Erano stelle, e pianeti
e giovani comete
imbarcate a Bologna, direzione Palermo.
Racchiuse in un cosmo d’alluminio
e nervi elettrici,
forte e leggero nell’aria.
La notte era di velluto
attraversato da aghi e spilli
dalla punta arroventata.
Fuori dalla carlinga,
le stelle fisse nel firmamento
non potevano fare nulla
che restare a guardare,
mentre occhi ciechi
di cani volanti in caccia
cercavano senza trovarle
prede segrete e nascoste
sotto i piani di coda.
Poi l’abitacolo pressurizzato
si è aperto,
e le stelle e i pianeti
e le giovani comete
sono cadute
senza peso
senza rumore o dolore
sprofondate nel mare.
Oggi sono alghe
e plancton e conchiglie
sul fondo dell’abisso di Ustica.
Ancora qualche bambino
e qualche donna
piangono.
Ma nessuno li ascolta.
3 commenti:
Mi piace questa tua trasposizione poetica di una tragedia che "ancora qualche bambino e qualche donna piange". Davvero bella!
A presto. Ilia
molto bella, complimenti davvero....
memorie
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