C’era una volta il jazz-rock. Poi la definizione venne sostituita da quella meno evocativa di fusion.
Se oggi qualcuno mi ha incontrato lungo i miei pellegrinaggi lungo le strade ed autostrade della Sicilia occidentale si sarà sicuramente accorto che il mio specchietto retrovisore tremava.
E che io con un occhio guardavo la strada, con l’altro leggevo il libretto interno al cd e, complice la Prima Vera Giornata di Sole dopo mesi di pioggia e freddo, tenevo il finestrino semiabbassato.
Con una mano guidavo e con l’altra tambureggiavo sul tetto, perché era impossibile farne a meno.
Necessario flash-back a sabato mattina: solito transito al negozio di dischi, per ascoltare le eventuali novità, per acquistare un regalo per la pagella del figlio piccolo ( a lui ho preso il nuovo di Ben Harper), per comprarne qualcuno pure per me.
Come spesso accade, un cd è stato inserito d’imperio dallo spacciatore musicale, con la solita frase “questo lo devi comprare”.
Come sempre, il sospetto mi ha sfiorato, ma sono curioso, e in più comincio a fidarmi degli sconosciuti, quindi l’ho comprato.
E oggi lo specchietto retrovisore tremò.
La prima cosa che mi ha sorpreso è la dinamica ampia della registrazione: non il solito cd inciso nell’ovatta, con tutti i toni attenuati. Bassi pieni ed acuti tintinnanti, bello tosto.
I primi 4 brani lasciano senza fiato, uno più vibrante dell’altro, e non è fusion, insisto, ma quello che una volta si chiamava jazz-rock. Bassi , percussioni, chitarre, voci, archi, fiati.Poi una pausa, breve, giusto per rimettere i timpani a posto, e si riprende fino alla traccia 12.Il cd è questo. Mi piace.
e quello che mi piace sono anche le facce dei musicisti nella controcopertina, niente trucchi contro il tempo che avanza, le facce sono quelle di ex-ragazzi di 50 anni, che sanno ancora suonare con energia.
(toto-falling in between)
1 commento:
Una volta, molti anni fa, un tuo "concittadino" (facciamo così per semplificare...) mi ha scritto a caratteri cubitali su un foglio: MAI FIDARSI DEGLI ALTRI. Io ne ho fatto una massima, ma forse ho esagerato...:-) Immagino quanto sia bello il paesaggio col sole di primavera. Quando sono partita acacie e ginestre cominciavano a fiorire. Guardo una macchina che passa tra campi e colline verdissimi e una mano che tamburella sul tetto a ritmo di jazz-rock, e ti riconosco... Salutami il mare!
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