domenica 1 luglio 2007

versione di latino


Mario trasalì quando vide la busta gialla nella buca delle lettere.

Una multa? Le multe avevano la busta verde pallido.

Aprì lo sportellino, la busta fece un po’ di resistenza prima di finire nelle sue mani.

Ministero della Pubblica Istruzione c’era scritto sopra. Mario sentì il cuore battere forte.

Aprì la busta con mani tremanti, scorse velocemente il testo con l’elenco dei decreti e di tutte le cose che si mettono normalmente all’inizio di una lettera burocratica.

Aveva avuto l’assegnazione ad una scuola. Un liceo.

Lo stesso che aveva frequentato per tre anni.

Prima di dovere smettere per trovare un lavoro: il padre se n’era andato in una umida notte di aprile, e doveva badare alla madre. Mario aveva messo i libri in una scatola di cartone, poi l’aveva portata in cantina, e messa in un angolo.

 

Doveva iniziare il 10 settembre, “è domani” pensò Mario. Arrivò presto, attese che il custode aprisse il cancello, salì i sette gradini di marmo che portavano all’ingresso dell’edificio massiccio in stile ventennio che lo avrebbe annoverato tra i suoi abitanti. Personale non docente.

 “Vai a fare il bidello” aveva detto la madre, guardandolo orgogliosa “come tuo padre, fatti valere” prima di ricominciare a tossire nella poltrona sformata davanti alla tivvù.

Il preside fu sbrigativo, “si faccia dire dai suoi colleghi quello che deve fare, le toccherà il primo piano, quello delle quarte ginnasio, non faccia casini e io non le creerò problemi, Mario”.

Mario si guardava la punta delle scarpe “sa Preside, qualche anno fa io studiavo qui”. “cosa?” disse il preside, “niente, niente” rispose Mario.

Il giorno dopo cominciò l’anno scolastico, Mario seduto dietro al suo tavolinetto guardava i ragazzi che sciamavano, poi arrivò il preside, lui scattò in piedi.

“Preside!”.

“Mario, accompagni questi ragazzi, la classe è la quarta C, gli faccia vedere dove sono i bagni, e come usare i sussidi didattici a loro disposizione”.

Mario guardò i nuovi alunni, pensò che alcuni anni prima era stato uno di loro, poi gli fece vedere dove erano i bagni.

 

“E i professori come sono?” chiese Mario a Samuele, il collega del primo piano, “mah, tutta brava gente, padri di famiglia, la professoressa Martini, quella è una santa, i suoi alunni la adorano, e anche noi, qualunque cosa chieda, siamo sempre a disposizione, ricordatelo” rispose Samuele.

Mario annuì. Se la ricordava, la professoressa Martini, quando lui aveva frequentato quella scuola l’aveva avuta come supplente per due giorni, una Santa.

“stai attento invece al professor Serpente” aveva aggiunto Samuele, “è una carogna, uno cattivo”.

Odino Serpente, già a sentire il nome un brivido scorreva sotto la pelle.

Odino non era sposato, sbavava per la professoressa Russo, la siciliana di educazione fisica, una mora esuberante. Odino Serpente amava il latino, la sua Renòl Tuingo color malva, la biblioteca, i sigari sotto il grande carrubo nel giardino della scuola.

Mario collaudò presto la sibilante lingua del professor Serpente, non gliene andava bene una, e se non trovava libero il posto in giardino per la Renòl si poteva stare certi che sarebbe stata una giornata di merda per tutti quelli che frequentavano la scuola, adulti e ragazzi.

Mario si affezionò subito ai ragazzi della quarta C, imparò subito i loro nomi, “sono i miei primi alunni” si diceva spesso mentre spolverava l’aula e rassettava le sedie, “devo trattarli bene, così loro si ricorderanno di me”.

Passò l’inverno, poi arrivò la fine della scuola, Mario restò a scuola anche la sera degli scrutini, sentì la voce acida del professor Serpente sibilare spesso durante il consiglio dei docenti.

Serpente uscì prima di tutti, andò in giardino, prese il piumino multicolore dal cofano della Renòl e cominciò a spolverare la carrozzeria, guardando la vettura con cupidigia.

 

Quando tutti furono andati via, Mario prese i fogli con i voti, e li appese al tabellone nel corridoio.

Ebbe una fitta al cuore quando vide che i suoi ragazzi della quarta c si erano tutti portati il latino a settembre.

“Ora sistemiamo tutto” si disse prendendo una penna, poi si fermò, non poteva farlo, non poteva tradire la fiducia del preside.

Non ebbe il coraggio di vederli, i suoi ragazzi della quarta C che leggevano gli scrutini, non aveva il coraggio di vedere Ester e Roberto e Francesca e tutti gli altri a capo chino, storditi dal colpo, quindi restò chiuso in segreteria a fare fotocopie finchè non ci fu più nessuno nel corridoio.

