho sentito anch’io, che di quell’enorme aeroporto mi ero beato. Tranne il fatto che l’aereo che arriva e parte da Palermo lo imbarcano da una specie di corridoio segreto, di quelli da dove possono passare solo irregolari e fantasmi.



madrid 6



Siamo entrati (e poi ci siamo tornati) in un ristorante asturiano, vicino la Puerta di Toledo, e siccome non capivamo niente della lista dei cibi uno dei camerieri ha capito la difficoltà e si è avvicinato, dicendoci che ci mandava il chico italiano, che poi ci ha spiegato: “qui si mangia in compagnia, dalla stessa padella e dalla stessa pentola, ordinate una cosa per volta, e vedrete che vi riempirete la pancia”. Infatti, con le raciones ci si mangiava in quattro, e poi restava voglia di assaggiare ancora qualcos’altro. Se passate da quelle parti una puntatina alla sidreria “la burbuja que rie” fatevela. E se proprio vi va di essere esotici, ordinate il sidro, che necessita di una mescita acrobatica, che da sola vale la spesa; altrimenti meglio la birra o il vino. Ma si, va tutto bene quando si sta tra gente accogliente. E poi, tra tutti quei Lopez e Fernandez e Rodriguez mi sentivo a casa.



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Trenta giorni di mare



Senza meduse, non se ne sono viste, e allora nuotate amniotiche, che ho ancora i seni paranasali pieni d’acqua salata, e bracciate sott’acqua tra le castagnole e le piccole occhiate. Però qualcuno mancava, ci sono stati dei giorni irreali, come se nulla fosse successo, come se l’equilibrio fosse ancora mantenuto. Il fatto che mi preoccupa e che comincio a conoscere un certo numero di vedovi e vedove miei coetanei, si vede che sto invecchiando.



 



Appuntamenti inevitabili



Con le persone che non si vedono per trecentotrenta giorni, fino all’agosto successivo, con quelli a cui viene voglia di dirlo, che non importa la frequenza e la presenza, siamo amici anche se ci parliamo ormai solo due o tre volte sulla spiaggia o al belvedere.



Con la casa, il giardino, gli alberi che crescono, qualcuno si dovrà tagliare per fare posto a qualcun altro che vegeta più impetuosamente, con la necessaria inevitabile manutenzione; lo scorso week-end ho finalmente riparato un avvolgi tubo cannibalizzandone un altro che si era rotto un paio d’anni fa e che-prudentemente-non avevo ancora buttato.



Con i tramonti, con i pensieri del dopo cena, con la domanda quanto durerà ancora, con le zanzare e gli uccelli notturni, e con la vendemmia, anticipata come sempre, e dimezzata da gazze e colombacci. Ho già in programma l’acquisto di una carabina a piombini per fare in modo che le cento bottiglie previste l’anno prossimo si riempiano davvero, di chardonnay e pinot grigio, torrefatti nella vigna che si calcina a sud, davanti alla casa.



Con le visite al cimitero, dalle quali ritorno sempre con l’urgente necessità di un collante emotivo, dato che a guardarli, i nomi ed i volti mi fanno sentire incolmabile e definitiva la mancanza dell’intera famiglia di mio padre. Ti porterò le rose del mio giardino, anche se so che i fiori non ti piacevano.



 



Musica, musica.



Chissà chi contatta i manager dei gruppi che si presentano all’Ypsigrock, quest’anno erano più di un paio i nomi di rilievo, a suonare nella piazzetta davanti al castello medievale.


art brut



Art Brut, rumorosi, dissacranti, la macchietta rock di Brian Ferry e compagni, e la sera dopo i DeUs, dei quali le radio FM quest’estate hanno mandato una hit in heavy rotation, facendo pensare al popolo italiano intero che loro siano dei sofisticati musicisti pop; siccome che Tangerine me li aveva amichevolmente consigliati, li conoscevo per quelli che sono, cioè dei tosti rocker di un paese dove il rock manco te l’aspetti, infatti vengono dal Belgio. Bravi, cento minuti spesi bene, che neanche loro ci credevano, e continuavano a ringraziare la Sicilia e l’Italia. Li avranno soffocati di mare, vino e sole, così imparano a vivere a Bruxelles.


