mercoledì 5 settembre 2007

i vermi sul soffitto, ramon, la differenza e la fine dell'estate

uno due tre















uno, due,tre (acrilico su tela sprecato da medicineman)

I vermi sul soffitto


Riaprendo casa dopo quattro settimane di ferie ci siamo accorti che il soffitto della cucina era pieno di vermetti bianchi. "contali" ha suggerito qualcuno, così ho preso la scala, un bicchierino di plastica ed un pezzetto di carta e li ho trasferiti. Diciotto, erano diciotto, dal tetto alla spazzatura.
"ma da dove vengono" ha chiesto ansiosa la med-moglie: scartando l'ipotesi televisiva che la vecchiarda al piano di sopra fosse cadavere sul pavimento, e che i bacarozzi avessero perforato il solaio, anche perchè la megera era già schiattata due anni prima, abbiamo esplorato gli armadi.
Banalmente, una confezione di savoiardi andati a male. Diciotto scappati e un centinaio dentro. E tutti nella spazzatura.

Telegiornali

I telegiornali sono pieni di belle notizie, compresa quella dei giocattoli velenosi; ci potevano mettere una vernice alla camomilla, oppure della cipria alla cocaina, quelli della matxxx, così almeno i bambini stavano buoni giocando.

Troppe telefonate o visite di condoglianze per genitori che se ne vanno: si vede che sto diventando vecchio, ed in effetti essere intorno ai cinquanta ha i suoi effetti collaterali.


Ramon e la differenza


Ramon è un ramarro triste e compunto, che ha deciso di vivere sull’albero di pere che cresce davanti la mia casa di campagna.



Le strade sul mare o “stratuna”, sono quegli arabeschi che si disegnano sulla superfice quando c’è bel tempo, e spesso sembrano autostrade disegnate col curvilineo.



La differenza tra ramarro e lucertola, tra un’estate felice ed una meno, tra essere giovani ed invece stare attraversando il campo minato dell’età matura, la differenza cerco di raccontarla.



Si sta alzando la brezza sulla riva, tenere i piedi dentro l’acqua aiuta a scrivere, e scioglie il bozzolo salino in cui sono avviluppati i ricordi.


 


Quanto è profondo il mare?


 


Era un pomeriggio dorato, la roccia basaltica di Capo Raisigerbi si tingeva di rosa infinito, al centro del golfetto, su una lancia a remi, si trovavano un ragazzo fresco di maturità classica, una donna ed una ragazza, nipote di lei.



La donna remava piano, disegnando le traiettorie dei remi come un architetto, e guardava negli occhi il ragazzo e la ragazza, seduti sulla panca di fronte; la donna domandava delle loro speranze sul futuro.



Poi la donna smise di remare, esaurito l’abbrivio la barca restò praticamente ferma, sembrava sospesa sulla superfice trasparente, castagnole ed occhiate nuotavano eterne.



“a quanti metri sarà il fondo?” disse la donna. “sette, otto” stimai io. “dieci” disse sicura la ragazza, osservando le increspature della sabbia bianca laggiù.



Ci tuffammo, l’acqua marina tiepida si richiuse mentre il corpo scivolava sotto, compensai, dissi ce la faccio e con la punta delle dita sfiorai la sabbia, con un fremito cercai di prenderne un pugno, la fame d’aria mi respinse sopra.



Riemerse anche lei, mostrò alla donna e poi a me una pietra grigia venata di bianco, rise, risalì con mossa da serpente marino sulla barca.



La differenza allora era nella conquista di un risultato tangibile: lei aveva rubato la pietra al fondale, e dopo qualche giorno la vidi abbracciata ad un altro, più bravo di me a scendere a nel suo cuore marino.



La differenza oggi è che la lancia a remi è abbandonata sulla spiaggia, vicino al muro della ferrovia, e dei personaggi minimi di quel pomeriggio sono rimasto solo io, a poterlo ricordare e raccontare, la donna e la ragazza di allora non ci sono più.


 


Kidnapping


 


Stavo consultando l’orario dei treni, e cercavo anche di trascriverlo sul foglietto striminzito trovato nel cruscotto della macchina.



“vado in treno” mi aveva detto, “tanto il b&b è vicino alla stazione, così non ho il pensiero della tua macchina”.



“aiutatemi, vi prego, aiutatemi, mi hanno rapito, non so dove mi trovo, non so dove sono mamma e papà”. Poi ha posato la cornetta del telefono pubblico, uno di quelli arancione che accetta qualsiasi tipo di pagamento, ha tirato fuori un paio di biglietti dalla tasca ed ha composto un altro numero.



Un bolo di adrenalina mi è sceso lungo la schiena sudata: mi trovavo nella condizione di dovere aiutare un bambino rapito, forse da un pedofilo, però volevo capire bene cosa fare.



Ho continuato a trascrivere l’orario dei treni per Palermo, alzando il livello di attenzione al livello allarme rosso.



Il ragazzino ha piagnucolato al telefono la stessa storia di prima, ed ha riattaccato prima che ci fosse il tempo per l’interlocutore di rispondergli.



Guardandomi intorno non ho scorto tipi sospetti, poi una ragazzina si è avvicinata, lui le ha detto dammi un altro numero, lei ha risposto è l’ultimo non ne ho copiati più. Dimmelo ha insistito lui, otto zero zero ha cominciato a recitare lei.



Dopo avere recitato la stessa frase angosciata ha posato la cornetta ed ha detto alla sorella dove sono mamma e papà, in macchina che ci aspettano, andiamo ha risposto la bambina, devi copiarmi altri numeri verdi ha detto lui, si ora guardo sulla rivista che ha comprato mamma ha risposto la bambina trascinandolo fuori dalla stazione.