Prese la scopa e spazzò via i fazzoletti di carta, imbevuti di lacrime amaramente latinorum, da sotto al tabellone.

Passò l’estate, e ricominciò un altro anno scolastico, Mario fu confermato nella stessa scuola, la quarta, ora quinta, C mantenne la stessa classe, i ragazzi restarono i suoi ragazzi.

 

E il professor Serpente ricominciò a sibilare Cicerone e Virgilio dalla cattedra, alta e ostica come una torre fortificata.

Ogni santo giorno, se non pioveva, Odino Serpente scendeva in giardino durante la ricreazione a spolverare la Renòl color malva col piumino multicolore.

La professoressa Russo si scambiava occhiate vulcaniche con il professor Padoan, un biondone muscoloso arrivato quell’anno, supplente di Storia dell’Arte; Odino schiumava di rabbia e sputava via pezzi di sigaro mentre spolverava la Renòl.

Passò anche quell’anno scolastico, alla riunione per gli scrutini di fine anno partecipò anche il preside, Mario dal suo tavolinetto nel corridoio percepì chiaramente le urla sibilanti di Serpente e le tonanti bestemmie del preside.

Quando tutti furono andati via, prese i fogli con i risultati di fine anno, erano stati tutti promossi.

Mario capì le urla di prima, prima di tornare a casa comprò una bottiglia di Marsala, “domani me la bevo con i miei ragazzi”.

 Però l’indomani lasciò la bottiglia a casa, si limitò a guardare i loro volti sorridenti dal fondo del corridoio; in giardino Serpente spolverava la Renòl, si capiva perfettamente cosa mugugnava mentre masticava il sigaro digrignando i denti.

L’anno successivo la professoressa Russo passò a salutare Mario, “ Padoan ha avuto la cattedra a Recalmuto, ci sposiamo e ce ne andiamo in Sicilia”. Mario sorrise, “mi mancherà la sua gentilezza” disse la Russo, “sicuramente non mi mancherà qualcun altro” soggiunse strizzando l’occhio a Mario, che vide dal finestrone, in giardino, un incazzatissimo Odino che spolverava la Renòl, ed ogni colpo di piumino sembrava portarsi  via la vernice.

 

Arrivò l’ultimo anno per i ragazzi della terza liceo sezione C, le barbe si erano allungate, le gonne accorciate e qualche coppietta si era formata e sfasciata; la professoressa Martini, la Santa, aveva avuto un accidente vascolare durante l’inverno e siccome strascinava una gamba e non ce la faceva più a stare in piedi alla lavagna a spiegare i teoremi e le equazioni fu collocata dal preside in sala professori ad occuparsi dell’installazione del primo computer della scuola.

“Mario, non appena lei ha un minuto libero, le raccomando, vada in sala professori ad aiutare la professoressa Martini”.

Non c’era neanche bisogno di dirglielo, a Mario, che sbrigava le sue faccende presto e correva ad aiutare la Santa in sala professori.

Mario imparò anche ad usarlo, il computer, ed a conoscere quello strumento strano “pieno di potenzialità, Mario, vedrà quanto aiuterà i ragazzi” che era Internet, come diceva la professoressa Martini, guardandolo maternamente negli occhi.

Si seppero le materie di esame, latino scritto e storia orale al classico, il professor Serpente lucidava con bestiale energia la sua Renòl, ogni giorno più ferocemente.

 

Mario appese soddisfatto i tabelloni con i risultati degli scrutini, tutti ammessi agli esami di maturità, il preside era rimasto senza voce per tre giorni, dopo gli scrutini, ma Odino non era riuscito a bocciare nessuno.

Eppure Mario era preoccupato, il professor Serpente aveva lo sguardo assatanato, gli occhi stretti , sempre di più man mano che si avvicinavano gli esami. Poi, a causa dell’indisponibilità della professoressa di Lettere, che si doveva improvvisamente operare di alluce valgo, Odino Serpente si candidò volontario per fare il membro interno: “lo faccio io” ruggì durante il consiglio di classe.

Arrivò anche il giorno della versione di latino, Mario e gli altri bidelli portarono le buste sigillate del ministero nelle classi, poi si riunirono in sala professori: la Santa li aveva convocati tutti “mi raccomando, alle nove, nove e un quarto, passate da me che vi devo dire una cosa” gli aveva detto non appena era arrivata a scuola.

La professoressa Martini sventolava una serie di fogli davanti ai bidelli “è la versione, già tradotta, fatela arrivare nelle classi” aveva detto sorridendo.

Mario si mangiò gli scalini a due a due, si fermò davanti alla porta chiusa della terza C, non filtrava alcun rumore, neanche la vociaccia di Odino Serpente, “ e ora come faccio ad entrare? “.

Restò esitante, il professor Serpente sbraitò qualcosa, lui ridiscese al piano terra.