DeUs



 













Ritorno alla normalità?



Praticamente, come già descritto, domenica 31 siamo tornati in città, lasciandoci dietro la sensazione di trenta giorni passati troppo velocemente, e la mattina presto dell’1 settembre ero in aeroporto, poco dopo scodellato a Firenze per una simpatica riunione tra colleghi di lavoro. Ovviamente non potevo fare a meno di fare quello che mi riesce meglio, cioè spiare il prossimo in aeroporto, o godermi le gesta dei passeggeri latitanti nello schiumoso vuoto emotivo che accompagna i viaggi aerei con risicate coincidenze.



Al ritorno da Firenze, un procione viaggiatore camuffato da magra donna presumibilmente dell’est Europa ha sgranocchiato, pescandole da un sacchetto di cellophane trasparente, un numero impressionante di mele e pesche. Forse si stava preparando al letargo, e quando è passata la hostess per il micro rinfresco che ancora Alitalia (ancora per poco, poveri i miei punti millemiglia che finiranno dissipati nel niente, come un peto di Tremonti) graziosamente somministra, la prociona non ha capito nulla, ha afferrato una bottiglia di cocacola e messo le mani nel cassettino con gli snack, e non c’era verso di farglieli restituire.



Menomale che l’hostess era di buonumore, e se l’è presa a ridere (pure io me la sono presa a ridere, per solidarietà con l’hostess) nonostante che, temo, perderà il posto. La mia vicina di posto plantigrada ha continuato a rosicchiare salatini e biscotti per tutto il viaggio, accompagnando il bolo con ampie sorsate di cocacola, e quando è ripassato il carrello-cestino ha buttato dentro pure quegli snack che non era riuscita a mangiare. Poi, ha ruttato in maniera composta, coprendosi la faccia con un fazzoletto di carta. Ecco il bello di viaggiare, si imparano usanze sempre nuove.



 



Questo lo spiego dopo


eccomi che lo spiego:



Siamo stati adottati, da lei.


gatta pollina


Grande mangiatrice di croccantini e lucertole, dispensatrice di fusa a tonnellate e strusciamenti sulle gambe, e contenitore ambulante di coccole a tempo: scaduto il tempo dissuadeva i coccolatori con precise unghiate, tipo freddy krueger, che ne portiamo ancora tutti i segni sulle mani.



Ma si sa, i gatti di campagna non vanno tanto per il sottile, e non sono avvezzi alle mollezze dei gatti cittadini.



Tanto, in città, al b&b della med-moglie, siamo stati adottati da un gatta’altra, pazza come una tempesta tropicale in scatola di montaggio, che si presenta solo se le si fischia (il muci-muci con cui si chiamano i gatti siculi con lei non funziona) e che per fare le feste preme con i cuscinetti delle zampe sulle mani e mordicchia, è di modi più urbani anche se inconsueti.



Ecco spiegato l’Al Stewart d’antan. Se proprio devo dargli un nome, questo me lo ricorderò come l’anno dei gatti.

11 commenti:

e.l.e.n.a. ha detto...

intanto bentornato.

racconto denso, intenso ma anche lieve, arioso.

invidia per i 30 giorni di mare!!!

dirò di madrid. come tra pandoro e panettone vien facile dividersi tra chi ama barcellona e chi madrid. io voto la prima. madrid l'ho trovata un po' fredda e non mi ha "attratto" a pelle. ho amato alcuni posti "che ho fatto miei", adoro i musei e sono rimasta affascinata dal notturno incanto di luci e musiche del tempio di debod... però... però non mi sono innamorata. ecco.

a presto!

sherazade2005 ha detto...

mi ha rigeneerata, dopo questi primi giorni di afa e umidità, tornare con te indietro a Madri, alla gente che davvero è molto accogliente, al loro modi di fare coincidere i tempi.

