venerdì 26 giugno 2009

il suonatore Michael

E poi se la gente sa,

e la gente lo sa che sai suonare,

suonare ti tocca

per tutta la vita

e ti piace lasciarti ascoltare


(f.de andrè, il suonatore jones). 




         


domenica 21 giugno 2009

colpo di maestrale

dalla finestra


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


(foto di medicineman)


 


Il caldo durava da giorni. La notte, se si dormiva era un'agonia, e se si sognava, si sognava di essere in guerra, o arrostiti vivi in un terribile incendio. Poi, svegliandosi, la camiciola del pigiama era zuppa di sudore. Magari nelle mattinate si richiudevano le persiane per provare a fermare la luce, che infuocava  tutto già dall'albeggiare. Quella notte i sogni erano stati più inquietanti; la scuola  e il terribile maestro Pizzuto che lo minacciava con la verga di bambù (anche se l'aveva lasciata da un pezzo,) i lanci col paracadute (ma quando mai lui si sarebbe lanciato col paracadute, aveva paura pure della corriera, altro che aereoplano), il libri contabili della putìa che si smarrivano tra gli scogli della marina e bisognava cercarle anche di notte tra topi e granchi neri e minacciosi. Però verso le quattro del mattino, che ancora neanche una spruzzata di rosa e azzurro annunciava la giornata, cominciò a ventilare. Saverio cercò il lenzuolo con il piede, se lo tirò sopra, fino al ventre. Poi, visto che il venticello stava rinfrescando la casa, si cummugghiò fino al collo. Abbracciò il cuscino e si riaddormentò. Alla mattina dopo, si sentiva meglio. I mali sogni l'avevano abbandonato, e s'era potuto fare una dormita di sette ore, come un picciriddo. S'alzò dal letto, spalancò le persiane sulla strada dove sacchetti e foglie s'assicutavano, soffiati dal maestrale. S'affacciò nel balconcino che guardava la piazza, ancora era presto, c'erano solo un cani vecchiu appoggiato al muro della chiesa che pareva morto, ma per come russava si capiva che era vivo, e due manovali che aspettavano la chiamata per la giornata di lavoro in campagna. Saverio resipirò profondamente, l'aria fresca gli squagliò l'angoscia e il catarro che aveva nel petto. Nella piazza passò la signorina Sara, la figlia di Don Ciccio, che andava ad aprire l'ufficio postale. "No", c'aveva detto Sara a Saverio qualche anno prima, "no, e se non te ne vai chiamo a mio padre". E così Saverio se n'era andato. Un colpo di vento nella piazza alzò la munnizza in  aria. La signorina Sara si mise la mano sul foulard, che voleva scappare via, premendolo sulla testa. Però il vento vastaso ci alzò la gonna di voile a fiori, e ci si videro per qualche istante le cosce e le mutande.  Saverio rientrò in casa, che l'effetto del vento fresco gli era già passato; angoscia e catarro ammuttavano lo sterno, forte. Sentì caldo, caldo da crepare.

martedì 16 giugno 2009

el topo ed il paracarro stanco


 


Si era arrivati al secondo tempo. Pirlo Giuseppe boccheggiava come una spigola bolsa. Già da qualche lunghissimo minuto dava l’idea di essere arrivato alla fine delle forze. E si sa, un giocatore intelligente ma stanco è un paracarro in mezzo al campo. Tutto intorno a lui saltabeccavano i giovani di belle speranze. Uno di questi, Rossi Giuseppe, nacque nel New Jersey appena 22 anni fa, in quella terra di cantautori e paludi, uno stato piccolo come uno sputo. Eppure Rossi Giuseppe sgattaiolava da tutte le parti. Ad un certo punto ha caricato la gamba sinistra, si è capito che stava per sparare una cannonata, ha sparato una bordata terribile, il piccolo Rossi, el topo del new jersey, si è alzato dal suolo, scoppio di energia e fili d’erba spezzata e polvere di gesso, e il pallone si è infilato dentro. Cazzarola, il pareggio, dopo che quegli altri con la maglia azzurra per sbaglio si erano fatti belli passando in vantaggio: gli americani facevano, gli americani. Con l’Italia, come si permettono. Poi però un altro che si è ricordato di avere un attrezzo da taglio al posto dei piedi ha sibilato una rasoiata e siamo andati al due a uno: quell’altro è De Rossi, il teppista dal gomito facile. Grosso correva come un cavallo al nitrometano, Lou Catoni non ne azzeccava una come al solito però rideva, si capiva che stava succedendo qualcosa di strano. Infatti il paracarro stanco, al novantaduesimo, è stato improvvisamente posseduto dall’anima di un brasileiro, una macumba di passi magici ha ipnotizzato il difensore ‘mericano, passaggio al doppio decimetro verso el topo  del new jersey che non poteva sbagliare, guidato dallo spirito guida di un puntatore di corazzata. Tre a uno e fanculo all’americani. Che ve lo immaginate il Berluschiotto, ci farà tre con la mano ad Obbama: quello però se vuole gli potrà dire cornuto, e a scanso di guerra nucleare potrà anche aggiungere, l’arbitro però. E chi vuole capire capisce.

lunedì 15 giugno 2009

quarantanovesima stagione (viste)

umbrella


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


foto di medicineman


umbrella and chairs


 


 


 


 


 


 


 


 


 


foto di medicineman


 


solitario on the beach


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


foto di medicineman


quello aperto, vale 24. Gli altri, uno.


(Poi, se avete qualche difficoltà, fatemi gli auguri lo stesso.)

lunedì 1 giugno 2009

quarantanovesima stagione



seagull













(foto di medicineman)



Fredda? no, non è fredda, buttati, poi basta che nuoti, vedrai che va bene. Eppoi è così trasparente, il bello della stagione appena iniziata. Tagliando la superfice, entrando diagonale sotto il pelo dell'acqua. Le solite dieci bracciate sotto, ad occhi aperti, rassicurato dal colore che conosco. E le altre venti frenetiche, veloci, per arrivare al traverso dello scoglio grande, poi ritornare a riva, altre venti bracciate in uno stile diverso, che mi consenta di respirare. Le cose restano tutte uguali, i sassi sono sempre gli stessi, le persone no, quelle prima crescono, poi cambiano, poi non ci saranno più. Magari hanno cambiato spiaggia, forse hanno cambiato dimensione (ma come, era così giovane. un tumore? proprio lui doveva pigliarsi). Guardati le mani, sei morto di freddo, vieni che ti asciugo, e mettiti l'ambra solare, che altrimenti stasera sarai tutto rosso, e non potrai dormire. Ancora uno sguardo, a sinistra la rocca di Cefalù, a destra i coni rovesciati delle Eolie; è ora di andare, ognuno porti le sue cose, non lasciate niente sulla spiaggia. Niente, solo i ricordi.