Guardò fuori dalla finestra, sotto al carrubo la Renòl Tuingo color malva luccicava senza ritegno.

Mario scivolò fino al laboratorio di chimica, la bottiglia piena di liquido giallo finì nella tasca del camice blu, poi si avvicinò alla finestra, fece colare il contenuto dall’odore aromatico sul cofano della Tingo, poi fece cadere un cerino acceso.

Mario risalì al primo piano, leggendo piano il testo di Tacito, tratto dagli Annales, che parlava dell’incendio di Roma, scandendo gravemente “Hortos suos ei spectaculo Nero obtulerat et circense ludicrum edebat, habitu aurigae permixtus plebi vel curriculo insistensbussò alla porta della terza C, strabuzzò gli occhi, si mise le mani nei capelli e urlò con tutta la voce che aveva in gola: ”professore, la macchina brucia!”.

 

Quell’anno, la terza C ebbe i migliori voti della città.

19 commenti:

pispa ha detto...

il nostro programma politico?

riempire il mondo di Padoan :)

anonimo ha detto...

ti leggero' al mio rientro, ma ero curiosa di sapere a cosa pensi e perche' vuoi smettere...un saluto da bilbao, af

amoilmare ha detto...

"..and justice for all"

metallicafisica ha detto...

Un tuffo nel passato quando qualcuno (studenti, allora si diceva) sgonfiarono le 4 ruote... oddio, sgonfiarono è un eufemismo... della terribile prof di italiano/latino e di altri che fecero della pelliccia della prof di matematica un gabinetto a cielo aperto...


chi di PITON ferisce...

*

ipsediggy ha detto...

e adesso, simpatia serpente, (s)po(l)vera ancora la ingo se sei capace..

eheheh ;-)

Medicineman ha detto...

*pispa: si, ma perchè?

*amicaanonimafragile: era riferito al tuo post, nel senso che...

*amoilmare: e magari fosse andata così...

*metallica: ma al link non c'è niente!

*ipsediggis:e ben gli stia.

*marcol62: solo uno? di solito i wow camminano trini :-)

anonimo ha detto...

Tu eri in terza C vero?

Effe ha detto...

e che diamine, era ora, più versioni tradotte per tutti.

(mi piace che a cantar vittoria sia Mario, uno sconfitto)

metallicafisica ha detto...

Med, riprovo... evidentemente il professor Piton ha fatto la magia ed è sparito:)


[IMMAGINE]

RedPasion ha detto...

sei stato gentile a ricambiare il gesto.

ma io non chiedevo affatto ciò.


mi sono innamorata di ciò che ho visto.

e non è detto che capiti la reciproca.

cavedano ha detto...

Molto buono.

Mi è piaciuto il càrrubo, soprattutto: tocco alla Marquez.

e.l.e.n.a. ha detto...

l' idolatria forsennata e compulsiva della macchina è una perfetta sublimazione della prestazione sessuale negata (dalla prof.ssa russo). non mi soffermerò sugli energici sfregamenti di "lucidatura" ma sono acutamente emblematici...;)


bravo!

evviva mario e la martini!

Medicineman ha detto...

*notimetolose: e, era la terza e...

*effe: sconfitto sì, ma onesto.

*metallicafisica: e questo sosia decomposto di renato zero cosa avrebbe fatto per meritarsi la tua segnalazione? :-)

*redpasion: se non gradisci, non passo, basta dirlo.

*cavedano: i carrubi crescono vicino alle scuole, i loro frutti sono graditi agli asini :-)

*e.l.e.n.a: lettura freudiana eh?

RedPasion ha detto...

non essere ottuso e permaloso.


mi riferivo al fatto che mi hai linkata.


non chiedevo tanto.


il mio blog è aperto a te.

forse con maggiore piacere rispetto ad altri...ma per una sorta di piacere di sicilianità condivisa...

RedPasion ha detto...

poi il mio è un blog...

con topic in itinere...

cambia muta cresce muore

in base agli umori miei

metallicafisica ha detto...

SERPENTE PROF= PROF PITON (Pitone) da Harry Potter!!!!!


credevo conosceste, giù in Trinacria:)****

pispa ha detto...

perché Padoan?

perché nel mucchio di buoni e cattivi incasinati, la sua è una figura semplice: bello biondo bravo che vuole sposare la martini. e basta

:)

ipsediggy ha detto...

med, ciel'hanno fatta!

(a spedire il pacco colle tre copie del tuo libro. ci hanno impiegato un mese ma ciel'hanno fatta, i marsalati)

stasera te tocca ;-)

Medicineman ha detto...

*metallicafisica: devo aver passato l'età per arri potte, ora preferisco murakami e roth :-)

*pispa: vedi che padoan si sposa la russo, non la martini :-)

*ipsediggy: ecco allora perchè mi hanno fischiato le orecchie per tutto il weechend!