Ho guardato gli orari che avevo copiato, erano storti ed illeggibili, ho girato il foglietto e mi sono applicato ad una scrittura più concentrata.



una settimana da pazzi



quella passata a casa per accontentare i figli che vogliono dormire separati: da due stanze attigue, una grande ed una piccola, un'orda di operai ne ha creato due simili, di comparabile comfort, cosicchè la prole risulti accontentata. Ma la settimana con gli unni a casa ha lasciato tracce sul nostro sistema nervoso, e non solo su quello. Per fortuna ho ripreso a lavorare.


la fine dell'estate


l'estate rantola, i colori sono quelli che mi riportano all'età pediatrica, la temperatura non brucia più, il mare è verde sporco. Preferisco l'estate, mi fa sentire ancora vivo.


 


12 commenti:

metallicafisica ha detto...

- Speriamo che per fare i savoiardi non abbiano utilizzato parte commestibile della megera.... Sempre detto che i savoiardi hanno qualcosa che non va:))))

- secondo me, vedendo alcuni bambini iperattivi al parco o nelle stradine si potrebbe pensare che su certi mostri (non faccio pubblicità, li conosciamo tutti) ci cospargano veramente qualche milligrammo di pura coca...(devo cominciare a giocare di nuovo con Barbie... esiste quella che ha la trousse con la cipria, vero?:)

-so che esiste una differenza fra un ramarro e una lucertola ma non so distinguerli... per me il ramarro è un lucertolone e i ricordi ce li ho avviluppati e sviluppati in album fotografici... di solito...

- le pietre qualche volta le ho usate per arrivare al fondale...(non sono capace a reggere, sul fondo galleggio troppo:))))) (niente battuta!:)


- i bambini (quasi)"kidnapped" devono aver giocato prima ocn qualche mostro MAXXEL... sarebbe stato divertente tappargli la bocca e rapirli veramente per qualche minuto...:)

-per fortna non ho figli e l'estate, sempre per fortuna che tanto pare che qualche giorno di ferie è più facile prenderlo quando fa freddo.. è finita. E sono ancora viva:)


scusa il supercommento******

cumino ha detto...

"... stare attraversando il campo minato dell’età matura". Credo si potrebbe avviare un dibattito sul concetto di "età matura", ma perchè campo minato? E' così minaccioso? :)

ranafatata ha detto...

Anch'io preferisco l'estate, manco a dirlo. Bella la storia di mare. Forse perché le storie di mare sono sempre le più belle!

e.l.e.n.a. ha detto...

quante belle cose qui...

sembra di aprire uno di quei vecchi bauli dimenticati in soffitta...


una storia di mare umida e lieve ...

(un po' camilleri, non per la parlata ma per la "riscoperta" di storie antiche...)


bambini dannosi e dannati (dalle multinazionali del giocattolo e forse da certi genitori...). anche da noi il numero verde è tartassato... oltre che dagli "ansimanti" anche da piccole pesti annoiate...


profumo d'estate che anche a me piace e non mi capacito dell'imbrunire autunnale...


echi "argentei" perché la storia dei vermi sul soffitto mi ha fatto ricordare un film (può essere suspiria?) ormai lontano nel tempo...


ramarro... che per me, oltre a quelli inseguiti da bambina, è una parola che mi perseguita (sin da bambina, appunto) quando qualcuno per "sentire" come è moscia la mia erre, mi fa "di' ramarro..."


e l'acrilico su tela per niente sprecata che mi piace.


un bel tornare... :)


p.s.:(il titolo del quadro è "l'addio del pupone" ... vero? cioè la rappresentazione della tristezza di un giallorosso, quando apprende la notizia dell'uscita di scena di totti e dunque gli si spezza il cuore e precipita nel doloroso buio cosparso di lacrime... )

è così, vero?!? ;)

turista ha detto...

si, l'estate è finita e stiamo scendendo la china, ma che c'importa ? da vecchi balleremo 'o fandango.

opi

anonimo ha detto...

Ti fanno male le ferie Doc, si, ti fanno decisamente male.

Medicineman ha detto...

**metallicafisica: benvenuto il supercommento, dimostra che ti sei presa la briga di districare le mie elucubrazioni!

**cumino: è minaccioso, soprattutto perchè mira e colpisce gli affetti, quelli più vicini, e spesso fa centro.

**ranafatata: ma quanto, ma quanto hai ragione! :-)

**elena: se mi concederai il tuo numero di telefono prometto che non ansimerò, ma ti chiederò di dirmi dolcemente ramarro ramarro :-)

ps: il quadro va letto al contrario e collegato alla storia di mare; che è molto più tragica e definitiva di quanto non appaia :-(

**opi-turista: balleremo il fandango a durango? e come la metteremo con la mia impaziente prostata e la tua invadente artrite? :-)

**notimetolose: può darsi, può darsi.

RedPasion ha detto...

nel dubbio, ho trovato un rimedio preventivo per evitarlo.


non vivere l'estate.

RedPasion ha detto...

ho paura.

diventeremo tutti come te sul finire dell'estate?

metallicafisica ha detto...

diciamo che ho cercato di leggere attentamente, caro med:)*

casalinprecaria ha detto...

io sto con il ramarro.


(tela ben sprecata)

:(

Soulboarder ha detto...

Sembrano tanti promettenti inizi di racconti.
Di tutti trovo che il ramarro sia così meravigliosamente inserito tra l'albero, la casa di campagna, l'estate e l'età matura.
Poi ha un nome da torero... ma qui sto parafrasando Sepulveda! ;-)))
Aloha