Sentì una lunga frenata dietro le spalle, buttò istintivamente l’occhio allo specchietto retrovisore,
“merde” disse, mentre una ombra grigia arrivava veloce, e chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, era appoggiato al guard-rail, il latrato isterico di un dodici cilindri entrava di prepotenza nelle orecchie, e un fulmine rosso lasciò una vaga impressione sulla retina.
“ascolta come suona”, disse una voce da dietro “è Ayrton”.
Lui si tolse i rayban, agganciò lo sguardo del ragazzo dalla faccia triste, gli mise una mano sulla spalla,
“ Gilles, la voglio provare”.
A pochi metri da lui, Steve Mc Queen si stava infilando i guanti, si voltò e glieli lanciò.
“Una pista del genere non esiste sulla terra”, disse Steve guardando negli scarichi della macchina ferma. Clay camminò fino alla monoposto, si calò dentro e prima di abbassare la visiera guardò ancora nello specchietto, poi chiuse gli occhi.
Che le piste del cielo ti siano leggere, e le macchine veloci e perfette.
7 commenti:
Sembra una specie di legge del Contra(sor)ppasso
oh, adieu, hai ragione med
Che bella dedica. Ci sai fare, Med.
Se n'è andato un mito. Ciao Clay
Avranno suoni ovattati da ascoltare...
Blue
Commovente...
adieu..
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