Il mostro, un piccolo mostro, visto dal finestrino osceno della micra fa proprio schifo.
Anzi, non schifo, è un piccolo mostro, un cucciolo di uomo, due tre anni capelli biondastri scombinati, un aborto non riuscito, con un telefonino appiccicato all’orecchio.
E ci parla dentro, il mostro. E che cazzo racconta. E parla a quella troia di sua nonna? Nonna fammi sucare la minna ci dice? O a qualche cretino di suo amico? E che ci diceva? Ho mangiato i biscotti quelli buoni, mi hanno regalato una macchinina nuova, ho paura mi piscio nel letto la notte?
E pensare che ingegneri e tecnici hanno lavorato per anni per mettere a punto i sistemi di trasmissione della rete cellulare, e il telefonino è in mano ad un troglodita, uno che neanche sa leggere, che si caca nel pannolino, che ancora piglia il latte dal biberon, e che consuma gli euri della prepagata di quella stronza di sua madre.
La buttana, invece di raccontarci favole o dirci se non la smetti di gridare ti faccio pigliare dall’uomo nero o stanotte viene il lupo e ti mangia, la buttana ci mette il telefonino in mano al picciriddo, e fuma, e guida, e si guarda la funcia nello specchietto retrovisore, e si mette il rossetto di nuovo, e riguarda e passa la lingua sulle labbra.
E muoviti buttana che è verde da mezz’ora. E mettici la cassetta delle canzoncine per bambini a quel mostro di tuo figlio. Ti rompe i coglioni metterci la cassetta? Che devi sentirti la tua musica? Nino d’Angelo dici? Ti piace? Stò nano ossigenato? Che magari se ce l’avessi vicino ci metteresti la mano sul collo e ci diresti amore amore dimmi che sono la tua donna.
Ma quello ti metterebbe subito la sua minchia di cantante napoletano in bocca, altro che poesie amore amore ma che cazzo credi.
Finalmente partì la buttanazza con quel mostro nella micra. Ma che si mette a piovere? Minchia niente ho da mettermi, ora mi bagno tutto. E cazzo pure alla vespa. Ma che fa quello gira, minchia sto scivolando, minchia sono caduto, ahi che colpo al culo.
E tu che ci ridi, stronzo, che se ce la faccio ad alzarmi ti do una testata sulla faccia che te la ricordi per sempre.
L’ambulanza chiamate l’ambulanza, di qui non mi alzo, l’assicurazione mi dovete fare, lei mi fa testimone, quel cornuto nella macchina verde mi tagliò la strada , che dice che ha fretta?
Minchia se ne andò.
Vi odio. Tonnellate di odio omaggio, a questo semaforo.
12 commenti:
par d'essere a milano, nonostante l'accento.
pieno di piccoli mostri biondi al cellulare della madre, e di nonne troie :)))
Meglio la provincia (!) e le linguette di cui sopra...:-)
Quelle con gli scampi, insomma...:-)
Non le linguette... le linguine! O non si chiamano nemmeno così? Minchia... che confusione...!
mai! mai guardarsi attorno ai semafori... mai!
:-D
E' per quello che io a Palermo ci vado solo con la nave. Bacio autunnale.
...posso ridere?
all'anonimo: rida pure, sarebbe carino sapere chi è...
ma la riconosco quella foto! è messina all'ora di punta!!!
logorroicaclem mi ha preceduto anch'io ci riconosco messina all'ora di punta...in fondo tutto mil mondo è paese, no???
medicineman sei un mito.. un grandissimo scrittore..
zammafly
zammafly, ma ci conosciamo? :-)
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