Anche io prediligo Barcellona ma è completamente diversa quanto Madrid 'bomboniera' regale, Bercellona è protesa all'oltre.


E continuerei ma per ora ti ringrazio di questa leggera boccata di ossigeno e mi rituggo nelle mie scartoffie .


sherabentrovatocaromAd

sherazade2005 ha detto...

niente commento..sparito :=((

sherazade2005 ha detto...

sparito anche il rammarico del commento non postato

:((

:=((

amoilmare ha detto...

Eccoti qua, finalmente.. sarà che ho un debole per i tuoi resoconti, di viaggio e non, e anche per i Deus, che seguo da quando rimasi folgorata da "serpentine", a mio parere una delle migliori canzoni degli ultimi anni.. e poi che altro dire, se non che in vacanza anche io ho adottato due gatte fimmine, chicca e sofia, per cui vada per l'estate del gatto, anzi dei gatti.. e degli appuntamenti che non importa la frequenza e la presenza, perchè siamo veramente amici.. :))

pispa ha detto...

cappero!

le vacanze di un intero mese è roba che lo spirito rientra almeno una settimana dopo, piagnucolando.

meno male che l'avrà mordicchiato la gatta per riportarlo alla realtà.

que viva el micio! :))

metallicafisica ha detto...

Son 15 anni almeno, che non mi faccio una vacanza di un mese intero in un luogo lontano dal paesello... Leggo però i viaggi degli altri e questo, pieno di Lopez, senza meduse, e con della buona musica mi sarebbe proprio piaciute farle:) Invidiuccia...poca eh?


ps: chissà perché ma sull'aereo la mia fame triplica... Bentornato Antonio!***

cumino ha detto...

Ciao, Medicine. La gattonza è splendida, pelosona e morbidona... Voglio anch'io i graffi sulle mani e i morsi miiiiaaaaoooooooooo di quando si ribella. :)

Medicineman ha detto...

per tutti: grazie del bentornato, in effetti quando mi sono seduto ed ho approcciato la tastiera, l'hard disk si è tostato: tutto perso, e allora mi sono detto, è un segnale divino, devo smetterla anche col blog oltre che con il cioccolato. Invece ho scritto il post (con un altro computer) e credo di potere continuare, fulmini di giove permettendo :-)

*elena: Barcellona ha il mare, ma madrid ha il museo Thyssen (e vai con i commentacci dei quadri comprati con la pelle degli operai, è vero, uscendo dal museo ubriaco di pittura ho pensato che questi sono diventati ricchi derubando i poveri), sono due aspetti differenti della Spagna. Se devo sentire i commenti della coppia di med-figli, a loro Madrid è piaciuta proprio tanto. Per me, un pareggio, RealMadrid-Barcellona 1-1.

*sherazade: sapevo di avere un effetto tonificante, tipo rabarbaro:-) (ma nelle scartoffie ti impolveri...)

*Signorina, vitti Chicca, è precisa a Schizzi, la gatta del b&b, e poi è vero che siamo amici, e dove finisce l'Italia (sai dove) siamo anche di più. :-)

*pispa: hasta siempre la revoluccion felina! hasta siempre pispa e viva le vacanze lunghe. Si, si, viva.

*metallica: eri tu la prociona sul biplano??? :-))

*cumino: passa dalla campagna mia che la gatta graffia amorevolmente tutti, senza distinzione di censo, razza o sesso, una gatta democratica è :-)

marcol62 ha detto...

grazie per il tuffo nel passato con year of the cat, cazzarola come passa il tempo...

ipsediggy ha detto...

ciao signore.

bello che son state belle le tue belle avventurelle ;-))