venerdì 13 febbraio 2015

C'è da preoccuparsi

È un virus. Uno di quelli subdoli, che mutano velocemente e saltano di corpo in corpo lasciando conseguenze devastanti. Quello per cui uno si e uno no scrivono e pubblicano libri.
 Ieri sono andato alla presentazione di un libro: era il primogenito. Si sono scomodati giornalisti e personaggi della società civile, tutti a ridere e parlar bene di questo libro, con la giornalista bionda dai denti bianchi che continuava a chiamare capitoli i singoli racconti di questo libretto, che appunto è una raccolta di racconti brevi. Ora, se avessi tra le mani quella incosciente che ha avuto il coraggio di firmare l'editing di questo libretto, e farsi scrivere il nome in quarta la schiaffeggerei. Perché su ogni pagina avrei da ridire, e non si può leggere napal al posto di napalm e ranning al posto di running, e altre perle del genere.
Perdipiu conosco i due soci della casa editrice, uno dei due mi ha detto "non te lo posso regalare perché c'è l'altro" ed io ho detto " ma no, lo compro, sono curioso". Dovevo fidarmi di uno dei due soci della casa editrice, che appunto non me lo voleva regalare, e lasciare perdere. Ma siccome sono curioso, me lo sono comprato. Così imparo. Peraltro non ho la confidenza necessaria con l'autrice, per dirglielo che ci sono un sacco di strafalcioni, quindi non glielo dirò. O forse si, non ho nessuna mira su di lei, al limite faccio la figura della carogna, siccome è tanto che non mi esercito, mi servirà.

1 commento:

aurora ha detto...

Picchia duro ma con delicatezza ;)
Oppure 'una risata ci seppellirò'

sherabuonasera